lunedì 25 marzo 2013

Digitale o analogico? Conoscenza e decisioni

Si parla tanto di rivoluzione digitale, ma quando poi si va a chiedere cosa significa, non sempre si ha ben chiaro il concetto.
Il concetto di digitale deriva da "digit" ovvero dito, nel senso della discretizzazione della realta` compiuta nell'atto del contare, che e` uno dei primi processi che la mente umana ha fatto nel tentativo di categorizzare l'universo che lo circonda.  Dunque l'enumerazione di cose, complici le nostre dita - che hanno determinato la numerazione decimale, ma anche quella a base dodici , usando le falangi di una mano escluso il pollice - e`  stata la prima digitalizzazione della realta`.
Comportamento di un transistor - dato che a 0 Volts resta spento mentre ad una tensione maggiore
(5 V per esempio) si accende, si puo` ricondurre il suo comportamento analogico ad uno binario.
Tornando alla rivoluzione, quella veramente digitale si e` avuta a partire dagli anni 40 / 50 quando ci si e` resi conto che  gli strumenti elettronici per il calcolo erano piu` efficaci se si basavano sulla logica binaria  ( 0 e 1, circuito chiuso o aperto) che su quella analogica usata sino a quel momento ( qualsiasi circuito elettrico che agisce come sistema di controllo si puo` considerare di fatto un calcolatore ).

File:RegoloFaber-Castell.jpg
Esempio di calcolatore analogico: il regolo calcolatore

Calcolatore analogico per la soluzione dell'equazione di Keplero ("macchinetta del Carlini")
Esempio di calcolatore analogico per problemi astronomici
Inoltre si e` compreso che era possibile  ricondurre tutti i tipi di problemi a  descrizioni formali, in linguaggio matematico, trattabili  quindi da elaboratori elettronici.

Quando ci riferiamo al mondo digitale parliamo pero` di una elaborazione ( una discretizzazione , il piu` delle volte appunto con strumenti a logica binaria, quindi digitale ) di un mondo che e` essenzialmente analogico.
Perche` nel nostro mondo non c'e` solo bianco o nero, ma infinite sfumature di grigio ( non solo cinquanta ;-).
L'universo si comporta seguendo leggi che solo in condizioni particolari riusciamo a discretizzare, ma che il piu` delle volte assume comportamenti caotici.
Le relazioni tra persone, perlopiu`, sono fortemente dinamiche, non sempre  riconducibili a stati discreti  di assenso/diniego, appartenenza/esclusione, dialogo/chiusura.
L'universo e` dunque analogico.
Vero?
Se esaminiamo  l'infinitamente piccolo, il subatomico, ( o meglio, se leggiamo quello che altri - giganti della scienza - hanno scoperto e divulgato)  ci accorgiamo che il comportamento delle particelle non e` continuo, ma discreto:  gli elettroni si possono muovere intorno ad un atomo solo in  orbite  a determinati livelli energetici.  Tutte  le scoperte fisiche successive, nel campo della fisica ma non solo, sono costrette a tenere in debita considerazione questa teoria.

L'universo dunque e` discreto?


Cosa trarre infine da questo?

Credo si possa sviluppare una considerazione di metodo. Siamo portati a classificare ogni informazione, ogni evento, come buono o cattivo, falso o vero,  interessante o non degno di attenzione.  E` nella nostra natura,  si e` sviluppato nella nostra evoluzione questa necessita` di comprendere cio` che e` bene e cio` che e` male. Ma questo andava bene nei confini della nostra esperienza sensibile. In un mondo che svela la sua complessita` man mano che la scienza progredisce, le categorie antiche non sono piu` sufficienti. La capacita` di discernimento e le azioni che vogliamo intraprendere devono essere prese in base a categorie di giudizio che e` bene ricordare, sono sempre piu` fluide e obbligate a tener conto della complessita` nella quale siamo immersi.
Tenerne conto non implica di riuscire a fare le scelte giuste. Perlomeno ci si deve provare.
Giusto o sbagliato? Destra o sinistra? Bene o Male? 

  

martedì 12 marzo 2013

Del narrare ( M. de Cervantes )


Che se mi si volesse rispondere che gli autori di simili libri li scrivono appunto come cose inventate e che quindi non sono obbligati a puntualmente osservare la verità, risponderei che la finzione è tanto più attraente quanto più sembra verità, e tanto più diletta quanto più ha in sé di verosimile e di possibile ad accadere. Le favole inventate debbono disposarsi all'intelletto di chi le abbia a leggere, e s'hanno a scrivere per modo che, conciliando fra loro le cose impossibili, appianando le troppo alte difficoltà, tenendo gli animi sospesi, suscitino ammirazione e interesse, rallegrino e divertano in modo che meraviglia e piacere vadano insieme di pari passo: cose queste che non potrà fare chi rifugga dalla verosimiglianza e dall'imitazione in cui consiste l'arte perfetta dello scrivere.
( dal  "don Chisciotte della Mancia" )
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.