martedì 24 febbraio 2015

Sovraesposizione

Ti capita, più volte di quanto tu sia disposto a sopportare.
Trovi un amico o un conoscente per strada, in piazza. Lo incontri, lo saluti, e quello inizia a parlarti dei fatti suoi, o di quello che gli sta a cuore, spesso cose futili. Ti sovrasta nella conversazione, non ti da spazio, diventa un monologo.
Un nuovo incontro, non importa dopo quanto tempo,  ma la scenetta è la stessa. Inutile dire che cerchi di limitare il contatto con quella persona, perchè ti rendi conto che non state percorrendo la stessa strada, non avete veramente interessi comuni, legami di qualche tipo. il solo interesse che ha per te è come recettore del proprio io.

Oppure succede con un collega. Te lo trovi continuamente alla scrivania, al caffè, in mensa, Ti tedia con i commenti sui colleghi, sui target impossibili da raggiungere, sui riconoscimenti dovuti, a suo dire, che non arrivano mai. O anche ti gira continuamente aforismi, link, articoli, che si sommano all'abituale spam che affolla la tua mail.

E ancora l'amico simpatico, tale perchè vent'anni fa era il più spiritoso, pronto a fare la battuta giusta al momento giusto, che però dopo vent'anni fa ancora  sempre e solo le stesse battute.
Non ne puoi più.  Hanno oltrepassato i tuoi limiti alla pazienza. Se puoi, svicoli.

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Qualcosa di simile avviene nei social.
Amici, o dichiarati tali dal sistema,  insistono nel postare più di quanto sia umanamente sopportabile, informazioni quantomeno ridondanti, se non completamente inutili o dannose.
Postano e rilanciano, più volte al giorno, tutti i giorni.  Potrebbe anche interessare sapere che tuo figlio ha superato una grande prova sportiva, ma magari postare foto per ogni volta che fa allenamenti potrebbe essere troppo. Così come risulta poco interessante sapere quello che mangio dove vai nel weekend.  Pare che tutti prendano spunto dalle strategie del marketing , che  insegnano come la  sovraesposizione al messaggio induce ad un consumo condizionato.

Ma le reti sociali agiscono con regole diverse. Vi è una forma di relazione umana , per quanto possa essere blanda, che unisce due abitanti della rete, e questa entra in gioco ad ogni processo comunicativo,
Così, se posso bellamente ignorare i banner pubblicitare e accettare o rifiutare l'amicizia con imprese potenzialmente in grado di offrirmi servizi non richiesti,  o liquidare un messaggio in bacheca classificandolo come indesiderato, senza che questo intacchi il mio senso etico, lo stesso non si può dire se a postare è un essere umano, con il quale magari hai condiviso  anche momenti di vita non elettronica.
Dunque l'impatto emotivo è più forte. E  più forte sarà la reazione.
Ad un pressing informativo troppo vigoroso, viene da rispondere con una reazione adeguata: l'estromissione del produttore di contenuti dalla rete delle amicizie. O quantomeno, quando è possibile, la sospensione delle interazioni ( risulto ancora "amico" ma non vedo più i tuoi messaggi).
Da parte mia, sto adottando con i link particolarmente insistenti questa soluzione.
Pensateci, se siete autori compulsivi.

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Appunti
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