venerdì 22 maggio 2015

Linguaggi

Sin dalle superiori ho avuto a che fare con linguaggi di programmazione, più o meno evoluti, più o meno intuitivi.  Parlavamo di codici e di linguaggi, di istruzioni e condizioni, spesso di memoria occupata. Solo recentemente ho scoperto che i linguaggi di programmazione trattano informazioni "direttive" ( scusate, non sono un buon traduttore), ovvero che non descrivono , modellano o rappresentano un fatto o una situazione o un oggetto, ma intendono operare su tale fatto o oggetto in qualche modo.( L.FloridiInformation, A Very Short Introduction, 2010,Oxford  University Press)

Infatti ad un programmatore  è richiesto di manipolare informazioni, verificarne gli stati e in base ad essi e ad altre informazioni modificarle ulteriormente.
E' solo leggendo Mente e Cervello del maggio 2015 che realizzo che in fondo, leggere codici di programmazione non è così lontano dal leggere un quotidiano.
Certo, a chi non conosce il linguaggio con cui è scritto un determinato programma, una sequenza come la seguente (tratta dalla pagina del BASIC  di Wikipedia)  sarebbe del tutto incomprensibile:

10 INPUT "Come ti chiami: ", U$
20 PRINT "Ciao "; U$
30 INPUT "Quante stelle vuoi: ", N
40 S$ = ""
50 FOR I = 1 TO N
60 S$ = S$ + "*"
70 NEXT I
80 PRINT S$
90 INPUT "Vuoi altre stelle? ", A$
100 IF LEN(A$) = 0 THEN GOTO 90
110 A$ = LEFT$(A$, 1)
120 IF A$ = "S" OR A$ = "s" THEN GOTO 30
130 PRINT "Arrivederci "; U$
140 END

anche se, a ben guardare, molti dei costrutti sono piuttosto intuitivi
Nell'interpretazione del codice programma, il cervello attiva le stesse regioni preposte per la lettura e comprensione dei testi.  Quasi che il ruolo del programmatore sia un po' più umanistico che matematico. Più di quanto appaia almeno nello stereotipo corrente.
Questo è tanto più vero quanto la programmazione si astrae dalle costrizioni dovute all'hardware a cui si  riferisce ( ad esempio la gestione della memoria di lavoro del programma)  o si dedica ad applicazioni dedicate all'interazione con  utenti umani, quali il disegno di una interfaccia o la produzione di pagine web.
E' quello che verifico ogni giorno, empiricamente.


Peraltro, riflettevo, sempre grazie a "Mente e Cervello", che esiste un altro tipo di linguaggio, afferente di più alla sfera emotiva che a quella logica. Quello della musica. Anche in questo caso, una serie di codifiche sono necessarie, comprensibili solo agli "iniziati", e anche in questo caso di complessità crescente. Perchè se quasi tutti  quelli che hanno fatto un po' di musica nelle scuole dell'obbligo sono in grado di interpretare la musica codificata in questo spartito:


lo stesso non si potrebbe dire per questo, un poco più difficile da eseguire.

io ad esempio ne riconosco la linea melodica ( è la Quinta di Beethoven), ma  tutto quanto è scritto sul rigo inferiore in chiave di basso è al di fuori della mia comprensione,


In ultimo, nella mia lettura saltuaria ( non solo nel senso che non lo leggo in modo continuo - qualche volta nelle pause pranzo - ma anche che salto molte delle pagine descrittive, un po' troppo noiose per i miei gusti ) de "I Miserabili" di Hugo, sono incappato in una prolusione che l'autore fa sui gerghi. Partendo da quello malavitoso, dal contesto narrativo nel quale ha immerso il lettore, Hugo passa poi ad elencare i gerghi che affollano la vita umana. In pratica ogni gruppo umano è produttore e gestore di un gergo, un dialetto, uno slang nel quale si usano metafore, si inventano parole, si usano frasi dal significato esplicito per indicare concetti che devono restare segreti.

Siamo immersi in una realtà fatta di linguaggi, non necessariamente verbali, che ci costringono a passare repentinamente, nell'arco della nostra giornata, da una notazione all'altra, da una codifica ad un altra.


Risultati immagini per segnali stradali
Un esempio di linguaggio non verbale
Risultati immagini per emoji
Emoji, i nuovi arrivati nella comunicazione internet














L'avvento di Internet, oltre ai linguaggi ingegneristici, ha portato una miriade di convenzioni, codici, simbolismi.Siamo in grado di comprenderli?  Molti di essi sono recenti, molti altri in continua evoluzione. Entrano prepotentemente nelle nostre conversazioni. Richiedono uno sforzo ulteriore di comprensione. Richiedono che non ci si adagi nella presunzione di sapere  interpretare il mondo che ci circonda esclusivamente con il nostro limitato  bagaglio culturale.



martedì 12 maggio 2015

Imparare a leggere



Per essere sempre aggiornato  sui trend della tecnologia e dell'innovazione e dell'evoluzione sociale dovrei  dedicare molto tempo a eventi, reali o virtuali ( inteso come fruiti in rete, non che siano meno reali di quelli "dal vivo" - forse dovrei trovare un termine più consono).
Invece mi sono perso il TEDxMilano dello scorso aprile, credo che "balzerò" il Wired Next Fest dei prossimi giorni  21-25 maggio,  e nessuno mi invita a conferenze o incontri  :-)

Del resto la mia attività mi è poco d'aiuto, troppo impegnati a far girare le informazioni per chi i chip degli smartphone e dei tablet e della IoT li realizza, non li usa  ( per certi versi la mia azienda sembra più la fucina di Efesto, che  il lucido scudo di Marte o lo splendente carro del Sole ).

Ci provo, in rete, a seguire i testimonial e i testimoni  del processo di innovazione tecnologica e sociale che caratterizza il nostro tempo. Ci sono nomi come Luisa Carrada, Riccardo Luna, Giacomo Mason, Dario Bressanini, Paolo Attivissimo, Annamaria Testa,  siti come edge.org , Serious WonderTechnology Review,  Ars Technica, e molti altri . Non è che consulto tutti questi quotidianamente, ma  molti di essi sono veri e propri punti di riferimento.
 
Ma blog e post sono di solito punti di vista di un particolare fenomeno o concetto, e non sempre è facile unire i puntini.


Risultati immagini per networkPer questo trovo di grande aiuto i testi di chi ha osservato la Rete e la Società che cambia, e ne ha tratto una serie di immagini  che a colpo d'occhio aiutano a comprendere e a non venir sopraffatti dall'information overload, spesso deformatore della realtà, con cui dobbiamo fare quotidianamente i conti. Così come fa Massimo Mantellini nel suo agile libro "La vista da qui", Edizioni Minimum Fax, che in dodici quadri delinea come si debba fare i conti in modo disincantato con Internet, senza demonizzarlo, ma senza restare condizionati. Poche pagine a capitolo per raccontare come intere economie debbano fare i conti con modi diversi di intendere la diffusione della cultura, l'informazione e tutto il giornalismo, con l'analfabetismo informatico ancora forte, soprattutto in Italia, con una nostalgica ritrosia a trovare il valore di una informazione  più fluida.

Ma c'è anche Luca De Biase, che in "Homo Pluralis", Codice Edizioni, ( appena sfogliato, ma gli ho dato alta priorità nello stack di letture da fare)  illustra come la dinamica evolutiva digitale richieda un drastico cambiamento culturale.

Imparare a leggere e a conoscere il mondo in evoluzione, grazie alla mediazione di autori come questi, è necessario, per non esserne sopraffatti, continuando a credere che il solo orizzonte del Web è quello determinato dal relativo piccolo gruppo di amici sui social network.

giovedì 7 maggio 2015

Muoversi a Cernusco

In questi ultimi mesi ho scritto alcune  note sul tema, scaturite dalle modifiche viabilistiche della zona in cui abito. Mi sono reso conto però che ci sono ancora molti che non sono stati ancora irretiti dal diabolico strumento dell'inganno mediatico, pertanto riporto qui i testi sviluppati, con brevi commenti di raccordo. Per chi mi legge fuori dai confini del mio comune, sappia che questo è un esempio di come dare ad una realtà complessa ( la mobilità - di ogni tipo, piedi, ciclo, auto, pubblico) in un centro abitato, una risposta semplice ( il cambio di verso di un senso unico), porti ad una realtà ancora più complessa.

Il rimedio peggiore ( 16 gennaio 2015)


Quando è stato annunciato il cambio di viabilità del tratto di viabilità compreso tra via Fiume e via  Svevol, ho sospeso il giudizio, temendo di non avere la capacità analitica sufficiente, non essendo nè urbanista nè ingegnere e neppure geometra. Ho solo espresso dubbi  sulle conseguenze che la redirezione del traffico avrebbe avuto  negli incroci di  via Visconti con via Adua e via Zara. 
Temo di dover affermare che il rimedio è stato peggiore del male.  Provo a dimostrarlo.

Il problema
Mi pare di aver capito che il cambio di verso della direzione di via Torriani sia stato reso necessario dal continuo flusso di veicoli che:
1) si "ingolfava" sul semaforo posto a nord della via Torriani, creando code in entrambe le direzioni ( via Fiume, via Dalla Chiesa)
2) tale traffico rendeva pericolosi l'incrocio con via Visconti e l'ultimo tratto sud  della via Torriani stessa, a partire dal suddetto incrocio, credo per l'eccessiva velocità dei veicoli
3) la situazione diventava particolarmente caotica in corrispondenza delle fasce orarie di ingresso-uscita degli studenti dalle scuole elementare e materna

La non-soluzione
Dopo circa due mesi dal provvedimento, da un punto di vista privilegiato, posso affermare che:
1) le lunghe code su via Fiume non sono più tali;
2) la via Torriani, da strada di passaggio è diventata strada residenziale;
3) le vie  Piave e Zara, da strade residenziali sono diventate strade di passaggio, come  era precedentemente via Torriani, con l'aggravante del doppio senso di marcia;
4) il comportamento degli autisti, se per l'ingresso in  via Torriani   proveniendo da via Fiume era regolato dal semaforo, nel caso di via Piave è libero. si assiste dunque a:
4.1 ) code estemporanee dietro al veicolo che deve introdursi in via Piave, che a volte raggiungono il semaforo;
4.2 ) pericolose manovre per anticipare i veicoli che giungono da via Dalla Chiesa
        4.3 ) ingressi in via Piave "tagliando" il segnale di stop e invadendo l'altra corsia
4.4 ) velocità eccessiva, tenuto conto anche dell'elevato numero di abitanti a piedi e soprattutto in bicicletta, con elevato rischio di incidenti a danno di queste due categorie;
5) si sono creati  tre punti critici, l'incrocio via Zara, via Visconti e l'innesto di via Piave/via Zara in via Trento : punti ad alto rischio tamponamento, inoltre l'immissione da via Visconti in via Torriani, non dovendo controllare veicoli provenienti da altre direzioni, viene fatta con eccessiva leggerezza ( senza rallentare),  a detrimento sempre di pedoni e ciclisti;
6) la criticità dell'incrocio con via Adua, invece, non mi sembra particolarmente aumentata ( era già in precedenza in una situazione difficile, che forse necessita di regolazione semaforica);
7) la visibilità nei sopracitati punti critici è scarsa, specie nelle ore crepuscolari, per assenza di punti luce adeguati.


Che fare?
A dispetto della mia incompetenza, posso osservare alcuni aspetti di ordine generale, e proporre alcuni palliativi:
1) se l'intenzione del cambio di viabilità era quello di ridirezionare il traffico passante, e di alleggerire le code l'obiettivo non è stato raggiunto. gli automobilisti che devonon raggiungere via Manzoni si trovano ora imbottigliati allo stop di via Adua.
2) forse una diversa programmazione semaforica avrebbe potuto distribuire le attese e permesso un più regolare flusso su via Torriani.  un semaforo anche su via Visconti/Svevo, avrebbe dissuaso la discesa verso l'ultimo tratto di via Torriani e semplificato la gestione degli orari scolastici-
3) si è proceduto d'imperio, senza consultazioni locali e senza una accurata valutazione delle conseguenze ( e su via Piave non è la prima volta, si veda il problema dei due tronconi, ancora non risolto - basterebbero un paio di cartelli )

Un paio di Proposte
1) modifica viabilità via Piave: senso unico direzione sud-nord : impedirebbe il flusso "pericoloso", ma si avrebbero così quattro vie consecutive  a senso unico ( via Verdi, Briantea, Torriani, Piave)
2) dissuasori di velocità su via Piave, associate ad indicazioni del tipo " accesso solo residenti" o altri accorgimenti atti a diminuire il flusso di passaggio (non saranno certo sufficienti a fermare tutti, ma potrebbero funzionare come contenimento ) 
3) l'ipotesi ventilata di porre su tutta la via Piave  e via Zara il divieto di sosta è impraticabile e stupida, perchè oltre a creare disagio ai residenti della vie, si ripercuoterebbe su tutta la zona, dovendo i veicoli trovare una sistemazione. 

Credo che un atteggiamento collaborativo da parte di tutti possa permettere il raggiungimento di una soluzione accettabile.  L'abuso dell'automobile, specie per i brevi spostamenti  interni alla  città, è da condannare, ma non è accettabile che le presunte soluzioni rendano il traffico ancora più pericoloso.


A distanza di alcuni mesi,  la situazione si conferma critica, tanto che mi spinge a commentare ancora: 

Chi dobbiamo ringraziare ( 21 aprile 2015) 


Chi dobbiamo ringraziare?
L'assessore, che ha (presumibilmente, non mi è dato sapere) approvato o sollecitato un intervento puntuale, senza proporre uno studio globale della viabilità di quella zona? I tecnici, che a loro volta  hanno eseguito pedissequamente quanto richiesto, senza una visione di insieme ( mi piacerebbe essere smentito, ma sino ad ora non ho ricevuto nessuna notizia al riguardo)? 
O il sindaco, con il quale discutiamo da tempo del problema di via Torriani e del traffico ciclabile e pedonale della zona, ma sino a questo momento di rimedi non se ne vedono ( se non opportune raffiche di contravvenzioni nella zona  sosta scuolabus, inutilizzata in orari extrascolastici)?
Oppure i nostri vicini abitanti della via Torriani, che giustamente hanno fatto pressione per un indubbio problema di sicurezza?
Non so chi dobbiamo ringraziare.  Il fatto è che a distanza di alcuni mesi, i dubbi  espressi nella mia precedente nota sono confermati.
La velocità media di chi scende in via Piave  e via Zara è pari a quella di una superstrada ( e pure chi "risale" in via Torriani, nonostante un incrocio, non è di molto inferiore). Il rischio di incidenti  è sempre alto, specie per la popolazione ciclistica. 
Le mie idee in proposito sono quelle espresse nella nota precedente. Mi auguro si trovi  una veloce soluzione, prima del verificarsi di situazioni spiacevoli.


Si vede che me lo sentivo. il 28 aprile un tamponamento, per fortuna senza conseguenze, innesca un blitz. Vengono posti sensi unici e cartellonistica opportuna. E' una "messa in sicurezza" della zona, ma non risolve tutti i problemi

Circoli viziosi ( 5 maggio 2015) 


Supponiamo per un momento che io, colto da un improvviso moto di legalità, intenda seguire pedissequamente  tutti i sensi unici ,specie quelli recentemente imposti nella zona tra via Torriani e via Adua, nei miei spostamenti cittadini a bordo di una bicicletta.
I risultati sarebbero sconcertanti.
Se, ad esempio, intendessi andare in centro, non ci sarebbe problema, seguirei via Piave e via Zara, quindi, facendo attenzione a chi proviene dalla mia destra, che già un incidente c'è stato, svolterei a sinistra e subito a destra, nell'ultimo tratto di via Torriani. Ma per tornare a casa?
Sarei costretto a percorrere la via Manzoni, quindi risalire la via Adua sino alla rotonda  ( senza pista ciclabile e con  auto che sul rettilineo, raggiungono velocità sostenute). All'altezza di via Dalla Chiesa si gira a destra. Un momento! La pista ciclabile lì c'è, ma dalla parte opposta. Come raggiungerla? Attraversare la strada ( bicicletta a mano, che le striscie sono solo pedonali) e "circumnavigare" la rotonda sarebbe la soluzione più sicura. Percorro un tratto della ciclabile poi devo riattraversare  via Dalla Chiesa per raggiungere via Piave. Ma dove? Sfido la sorte.
Una alternativa potrebbe essere via Briantea, in effetti.  E quelli di via Briantea, poniamo all'altezza della pizzeria, come raggiungono il centro, sempre senza infrangere il codice della strada? Semplicemente risalgono via Briantea, percorrono in sicurezza via un tratto di via Fiume ( già, ma anche lì devono attraversare, e non c'è un tubo….) poi ridiscendono di nuovo tramite via Piave sino in via Torriani.
 Ci sono molti altri esempi di incongruenze simili a questa. Più seriamente la situazione per chi si muove in bicicletta, già critica, con le modifiche viabilistiche di queste settimana si è ulteriormente ingarbugliata. E non mi piacciono gli inviti a rispettare le norme,  se quello che si ottiene è quanto descritto sopra.
Non sto parlando di teppisti sulle due ruote che ignorano bellamente le piste per percorrere spudoratamente la Falcone-Borsellino nel centro della corsia, o di ciclisti della domenica che si pongono a coppie in velocità di crociera per poter chiaccherare in tranquillità.
Sto parlando di ragazzi che usano la bici per recarsi a scuola, di pensionate che fanno la spesa, di virtuosi lavoratori che pensano sia stupido usare l'auto per superare distanze di poco più di un chilometro. 
Sto parlando di cittadini che vivono il loro quartiere.

Armonizzare la viabilità di auto, cicli e pedoni sarebbe la cosa più auspicabile.Ancora una volta, vorrei essere smentito, ma mi sembra che in questo caso tale concetto non sia stato nemmeno preso in considerazione. 



E' un tema annoso, che avevamo già affrontato qui 

Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.