martedì 31 marzo 2020

La narrazione del virus, il virus della narrazione

La narrazione del Virus


Un modo unico, inedito, di raccontare un fenomeno di portata mondiale, devastante e veloce, così
impetuoso che le difese vengono smantellate in poche ore e costruire nuovi argini costa, in termini di tempo e risorse.
La narrazione è capillare, sfaccettata, analitica. Usa ogni canale mediatico, dalla TV al Web; ogni attore può essere, e lo è, narratore. Nessuno si sottrae.

L'informazione è riversata così abbondantemente che è persino difficile fruirla. Dov'è la verità? Qual è la voce sincera? Quali strumenti di analisi ho a disposizione?

La narrazione si estende nel raccontare la vita quotidiana, le bandiere alle finestre, i balconi  che risuonano delle canzoni cantate in coro da interi quartieri, le testimonianze drammatiche, quelle più ironiche.

Il virus della narrazione


Non solo i protagonisti si sentono in diritto di comunicare la vita al tempo del Coronavirus
Ognuno, in quanto spettatore, testimone imbelle  di un evento mondiale, pretende di dare voce alle sue impressioni ed emozioni.

Nulla di sbagliato in questo, se non fosse che la carica virale di un commento inopportuno, di una allusione,  un dubbio , un retropensiero è decisamente più micidiale del potere infettivo del coronavirus stesso.
Fioccano  teorie complottiste, riprese abilmente da chi le sfrutta come clickbait ( acchiappaclick), discussioni senza fine ( nel senso di scopo) sul potere antivirale della candeggina, aceto, succo di limone, lozione dopobarba,  bava di lumaca.
Nascono stuoli di investigatori che dalle fessure delle persiane spiano i vicini  postandone i movimenti sulle piattaforme social e commentando con atteggiamento indignato.
Si rispolverano catene di Sant'Antonio di devozione, con veglie di preghiera telematiche, come se Dio fosse tutto il giorno attaccatto al telefonino a consultare Facebook.

 Non credo che le nuove prospettive che si stanno per aprire nella fase successiva alla crisi pandemica, che quasi certamente cambieranno in parte il corso della storia, cambieranno veramente il cuore degli uomini. Pure, uno sforzo di cambiamento è richiesto. Ne va dell'umanità di ciascuno di noi.



domenica 8 marzo 2020

Silenzio

Una cosa di cui si sente la mancanza nella concitazione della quotidianità, ancor di più in questi tempi critici, è il silenzio.
Non il silenzio della fine giornata, quando spegni le ultime luci di casa e intorno a te il buio, pur stemperato dall'inquinamento luminoso, si impossessa dello spazio della mente.
Nemmeno è il silenzio delle chiese, nelle quali entri per cercare Dio o una parola di bellezza. Lì il tuo silenzio è rotto dal flusso delle preoccupazioni, delle suppliche, dell'intercalare ipnotico del rosario, a volte così fitto che la Parola cercata non trova spazio.

Il silenzio di cui parlo è quello che si prova sulla vetta di una montagna, quando il battito del cuore dopo la fatica della salita si calma e ti siedi ad ammirare il paesaggio intorno a te, di azzurro rocce e ghiaccio.
Non si è portati a parlare dopo questo genere di esperienze, poche parole pratiche, la narrazione si conserva per il fondovalle.
Lì, solo il vibrare del vento, e la tua anima nuda, a tu per tu con l'infinito.
E' un silenzio pieno. E' l'Universo, la Natura, Dio che irrompe nei tuoi sensi, ti assorbe, ti plasma.
Così diventi vetta, roccia, neve. Non vi è nulla al di là dell'immensità.
La stessa sensazione la percepisci anche di fronte alla distesa profonda del mare, o nel frastagliato profilo delle campagne intorno alle città quando, camminando o correndo, ti fermi colto da un particolare, e da esso lo sguardo si allarga all'orizzonte tessuto dei colori del tramonto.

Perchè quel silenzio svuota la mente, ti riporta all'essenziale, stempera il quotidiano che si fa piccolo e insignificante di fronte all'universo, di cui sei parte e spettatore.
Di questo silenzio vi è molto bisogno, in questi giorni.


Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.