Per essere sempre aggiornato sui trend della tecnologia e dell'innovazione e dell'evoluzione sociale dovrei dedicare molto tempo a eventi, reali o virtuali ( inteso come fruiti in rete, non che siano meno reali di quelli "dal vivo" - forse dovrei trovare un termine più consono).
Invece mi sono perso il TEDxMilano dello scorso aprile, credo che "balzerò" il Wired Next Fest dei prossimi giorni 21-25 maggio, e nessuno mi invita a conferenze o incontri :-)
Del resto la mia attività mi è poco d'aiuto, troppo impegnati a far girare le informazioni per chi i chip degli smartphone e dei tablet e della IoT li realizza, non li usa ( per certi versi la mia azienda sembra più la fucina di Efesto, che il lucido scudo di Marte o lo splendente carro del Sole ).
Ci provo, in rete, a seguire i testimonial e i testimoni del processo di innovazione tecnologica e sociale che caratterizza il nostro tempo. Ci sono nomi come Luisa Carrada, Riccardo Luna, Giacomo Mason, Dario Bressanini, Paolo Attivissimo, Annamaria Testa, siti come edge.org , Serious Wonder, Technology Review, Ars Technica, e molti altri . Non è che consulto tutti questi quotidianamente, ma molti di essi sono veri e propri punti di riferimento.
Ma blog e post sono di solito punti di vista di un particolare fenomeno o concetto, e non sempre è facile unire i puntini.
Per questo trovo di grande aiuto i testi di chi ha osservato la Rete e la Società che cambia, e ne ha tratto una serie di immagini che a colpo d'occhio aiutano a comprendere e a non venir sopraffatti dall'information overload, spesso deformatore della realtà, con cui dobbiamo fare quotidianamente i conti. Così come fa Massimo Mantellini nel suo agile libro "La vista da qui", Edizioni Minimum Fax, che in dodici quadri delinea come si debba fare i conti in modo disincantato con Internet, senza demonizzarlo, ma senza restare condizionati. Poche pagine a capitolo per raccontare come intere economie debbano fare i conti con modi diversi di intendere la diffusione della cultura, l'informazione e tutto il giornalismo, con l'analfabetismo informatico ancora forte, soprattutto in Italia, con una nostalgica ritrosia a trovare il valore di una informazione più fluida.
Ma c'è anche Luca De Biase, che in "Homo Pluralis", Codice Edizioni, ( appena sfogliato, ma gli ho dato alta priorità nello stack di letture da fare) illustra come la dinamica evolutiva digitale richieda un drastico cambiamento culturale.
Imparare a leggere e a conoscere il mondo in evoluzione, grazie alla mediazione di autori come questi, è necessario, per non esserne sopraffatti, continuando a credere che il solo orizzonte del Web è quello determinato dal relativo piccolo gruppo di amici sui social network.
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