lunedì 12 aprile 2010

I draghi come metafora



Da sempre i draghi sono stati sinonimo di male.
Dal drago dell'Apocalisse a quello sconfitto da San Giorgio il mondo occidentale ha sempre personificato l'influenza del demonio sulla terra attraverso questi giganteschi animali, spesso molto intelligenti, probabilmente generati nell'immaginario dalla visione dei resti fossili di antichi dinosauri.
La letteratura ne ha fatto man bassa, da Beowulf alla genesi di Artu` ( figlio di Uter Pendragon ) , sino ai recenti stereotipati lavori di Christpher Paolini ( Eragon e compagnia ) o Michael Ende ( il FortunaDrago della Storia Infinita ) o della nostra Silvana De Mari con il mai abbastanza "taggato" L'ultimo Elfo, alle varie declinazioni per il cinema ( DragonHeart su tutti ).
In quasi tutti gli autori contemporanei o recenti il drago perde la connotazione puramente malvagia, mantenendo una lucida intelligenza in grado di tenere testa agli umani, rimanendo tuttavia nella collocazione di figura fantastica, sovrannaturale.
Doveva arrivare Dragon Trainer, il film di animazione da poche settimane sugli schermi italiani, per sdoganare il drago come figura malefica e ricondurlo ad una dimensione animale, pur se con abilita` eccezionali, volare e fare fuoco.
E` una bella storia, quella della lotta del villaggio vichingo con i draghi, che funziona come metafora della paura del diverso, combattuto con la sola motivazoine della sua diversita`. Solo l'empatia verso l'altro, l'aprire gli occhi senza pregiudizi condurra` il giovane protagonista a capire il valore che qegli strani esseri possono portare anche ai suoi rozzi compagni vichingi.

Anche a me piacciono i draghi. Con una connotazione piu` legata alle tradizioni e leggende delle nostre terre. Spero di farvi leggere presto qualcosa. Per ora accontentatevi di questo.

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