mercoledì 31 marzo 2010

Politica dell'arroganza

Il clima politico nella nostra citta` non e` qualcosa di cui andare fieri. La dialettica politica e` sempre stata densa di denigrazioni dell'avversario e di attacchi volti a demonizzare, ma questo non giustifica il reiterare dello scontro. Ma aldila` delle recenti polemiche, tanto piu cocenti perche` vedono scontri tra affini, quello che mi disturba, e credo disturbi molti di coloro che come me buttano ben piu` di un occhio all'evolversi politico della nostra citta`, e` quel senso di arroganza e l'atteggiamento di arrocco sulle proprie posizioni che permea, A SINISTRA COME A DESTRA , qualsiasi discussione( basta leggersi lo storico della Piazzetta di Cernuscoinsieme, di esempi ne e` pieno ) . C'e` forse qualcuno che ha il coraggio di chiedersi: e se avessero ragione gli altri? e se avessimo fatto uno sbaglio? "L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto" diceva Guccini, e il mio dubbio ( perche` son pieno di dubbi, sempre alla ricerca di quale sia la verita` tra le tante proclamate nei comunicati ) e` che il fine ultimo della politica sia quell'occasione che molti usano per poter realizzare i propri sogni - di carriera, di citta` ideale, di comunita`, etc - e che solo come condizione al contorno vi sia lo sforzo di perseguire il bene comune.
Mi rendo conto, l'ho anche sperimentato, che l'impegno politico e` gravoso, spesso poco gratificante ( specie se si e` all'opposizione ) e complesso, dovendo tenere conto di fattori e di forze spesso tra loro contrapposte, spesso anche poco compreso dai comuni cittadini.
Ma credo sia importante non perdere di vista l'obiettivo primario, che non e` la coesione in consiglio , il successo elettorale o la realizzazione, senza se e senza ma, di un opera urbanistica.

venerdì 26 marzo 2010

User Interface per la mobilita`

Tra i temi ricorrenti delle campagne elettorali locali c'e` quello della mobilita` sostenibile, e in particolare questo spesso si declina in chilometri di piste ciclabili.
Gia`. Chilometri. Ieri la Moratti ( che non e` in campagna elettorale, ma questo ha tutta l'aria di una volata tirata per un suo amico candidato) ha promesso lo stanziamento di risorse per realizzare trenta Km di piste ciclabili. Anche Cernusco, nel suo piccolo, ne ha realizzato negli scorsi anni 3km e ha in progetto altri 4 km di piste.
Numeri importanti e che certamente vanno nella direzione auspicata di liberare la citta` dal giogo del traffico automobilistico
Ma siamo certi che il progresso nela cultura di una mobilita` sostenibile passi unicamente da un incremento quantitativo o non piuttosto da una maggiore attenzione al rapporto tra fruitore e spazi fruiti, all'ergonomicita` del tracciato, a una sorta di User Interface del territorio?
Se provate a percorrere le piste ciclabili di molte nostre citta` potete rendervi conto di come vengano progettate "a metro lineare" senza tenere conto di chi le usa: angoli retti, punti ciechi, attraversamenti ad incroci senza segnalazione adeguata, strettoie, promiscuita` con i pedoni.
Un maggior grado di indipendenza dall'auto viene dunque anche da una maggiore attenzione alla globalita` dell'esperienza ciclistica ( non ultimo esempio: sistemi di posteggio bici adeguati e ove possibile a prova di furto ) e da una traduzione di questa in progettazione adeguata.

mercoledì 24 marzo 2010

Singolarità spicciola


Potrebbe sembrare pretenzioso intitolare un post così banale con un concetto così dirompente come la singolarità.
Per chi non lo sapesse una singolarità tecnologica è un punto, previsto nello sviluppo di una civilizzazione, dove il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani moderni ( Ah, se non ci fosse Wikipedia! ).
Effettivamente, nelle nostre case , di intelligenza diffusa se ne vede veramente poca, almeno a prima vista.
Eppure, senza che ce ne rendiamo conto, una tecnologia intelligente ( ovvero creata da uomini che hanno "clonato" parte dei propri processi mentali per risolvere problemi circoscritti ) ci sta poco a poco circondando.
Ci sono sveglie che si sincronizzano via radio con una stazione metrologica che fornisce l'indicazione di ora esatta; robot pulitori in grado di evitare ostacoli e gradini, correttori automatici che suppliscono alle nostre carenze grammaticali.
All'uso di questi dispositivi ci stiamo abituando ( nonostante persistano problemi nell'interazione tra l'uomo e la tecnologia, così come bene descrive Luca Chittaro nel suo blog su Nova24 ), meno alla comprensione profonda dei meccanismi - senza dover necessariamente entrare nei dettagli tecnici - e agli effetti a breve e lungo termine che l'interazione con questi dispositivi porta sulle abitudini e sui costumi.

venerdì 19 marzo 2010

Felice Frigerio pittore

Le foto di questo articolo mi sono state gentilmente date da Maurilio Frigerio, figlio di Felice che insieme a suo fratello Elvio e alle mogli Annunciata e Luisa hanno curato la mostra. Per i meriti artistici e umani del "pittore di Cernusco" , non sarebbe eccessivo proporre una mostra permanente ( magari in Filanda? ) o quantomeno un sito da linkare a quelli istituzionali.







Ci sono persone che lasciano impronte nella la storia che attraversano, anche in quella piccola, di paese. Queste tracce sono destinate a contribuire in ogni senso alla crescita della comunità in cui queste persone hanno vissuto. Nel caso di Felice Frigerio quelle tracce sono pennellate di colore e schizzi di sanguigna, volti di madonne e scorci di una Cernusco trasfigurata, dal tempo e dal colore.
Una tecnica semplice ma accurata ( che però, me ne sono accorto oggi , da il meglio di se quando si libera dal particolare ) e per questo apprezzata da molti, e la scelta dei soggetti, anch'essi improntati alla semplicità della visione, quasi che volesse veicolare un messaggio di speranza che potesse giungere a tutti.
La mostra di questi giorni al municipio di Cernusco è occasione per ripensare al ruolo che persone come Frigerio hanno avuto, di legante ( oggi diremmo link) tra le generazioni, di trasmettitore non solo di tecniche ( e quelli che come me negli anni '80 si muovevano tra pannelli e pennelli in oratorio sanno di cosa parlo) ma anche di valori, e sappiamo quanto oggi ce ne sia bisogno.

mercoledì 17 marzo 2010

Sin da piccoli

Di quanto ha detto questa sera don Andrea Ferrarotti, responsabile della pastorale giovanile delle parrocchie di Cernusco, presentando il cammino di catechesi per i bambini nati nel 2002, mi ha colpito in particolare un aspetto. E' un concetto che sicuramente i pedagogisti e i sociologi hanno ben presente, ma da me mai rilevato e peraltro mai menzionate ne' tenuto in considerazione quando si parla di relazioni umane, così tanto considerate in questa epoca di social network.
In una frase: le relazioni umane si costruiscono sin da piccoli.
Risulta chiaro che è quindi necessario un substrato che ne favorisca lo sviluppo, e in questo è fondamentale il ruolo della famiglia.
Se questa si chiude a riccio, difficilmente ci potranno essere occasioni di scambio di esperienze, primo passo per un avvicinamento relazionale che possa poi risultare utile nelle successive fasi della vita.
E' pure interessante notare che questa valutazione non ha nessun addendum di tipo religioso: resta valida pure in senso laico, e quanto la parrocchia è in grado di dare è casomai un ambiente già customizzato per lo sviluppo del bambino in questo senso, ma è chiaro che qualsiasi agenzia educativa orientata all'infanzia favorisce questo sviluppo.
Grazie don Andrea di questa dritta.

Di Internet o la testa sotto la sabbia

Il febbraio scorso a Long Beach, California, si e` tenuta una cena un po’ speciale, organizzata dalla fondazione internazionale Edge, che intende promuovere un nuovo modo di diffondere la cultura.

Vi hanno partecipato persone del calibro di Bill Gates ( Microsoft), Page e Brin (Google), J.Bezos (Amazon), D.Morin ( Facebook ), tutte che lavorano o studiano le nuove tecnologie e in particolare quelle inerenti a Internet e alla sua rete mondiale.

Ci si chiedera` a quale proposito annoto questo fatto, di per se` ininfluente al nostro vivere quotidiano. Il fatto e` che questi signori ( e signore ) stanno contribuendo a modificare sensibilmente i paradigmi della comunicazione e dell’economia.

E questo implica un cambiamento anche culturale, in senso pratico ( certe operazioni soprattutto burocratiche sono diventate uno scherzo, una volta on-line ) ma anche come visione del mondo.

Lo sperimentiamo ogni giorno, ci rendiamo conto che la televisione non e` piu` la sola dispensatrice di notizie, vediamo i nostri figli ( e molti di noi ) usare i social-network come canale sempre aperto al mondo ( e se seguite “Una Parentesi Graffa” il programma delle 19.30 del venerdi su RCS, tenuto dai giovani dell’UPG di Cernusco , vi renderete conto che vi e` un uso simultaneo di vecchie – radio- e nuove tecnologie - SMS, Facebook, Community sul sito ).

Non ci sono alternative, non si puo` nascondere la testa sotto la sabbia, la societa` non e` piu` statica, ma liquida; Anche la comprensione dell’antico, dell’immutabile passa attraverso gli strumenti del futuro, ecco dunque che anche parlare di Dio passa attraverso gli strumenti della Rete.

Mi vengono in mente solo alcuni titoli che possono aiutarci non a smanettare sul PC ( per questo fatevi aiutare dai figli) ma a capire e interpretare i segni e le necessita` che questo nuovo mondo produce:

Chris Anderson, La Coda Lunga, da un mercato di massa a una massa di mercati, Codice;

Ray Kurzweil, La singolarita` e` vicina, Apogeo;

Zigmunt Bauman, Modernita` liquida, Laterza;

Daniele Pitteri, Democrazia elettronica, Laterza.

sabato 6 marzo 2010

Il desiderio di scrivere

Attenzione: questo articolo ha subito alcune modifiche dopo la prima pubblicazione



Durante la chiaccherata degli Incontri con le autrici di questa sera in Libreria del Naviglio, che ho avuto la fortuna di presiedere e che ha visto protagoniste Laura Bonalumi e Loredana Limone, una domanda ha sollecitato la mia riflessione.
Infatti Eugenio, incidentalmente nostro sindaco, ha posto il seguente quesito, che è un po' la domanda che retrospettivamente si fanno tutti quelli che ambiscono a scrivere qualcosa di più della lista della spesa: come nasce il desiderio di scrivere una storia?
Senza andare a cercare di esprimere una sociologia della letteratura, che non mi è propria, penso che ci siano essenzialmente due modi di arrivare a produrre una storia, destinata a divenire un racconto o un romanzo.
La prima forma di motivazione è in-out: si narra di una esperienza che si è vissuta intensamente, non necessariamente in maniera autobiografica ma sicuramente portando le proprie tensioni e le proprie visioni della vita. Altrove viene detta autofiction , dove autobiografia e invenzione narrativa si confondono.
La seconda è una operazione in qualche modo inversa: attivati da quello che potrei definire come un fenomeno emergente nella complessità di stimoli che ci colpiscono ( concretamente, un evento, una particolare lettura, anche semplicemente un accenno su un qualsiasi media) si cerca l'approfondimento, si studiano i temi e i contesti, e da tale studio ne scaturisce una storia.
Oscillanti tra queste due opzioni ci sta un ampio ventaglio di possibilita` , limitate unicamente dalla fantasia dello scrittore e da poche regole di logica, racchiuse per lo piu` nel concetto di sospensione dell'incredulita`, accettato a patto che all'interno della storia esista una logica e venga rispettata.
In ogni caso, tutte le esperienze di scrittura hanno un altra caratteristica, specie se all'impegno non fa seguito una pur piccola soddisfazione pubblica: la tenacia.
Ma forse di questo parlerò un'altra volta.

lunedì 1 marzo 2010

Dell'ecologia o del preparare carciofi.



Ieri ho preparato i carciofi.
Chissenefrega, direte voi.
L'altro ieri ho sfrondato alcuni arbusti del giardino, in preparazione alla primavera.
Ce ne frega ancora meno ( ma ci sono persone che su queste cose ci costruiscono interi blog, e vengono letti, pure! ).
Mentre pulivo i carciofi, ho avuto una intuizione. Perche`, anche se non ce ne accorgiamo, siamo legati alla terra. Dipendiamo da essa per ogni aspetto della nostra vita, dall'alimentazione alla respirazione, dalla casa alla viabilita`. Ma viviamo la natura solo come una commodity, quando e` utile, o come una scocciatura quando si mette di traverso rispetto ai nostri progetti.
Ma basta avere la possibilita` di un contatto con la terra e con i suoi frutti, aprire la mente alla consapevolezza che siamo parte di essa, e tutto diventa piu` chiaro. Dovrebbe essere un esercizio consigliato a chi intende la terra solo in termini di metri quadri e volumetrie, o di chi progetta infrastrutture e interventi invasivi sul territorio con un orizzonte consapevole limitato nel tempo e nello spazio.
Con la mente aperta, e` sufficiente potare un arbusto, pulire dalle foglie un pezzo di terra- accorgendosi che sotto, impercettibilmente, la nuova vita di primavera si sta affacciando - per capire quanto il legame e` forte e come e` importante scegliere strade che lo rafforzino, invece di sfilacciarlo come si sta facendo sinora.
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.