venerdì 2 gennaio 2015

Tutti come Leonardo

Davanti alle riproduzioni delle pagine dei codici leonardeschi, ma soprattutto davanti al cartone preparatorio per il ritratto di Isabella d'Este, ho provato una emozione particolare. Eravamo alla mostra Leonardo3, che si tiene a Milano sino al prossimo ottobre, ricca di riproduzioni fedeli delle macchine progettate o semplicemente ideate, ma spesso non realizzate, e di analisi dei suoi dipinti più importanti.
La mostra su Leonardo a Milano
Sostando di fronte alle pagine dei codici, fonte di studio primaria per i realizzatori della mostra, provavo una sensazione curiosa. Mi pareva che, in fondo, tra noi e Leonardo Da Vinci non vi fossero cinquecento anni di storia, non vi fosse un abisso tecnologico che ha superato, realizzandole, gran parte delle sue idee e ha reso obsolete le sue intuizioni.
No, Leonardo era lì, presente, e con le sue opere ci lanciava un invito.

Guardando il volto schizzato a carboncino di Isabella, sembrava di vedere le mani del maestro muoversi sul foglio, immaginavo la modella seduta in quella stanza, percepivo quasi le parole che si dissero. Quasi potessimo osservare  attraverso un tunnel spazio tempo, rappresentato da quei fogli  sparsi appesi alle pareti ( peraltro semplici riproduzioni, se pur accurate).
Attraverso essi, Leonardo ci sta chiedendo di imitarlo.
Ma Lui è un genio, come ce ne sono stati pochi al mondo.
Quanti di noi sarebbero in grado di stare al suo passo?
(Peraltro c'è da chiedersi cosa sarebbe riuscito ad immaginare se  non avesse dovuto ricorrere alla sola forza meccanica ma avesse avuto a disposizione l'energia elettrica.)
Pagina del codice Atlantico
In verità, attraverso le sue invenzioni  Leonardo non spinge ad emularlo nella sua genialità, non pretende di forzare le nostre capacità creative, ma  suggerisce fortemente un'altra fondamentale caratteristica del suo vitale (perchè durato tutta la vita) impegno nel comprendere la natura e i suoi fenomeni,
Egli ci insegna l'attitudine all'attenzione.
Prima di essere inventore, è stato acuto e curioso osservatore di tutti i fenomeni intorno a se.  Ha studiato il volo degli uccelli così come la resa dei colori, l'anatomia umana come la fisica e l'astronomia. Fu in base alle sue osservazioni, ai suoi studi "sul campo" che potè sviluppare soluzioni che imitavano la natura, o che cercavano di dominarla.

Credo che da questo punto di vista dovremmo imitarlo, non solo in termini utilitaristici, valutando quanto il far proprio l'atteggiamento di curiosità verso le cose  possa essere di vantaggio per la carriera o per la posizione sociale.
Dovremmo far propria la sua curiosità verso la natura e i suoi fenomeni, perchè in essi vi troviamo la bellezza.
La bellezza della complessità, perchè ogni fenomeno è un network di relazioni che si instaurano tra gli elementi in gioco, e la bellezza della semplicità perchè, come nel suo quadro più famoso, la complessità dello studio, dell'invenzione, del pensiero è celato dietro la disarmante semplicità di un sorriso.

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