lunedì 18 aprile 2016

Come e cosa raccontare, e assomigliare al dottor Strange (d'accordo, lui è più bello)

Ho avuto la fortuna di partecipare alla prima edizione del Book Festival Bar di Cernusco sul Naviglio, organizzato dal'associazione CLIO ( i dettagli li trovate sul loro sito), insieme a Maurizio Corti ( La profezia di Uther) e Maurizio Malavasi ( Favole via Mail)
Guidati dal giovane Matteo Occhipinti, abbiamo chiaccherato soprattutto sulle ragioni che portano alla scrittura e anche le modalità di costruzione del piano narrativo.
Per provocare un po' il manipolo di pubblico che ci ascoltava, l'ho sparata grossa: ho affermato che il motivo per cui scrivo, anzi la motivazione che spinge chiunque si cimenta nella scrittura narrativa è una ambizione alla divinità.
In verità questa affermazione, che  è stata accompagnata da un rumoroso commento di incredulità, ha un suo fondamento nel considerare  che ogni  narratore di storie è un creatore di mondi.
Si entra nella storia narrata e ci si tuffa in un mondo, tanto più alieno quanto più distante dall'esperienza reale.
Ma anche in una storia verosimile, il fatto stesso di essere guidati dalle parole raccontate dall'autore, e quindi da un punto di vista assolutamente soggettivo, fa sì che si faccia esperienza di uno degli infiniti universi possibili nel multiverso della narrazione.
Questa visione prende  spunto dal concetto di Subcreazione, proposto da Tolkien nei suoi saggi,
Ogni autore è un sub-creatore, purchè mantenga. all'interno del mondo narrato, coerenza.

La mappa della Terra di Mezzo, una porzione di Arda, l'Universo creato da Tolkien per i suoi libri


L'altro tema accennato in questo brevissimo incontro è stata l'interpretazione che si da al processo di scrittura. Per me, ho detto, è come un puzzle di cui si trovano via via uno o due pezzi,  seminascosti tra i pensieri di una vita, e che si cerca faticosamente di mettere insieme.
Poi, una volta assemblati i pezzi,  si cerca di interpretare l'immagine che ne risulta,
A volte ci si rende conto che i pezzi sono troppi, in altri casi alcuni non sono nella posizione corretta (vi è mai capitato? un pezzo di cielo è quasi identico ad un altro, sembra incastrarsi bene, ma solo quello giusto ha l'incastro perfetto.
Ricostruire il puzzle della storia che si vuole narrare a volte è un po' frustrante, ma si è poi ripagati dal risultato finale.

Per finire, qualcuno sa cos'ho in comune io con il dottor Strange? (vedi qui sotto, le foto scattate in occasione dell'evento)



Le mani, naturalmente!

Risultati immagini per dottor strange







martedì 12 aprile 2016

La difficile opinione sul referendum del 17 aprile

Quelli come me, a districarsi tra lavoro, famiglia e interessi personalissimi , poi magari non trovano il tempo di approfondire, e  a una cosa come questo referendum non è che ci abbiano proprio pensato.
Da un lato, i promotori lo presentano come la scelta assoluta, che fermerà per sempre il consumo di  idrocarburi, che salverà il mare dalle maree nere. Ma non sarà così.
Dall'altra parte, i partiti che saltano sul carro del SI', una volta appurato che nei partiti di maggioranza non c'è concordanza di orientamento, così che sperano di dare una bella spallata a Renzi e c.
E ancora, visto che c'è chi dice sì, c'è chi dice no, anzi non andiamo neppure a votare, che non serve mica: la politica energetica è chiara, abbiamo fatto tutto quello che è necessario, anche un emendamento per Tempa Rossa...
Insomma ne viene fuori una ingarbugliata rete di buone intenzioni, interessi privati, strategie di partito, Non mi pare che nessuno degli attori di questa pantomima ne esca proprio bene.


Dunque?

Ho detto che c'è una valenza simbolica in questo referendum, che va al di là del quesito posto.
Dunque facciamo valere quella. Per alcune considerazioni:

  • Il futuro energetico non è negli idrocarburi (nemmeno nel nucleare, come molti ritengono.Troppo pericoloso. Fukushima, più che Chernobyl, insegna). E spesso si è visto che il progresso si ottiene "forzando un po' la mano". Pertanto rendere più difficile l'estrazione può voler dire sostenere maggiormente la ricerca di energie alternative ( che ci sono e attendono di essere sfruttate industrialmente).
  • Nessun impianto nè macchinario è intrinsecamente sicuro o esente da guasti (il Cigno Nero è sempre in agguato). Ma se ti si guasta la bicicletta, l'impatto  sulla società è praticamente nullo.  Se si guasta un impianto estrattore, i problemi sono un po' più seri. ( non parliamo poi di un impianto nucleare)
  • Quando si parla di una alternativa, ad esempio il fotovoltaico, la prima opposizione  è sul problema dello smaltimento di quello che, a fine vita utile, è effettivamente un rifiuto ad alta tecnologia e quindi non facilmente smaltibile. A parte che se il primo punto di opposizione è quello appare evidente che non ce ne sono altri sulla realizzazione, installazione e utilizzo.  Inoltre, il problema già si presenta per tutti i rifiuti ad alta tecnologia, tutti i dispositivi elettronici. Alcune soluzioni sono già allo studio. Lo risolveremo.
    Del resto  non mi pare che lo smaltimento di combustibile nucleare sia meno difficoltoso

 Per questo, in forza delle ragioni espresse qui sopra, non mi resta che andare domenica 17 aprile alle urne per votare Sì.


(Poi, alle 10.00, venite al Bar PISPAI a sentire quanto ho da dire sullo scrivere nell'appuntamento del BookFestival Bar organizzato dall'associazione CLIO, con Loredana Limone)

giovedì 7 aprile 2016

Riconciliarsi coi lupi

Non sono fanatico dei riti, persino la pausa caffè con i colleghi cessa di andarmi a genio quando diventa rito obbligato e non occasione di incontro. Tuttavia la lunga frequentazione liturgica specialmente negli anni giovanili mi ha dato un imprinting con il quale spesso mi confronto. In queste ore una frase di  un cantico spesso usato nella Liturgia delle Ore, e tratto dalla lettera ai Colossesi, mi è tornata in mente:

"riconciliare a sè tutte le cose".

La riconciliazione con il mondo è qualcosa a cui dobbiamo aspirare, anche senza essere guidati da una ispirazione cristiana.
E' la chiave di volta del nostro vivere della natura e nella natura ( le isole artificiali chiamate città poggiano sul resto del mondo naturale, del quale non potremo mai fare a meno).



Ispirazione di questo pensiero è stata la lettura di "La Luna è dei Lupi" dell'amico Giuseppe Festa (ci saremo visti un pugno di volte nella vita, ma è difficile non considerare amico un tipo come Giuseppe). 
Una storia di lupi e uomini.
Una storia di sopravvivenza.  
Ma non, come sarebbe facile pensare, del branco di  lupi protagonisti,  che nella storia si trovano a dover abbandonare il Parco dei  Monti  Sibillini, alla ricerca di un luogo sicuro dove vivere e allevare i propri cuccioli.

A dover sopravvivere a se stesso è l'uomo.

Dalla storia scritta da Giuseppe, ho imparato questo. Di inquinamento e di pressione antropica, di ecologia e di sviluppo sostenibile, di risorse rinnovabili e consumo critico si parla da molto tempo, ma mai come oggi abbiamo la capacità, le tecnologie per vivere in armonia con la natura sostanzialmente senza rinunciare ad un adeguato tenore di vita.

Tutto sta nel coraggio di fare scelte, anche dolorose, nel superare la paura di non essere in grado di guidare il proprio branco, nel trovare  strade nuove per disporre delle risorse necessarie. Quello che fa il capobranco Rio.

E quando tutto è compiuto, quando la Luna che riappare nel cielo invita alla speranza, la riconciliazione tra gli uomini e il regno naturale diventa possibile.

E anche noi, gente di città,  possiamo sognare, e pregare,  insieme ai lupi.



Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.