martedì 3 dicembre 2019

La potenza della narrazione

Nelle scorse settimane  Gabriella e io abbiamo potuto assistere a una sequenza eterogenea, non per questo meno interessante, di proposte teatrali.
Dallo stupefacente  Notre Dame de Paris, al drammatico "Calcio di punizione" dell'Associazione Culturale Fuoritempo di Gorgonzola, passando per l'emozionante "U Parrinu" dell'ottimo Christian Di Domenico e  "La scarpa di Bahaa" con la compagnia Distractors.

Non sto a commentare i singoli spettacoli, non è questa l'intenzione di questo post.
Quello che intendo sottolineare è la potenza della narrazione, che  nella presa diretta del palcoscenico, suscita emozioni spesso più  sincere e forti di quelle scaturite dalle offerte cinematografiche.
I racconti intorno al fuoco, la più antica  modalità di intrattenimento serale

La suggestione che i racconti creano nel nostro animo è qualcosa di atavico, che risale alle prime narrazioni intorno al fuoco,  che si rispecchia nell'attenzione dei bimbi alle fiabe raccontate, e si evolve nella passione per la TV seriale, sia essa la soap opera di "Un posto al sole" che la drammatica "Breaking Bad" o la fantascienza al limite del grottesco di "Stranger Things".
Ma la fiction, proprio per i media con la quale è fruita, necessita di  artefatti a sostegno della narrazione, che il teatro invece non richiede.   Sul video, una storia ambientata nel medioevo, per esempio, deve necessariamente avere una ambientazione coerente ( a meno di particolari scelte stilistiche) pena l'immediata cessazione della "sospensione dell'incredulità".
Sul palcoscenico, questo non è necessario. Si può recitare Shakespeare o Pirandello in abiti odierni senza che la potenza della narrazione ne sia sminuita ( purchè ci sia una certa professionalità nel recitare, ovviamente).
Perchè non vi è mediazione nel teatro. il confine tra il palcoscenico e il pubblico è labile, inesistente. Non siamo protetti, quando andiamo a teatro. non abbiamo uno schermo che faccia da mediatore, che stia in mezzo, tra noi e l'attore.  I protagonisti possono in un attimo scendere in sala, dialogare col pubblico, renderlo parte dello spettacolo. E in questo modo suggerire temi importanti della nostra vita e della nostra società.

Non è un mistero che Notre Dame de Paris, attraverso la storia della bella zingara Esmeralda condannata per aver rifiutato le lusinghe dell'arcidiacono Frollo, denunci la paura del diverso, e non a caso vengono usate le transenne per contenere "la corte dei miracoli".
E' sintomatico poi che, pur conoscendo praticamente a memoria gran parte dei brani, pur avendo  visto l'intero spettacolo in DVD, ogni scena mi lasciava senza fiato, con le lacrime agli occhi, per l'enorme impatto che musica, coreografia, scene e parole, non mediate da nessun apparato di diffusoine, avevano sui nostri sentimenti.

La stessa paura del diverso, dell'immigrato, è il leit-motiv de "La scarpa di Bahaa" alla quale si aggiunge la denuncia dell'ipocrisia latente nei piccoli comuni di provincia.

Anche Christian Di Domenico, attraverso la storia di Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia per aver osato risollevare un quartiere di Palermo dalla sua condizione di miseria, in realtà racconta la sua storia, la sua incapacità di perdonarsi, risolta quando decide di mettere in scena proprio questo spettacolo. La parola come liberazione.



Coraggiose sono state anche le attrici dell'associazione FuoriTempo, che conosciamo sia per legami personali con alcune di loro che per aver partecipato nel 2017 a una Maratona di Narrazione da loro organizzata.
Si sono messe in gioco ( concedetemi la metafora calcistica, usata dal regista per articolare i quattro  monologhi) per rappresentare quattro aspetti della violenza di genere con una intensità e profondità di interpretazione  tale che meritava ben più del mediocre, ma appassionato, numero di spettatori.

La diversità, il perdono, la violenza. temi che  vengono raccontati mille volte al giorno, che percepiamo distrattamente dai media, nel contesto della narrazione teatrale si riappropriano della loro drammatica presenza,  segnando  spietatamente  la nostra appartenenza a questa società che tali mali tiene in grembo.


martedì 24 settembre 2019

Ispirazioni


1)
Molte sono le componenti che concorrono alla creazione di un lavoro, sia essa una storia, un saggio, un’opera d’arte o dell'ingegno. Il percorso che mi ha portato alla scrittura di Madreselva inizia da lontano,
Ci sono alcuni elementi, alcune storie e narrazioni che nel corso del tempo hanno acceso in me l’interesse per un periodo della storia, il medioevo e per la letteratura fantastica, temi che spesso sono legati tra loro a filo doppio. Infatti spesso il genere fantasy si appropria degli elementi caratteristici del vivere medievale, e d’altra parte quello fu un periodo in cui la dimensione soprannaturale era ben radicata nell’esperienza quotidiana.
Di sicura suggestione, grazie anche all’età, fu per me la visione di due lavori TV, che allora ebbero un grande impatto mediatico.
Il primo di questi, e certamente il più famoso, fu “La Freccia Nera” adattamento televisivo del romanzo di Robert Louis Stevenson, fu forse la prima occasione per me di visualizzare un periodo storico di cui non sapevo nulla ( all’epoca della prima messa in onda avevo cinque anni, ma poi vi furono le repliche).
Tormentone delle nostre generazioni fu la sigla finale, quella freccia nera scagliata contro la sporca canaglia che “un saluto ti dà”.
Altro sceneggiato fu il “Marco Visconti”, anche esso adattato da un romanzo di Tommaso Grossi, e anche in questo caso fu la sigla finale a sopravvivere allo sbiadirsi dei ricordi. Era “Cavalli ricamati” romantica ballata in stile medievale cantata dal compianto Herbert Pagani.

2)
Avevo 15 anni circa; divoravo libri ad altissima velocità, passando lunghe ore in Biblioteca ( che allora era in villa Greppi). Avevo già letto alcuni fantasy, ma non bastavano mai.
Mi imbattei in quel volume di più di mille pagine e pensai: "Bene! per un po' ne ho da leggere." Quella volta presi solo quello in prestito, invece dei tre che usualmente sceglievo.
Iniziai a leggerlo, e non ho ancora smesso, dopo più di quarant'anni. Fu la mia prima volta del Signore degli Anelli.

3) 
L'influenza del Professore non è stata solo nelle suggestioni delle immagini che è riuscito a far scaturire nella mia mente, popolandola di elfi, hobbit e draghi. Quello è il livello primario e, a mio parere, quello meno importante. Il nucleo pulsante del messaggio è che un autore è un sub-creatore, e che è chiamato non semplicemente a raccontare storie, ma generare miti. Qui semplifico molto, ma il tema della mitpoiesi è quanto di più affascinante (sempre a mio parere) vi è nell'avventura letteraria di Tolkien. E a questo, con umiltà, cerco di riprendere e fare mio. Egli usava i linguaggi del mondo reinterpretandoli per la sua sub-creazione. Io, più semplicemente, mi limito a sfruttare luoghi e episodi storici. Il risultato non è che lontanamente accettabile ( potete già vedere dei risultati parziali nella raccolta di racconti "Alla ricerca dei Draghi", e prossimamente mi auguro con il progetto #madreselva ) ma è per me una gran fonte di soddisfazione .

martedì 17 settembre 2019

Le penne dorate del fagiano

Qualche giorno fa, correndo nella nostra campagna, ho visto un bel fagiano maschio dalle ali dorate. Da tempo non ne vedevo uno.
Questo episodio mi ha fatto tornare alla mente una persona che ha contribuito a formare il mio interesse per la natura e per il suo aspetto più emotivo.
Foto tratta da un volume di pochi centimetri per lato, facile da portare in giro se fai birdwatching:
 UCCELLI , R. Perry, Vallardi

Si chiamava Dino Beretta, era mio zio, ed era titolare  di un negozio di articoli sportivi e per caccia e pesca, posizionato in viale Assunta.
Ogni volta che lo incontravo mi offriva pillole di erudizione, osservazioni sulla natura umana, informazioni scientifiche. Per me, bambino di una decina di anni, era quanto più vicino a uno scienziato postessi ambire di incontrare.
Nel suo negozio circolavano riviste di caccia con splendide illustrazioni di animali vivi ( e morti).
Credo mi sia anche capitato di ammirare qualche preda portata da qualche cacciatore, o impagliata, visto che egli faceva anche da tramite per la pratica tassidermica ( per molti anni in casa dei miei fece mostra di sè un barbagianni morto  per cause accidentali, che si trovò prolungata l'esistenza grazie alla paglia al posto degli organi interni).
Mio zio non cacciava, forse lo aveva fatto in passato, e anche le uscite a pesca  si diradarono con l'andar degli anni. Era invece appassionato e esperto di funghi, spesso suppliva ai micologi dell' ASL, molti raccoglitori si recavano da lui per consulenze su esemplari difficili da catalogare.
Egli consultava i suoi cinque o più volumi de "I funghi dal vero" di cui ero invidioso, e dava il suo verdetto, sempre con cognizione di causa.
Più tardi comprai anch'io il primo volume di quella collana, le cinquecento specie di fungo riportate in quel solo volume erano già troppe per me.

La sua narrazione della natura, così simile a quella di Lino Penati, di cui era coetaneo e, credo, amico, contribuì in me a formare quella commistione di scienza e fantasia, quel sentimento di sorpresa per le cose del mondo, sovente fonte di ispirazione per i miei scritti.

martedì 10 settembre 2019

Fantasia, scienza, metodo

Per fantasia si intende quel processo mentale che porta a concepire idee non rispondenti a situazioni, cose, processi reali di cui abbiamo immediata esperienza.

La capacità di immaginare “oltre il reale” porta alle visioni fantastiche, protagoniste della maggior parte delle narrazioni.

Attraverso la scienza, invece, si cerca di descrivere la realtà che osserviamo, anche attraverso un manufatto di qualsiasi tipo, in modo esatto, non ambiguo e oggettivo, attraverso lo studio e la ricerca condotti con metodo e rigore.


Creatività e matematica: Lewis Carroll



Fantasia e scienza,  non sono in contrasto. Non sono antitetici.

Ci vuole fantasia a concepire le equazioni della relatività, o visualizzare matrici a  molte dimensioni.

Ci vuole fantasia nel dedurre la forma e le dimensioni di un animale vissuto milioni di anni fa da un frammento di osso, o descrivere il collasso di un buco nero  da impercettibili variazioni del campo gravitazionale.

Ho sperimentato personalmente questa considerazione, quando mi sono trovato a dover trovare soluzioni a problemi tecnici. Scartati gli interventi "da manuale" spesso la strada  più efficace si era dimostrata  quella che  prevedeva un approccio non convenzionale, da un "pensiero laterale", sovente stimolato da intuizioni che apparentemente non erano pertinenti.

Intuizioni che devono però essere supportate da studi e approfondimenti, condotti con approccio scientifico, fatto di sperimentazione e metodo.

Sperimentare l'equilibrio


 Creatività e metodo non sono in disaccordo.

Ci vuole metodo per ogni prodotto della fantasia, perché esca dal limbo dell’idea e approdi alla terra della concretezza.



La fantasia è la scintilla che accende fuochi nella mente.

Ma questi fuochi devono essere regolati, governati, per evitare che diventino fonte di distruzione.
Questi fuochi devono essere portati nella camera a combustione interna del metodo.  Solo in questo modo potranno concretizzarsi in pensieri, parole azioni in grado di generare significato.

Le informazioni che  si intende trasmettere, e con esse le emozioni, devono essere convogliate e controllate, devono essere organizzate in modo che chi ne usufruisce riesca a cogliere nel modo più immediato il messaggio che vogliamo veicolare.


Musica: creatività e metodo




Anche nella scrittura, che narri le avventure dell'eroe o che proponga una riflessione sui misteri del mondo il metodo, la struttura è tanto importante quanto l'abilità nell'inventare  storie o nello studio dei testi.

Struttura, metodo, rigore, fatica. La creatività è fatta anche di questo.

sabato 27 aprile 2019

La dittatura dell'entropia

Ovvero: perchè i regimi totalitari sono contro l'evoluzione

La natura è mutamento, trasformazione, diversità

L'universo esiste in quanto 'altro' dal nulla; nel nulla non vi è informazione, non vi è realtà possibile, non vi è nulla.
Poi vi è il caos della materia che si distribuisce nello spazio, e si organizza.
Il nulla prima del Big Bang, di cosa è fatto?

La simmetria, la regolarità è necessaria alla realizzazione delle strutture che occupano lo spazio ( si vedano i cristalli, la disposizione simmetrica di organi e apparati) ma si confronta con le varietà possibili.
L'ordine, l'organizzazione sono necessari per contrastare l'entropia dell'universo. Ma se non interagiscono con realtà differenti da essi, se ogni realtà dell'universo è identica a se stessa,  se tutto è omogeneo. non si arriva a nulla, e l'universo e il Nulla primordiale non differiscono.

E' l'asimmetria che crea l'informazione, e l'elaborazione dell'informazione permette l'evoluzione
La diversità è motore dell'evoluzione. Differenti ambienti richiedono differenti risposte.
Un ambiente biodiverso ha a disposizione molta più informazione per poter affrontare con successo i cambiamenti improvvisi.

La scarsa variabilità genetica del ghepardo (cioè la scarsità di informazione) lo pone sotto minaccia di estinzione
Alla tendenza all'entropia ci si oppone con la vita e l'autorganizzazione, al tiepido uniformarsi delle cose, si preferisce l'aspra difficoltà dell'interazione tra specie, la verticale ambizione all'individualità, vissuta però in un contesto di comunità.

Nasce quindi una diffida 'naturale' in chi si adopera per uniformare le società, inquadrarle in schemi e leggi inflessibili e coercitive, che non lascino spazio a libertà e creatività
Diffido in chi auspica una società che annulli la diversità in nome di presunti valori tradizionali, che a volte sono solo gusci vuoti,  che rifiuti l'altro perchè diverso, quindi portatore di novità, ovvero informazione nuova per affrontare le sfide di oggi.
Chi vuole una società di questo tipo è contro l'evoluzione, contro la crescita dell'uomo come specie, contro la vita.
Il senso dell'opposizione ai totalitarismi sta anche in questo: nel non lasciar prevalere il grigio uniformarsi a una realtà senza prospettive di crescita e evoluzione, ma favorire lo sviluppo, la creatività, la collaborazione.
Lavorare e lottare perchè non prevalga la dittatura dell'entropia, è compito nostro, di tutti



mercoledì 17 aprile 2019

Vorrei essere Leonardo


Vorrei essere Galileo, che osservava al di là delle nuvole, che sfidava i detentori della verità perchè Verità prevalesse,
Vorrei essere Albert*, in grado di concepire realtà al di là dell'immaginazione, di vedere l'universo oltre le apparenze
Vorrei essere Stephen**, legato alla terra dal suo corpo immobile, ma libero di spaziare alla ricerca dei segreti.

Vorrei essere Leonardo, sottile il pensiero come un tratto di sanguigna, precisa la mano, poliedrico negli studi e nelle azioni.
Proprio così, poliedrico, dalle mille sfaccettature è stato ritratto Leonardo, nella mostra recentemente a Cernusco, grazie a una stampante 3D, ma soprattutto nell'agile libro di Massimo Temporelli , fisico e divulgatore, fondatore di TheFabLab, e Cristina Morozzi, "Signora del design italiano"
Leonardo poliedrico
(tratto dalla mostra Leonardo da Vinci, sogni miti e altre sperimentazioni,
 tenutasi a Cernusco sul Naviglio lo scorso mese di aprile)


In "Leonardo primo designer" (edizioni Hoepli), del maestro vinciano non si narra la biografia, non si esamina l'intera sua opera artistica, scientifica, ingegneristica, ma si propone una chiave di lettura che si ponga come trait-d'union di tutte le sue anime.
La sua capacità di progettare, la sua visione olistica del problema da affrontare, che però si concretizza in una implementazione quasi maniacale, con l'attenzione a ogni piccolo dettaglio, fanno di lui il primo designer della storia.
Oggi la parola design può dar adito a fraintendimenti. Personalmente l'associo alla progettazione, perchè l'ambiente professionale che mi ha formato è prettamente orientato alla funzionalità, quindi alla sua realizzazione pratica.
Nell'intendimento comune invece, il design è associato alla forma, alla bellezza che deve certamente coniugarsi con la funzionalità, ma da cui spesso non dipende. Ne risulta che gli oggetti di design possono essere esteticamente validi anche se la sua funzione viene scarsamente implementata.
Bel design, lo adoro, ma  non è detto che sia funzionale


Leonardo è riuscito, come pochi altri, a coniugare perfettamente questi due significati della parola design.
Egli poteva permettersi di impegnarsi in tipologie di opere mai realizzate prima perchè riusciva a concepire i metodi e le fasi di studio e di lavoro necessarie.
Aveva una visione globale e nitida del mondo:, rispetto ai suoi contemporanei, che , a parte poche eccezioni, vedevano il mondo come attraverso uno schermo CRT da 10 pollici in bianco e nero, egli lo vedeva su uno schermo LD a 70 pollici 4K full HD. E ne restituì la visione attraverso le sue opere.


Per questo vorrei essere come Leonardo, credo tutti lo vorrebbero essere, come lui curioso, come lui sognatore, come lui genio.




*Albert Einstein  ** Stephen Hawking

venerdì 5 aprile 2019

L'Universo, Dio e l'orticello di casa

Leggere "Onde nello spaziotempo" di Govert Schilling, e le "Lezioni" di Carlo Rovelli,  accessibili  ( specialmente il primo) anche a chi ha poche o nulle competenze in fisica, ti cambia completamente il modo di interpretare l'Universo.
Questi testi spiegano come le leggi che regolano l'Universo siano, con buona approssimazione (la certezza assoluta non fa parte del bagaglio mentale dello scienziato, disposto a dubitare anche del sorgere del sole) quelle descritte da Einstein, e perfezionate e confermate poi negli anni, sulla relatività.
Certo, la vita quotidiana sulla Terra resta la stessa: i fenomeni fisici che osserviamo non sono se non marginalmente influenzati dalle leggi relativistiche, con l'esclusione del GPS, ad esempio, che non sarebbe così preciso se non si tenesse conto, nei calcoli, della relatività. 
Insomma, un bicchiere lasciato cadere si frantumerà in mille pezzi e una palla rimbalzerà come ha sempre fatto.




Cambia però la percezione che ho del mondo. L'universo non è quello di Star Wars, con la Forza che agisce simultaneamente in tutti i pianeti, fregandosene bellamente della massima velocità possibile, quella della luce.
Per la nostra esperienza  quotidiana, la luce ha velocità praticamente nulla. Schiacciamo l'interruttore e TACC! la luce arriva. Ma se vogliamo  fare conversazione con un abitante della Luna, tra domanda e risposta  passeranno perlomeno tre secondi (1 secondo e mezzo per andare e 1 secondo e mezzo perchè la risposta arrivi; la Luna dista mediamente 384.000 Km dalla Terra). Dimenticavo, le onde radio nel vuoto hanno la stessa velocità della luce.
In tema di distanze, sconvolge pensare che la luce del Sole ci mette circa otto minuti e mezzo, sono circa 498 secondi,  per arrivare a noi.  
Fate questo esperimento: prendete un metro da muratore, lungo almeno 5 metri, e confrontate la distanza di 3 cm ( distanza Terra-Luna) con l'intera lunghezza del metro ( distanza Terra-Sole).


La supernova vista da Keplero nel 1604  esplose agli albori della civiltà, e la sua luce viaggiò per 18.000 anni prima di arrivare a noi.
SN 1604

Ma se le distanze astronomiche  ci atterriscono, ancora più sconvolgenti sono le rivelazioni in merito alle onde gravitazionali.  Tutti conosciamo la gravità, perchè ne facciamo esperienza quotidianamente, senza di essa fluttueremmo nello spazio.  La gravità ci spinge a terra, perchè una forza attrattiva tra le masse.  Einstein scoprì che la gravità,o meglio l'interazione gravitazionale,  a livelli astronomici è una modifica dello spazio tempo ( più correttamente una curvatura) data dalle masse enormi in gioco: pianeti e stelle, molte di esse centinaia, migliaia di volte più massiccie del nostro sole.
Ci sono delle conseguenze, in questo.
Il tempo non scorre allo stesso modo in tutto l'Universo, dove c'è maggiore massa il tempo rallenta.
Non siamo oggetti immersi nello spazio-tempo; noi SIAMO lo spaziotempo.
Ogni particella esiste perchè frutto di una interazione tra massa e energia:  la realtà è interazione.



 A questo punto entra in scena Dio ( per chi crede nella sua esistenza, ma anche per chi non crede, ma si pone il problema) . Come si colloca in questo Universo? Ne è parte? O sta al di fuori?  E' nello spazio, è parte di esso, o lo travalica?
Già Sant'Agostino si era posto questo dubbio, nelle sue Confessioni. E si era tra il terzo e quarto secolo dopo Cristo.
E se davvero Dio è entrato nella Storia dell'Uomo per donarci suo Figlio, come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto deformare il tessuto spazio-temporale in un modo che, al confronto, la collisione di due buchi neri supermassicci sarebbe stata come un soffiio di vento.


Ho suggerito una serie di pensieri, ognuno di essi meriterebbe ore di discussione e decine di letture di approfondimento; comunque la si pensi su Dio, alla luce di quanto stiamo comprendendo sull'universo e sulla realtà , pensare di poter coltivare ancora l'orticello di casa, dove si coltivano pregiudizi, egoismi  e  mindset statici ( "si è sempre fatto così, perchè cambiare?") credo sia quanto di più controproducente per la sopravvivenza della specie umana.

Libri:
Govert Schilling, "Onde nello spaziotempo. Einstein, le onde gravitazionali e il futuro dell'astronomia", Codice Edizioni, 2018
Carlo Rovelli, "Sette brevi lezioni di fisica", Adelphi, 2014
Carlo Rovelli, "L'ordine del tempo", Adelphi, 2017

martedì 26 marzo 2019

Comunicare l'informazione

Se si eccettuano quelle che raggiungono i nostri sensi dal mondo fisico, la gran parte delle informazioni necessarie alla nostra vita provengono, in via diretta o indiretta, da un processo comunicativo. Sin da piccoli abbiamo interazioni con i membri della nostra specie, parzialmente con specie diverse (cani, gatti, etc.) e queste interazioni veicolano informazioni che ci permettono ad esempio, di riconoscere cibi commestibili da quelli indigesti, di stabilire le gerarchie familiari, di acquisire informazioni provenienti dal passato tramite un processo di conversione semantica di segni grafici posti su carta o altra superficie. di muoverci con sufficiente sicurezza (!)  tra le strade della nostra città.
Comunicare fa parte del nostro essere sociali.  Perchè la comunicazione fosse più efficace abbiamo creato linguaggi più o meno efficenti in termini comunicativi, poi abbiamo trasportato quei linguaggi parlati su un mezzo che sopravvivesse al creatore del messaggio, perpetuando la loro vita.
L'evoluzione ha portato poi a raffinare sempre più gli strumenti del comunicare, introducendo la scrittura e le tecniche di produzione grafica .  Attraverso esse è stato possibile non solo veicolare l'informazione pratica, ma anche quella emotiva, di sensazioni, di emozioni: l'arte.



La comunicazione diventa sempre più importante, si sviluppano modi sempre più efficaci. La svolta la dà l'elettricità. Tramite essa e le invenzioni del telegrafo e  telefono le distanze si annullano. Una notizia che tempo addietro impiegava giorni a propagarsi,  fa il giro del mondo in pochi minuti.
Ma l'utilizzo di strumenti  sempre più lontani dai nostri sensi necessita di sistemi di codifica. Le lettere si devono trasformare in segnali elettrici, che passino attraverso i fili.
Il codice Morse ne è un esempio: un contatto di durata breve rappresenta un punto, uno di durata lungo una linea: a una combinazione di linee e di punti si fa corrispondere un carattere.
Il telefono poi è rivoluzionario. Non più una trasmissione unidirezionale del messaggio, ma una vera e propria conversazione.
Tutte queste tecnologie lasciano comunque spazio a un certo grado di ambiguità nella comunicazione, come nella storia di quel poliziotto di colore che si infiltra in una organizzazione del Ku Klux Klan grazie al fatto che al telefono non si vede il colore della pelle ( storia vera, raccontata nel film BlacKkkKlansman, di Spike Lee).

L'ambiguità è riconducibile a una carenza ( nel caso del film, voluta) nella completezza del messaggio. Spesso nelle conversazioni si sviluppa un alto grado di ambiguità, spesso perchè si presumono antefatti, competenze o conoscenze nei confronti del destinatario del messaggio che invece non ci sono.
Questa ambiguità è entropia, nell'accezione che ha questo termine nel contesto della teoria della comunicazione
 Alla prossima occasione entreremo nel dettaglio dell'entropia



Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.