venerdì 14 settembre 2012

Innovazione nelle persone

Il vulcanico Ermanno Zacchetti, che mette sempre cuore e cervello nelle cose che fa, ha lanciato una sfida un paio di mesi fa.
Chiedeva di pensare,  OGGI, a come poter iniziare a costruire la Cernusco di DOMANI, con una data indicativa di riferimento 2032, cioe` tra 20 anni.
Questa sfida chiede una lungimiranza  che e` difficile avere in tempi come questi, dove cambiamenti  tecnologici hanno impatti  cosi`  repentini sulla societa` che fatichiamo a stargli dietro.

Io questa sfida l'ho raccolta. Un po' perche` mi piace pensare all'innovazione e un po'  perche` amo la mia citta`.
Ho pensato un po' durante questi mesi, favorito anche dalle vacanze, cercando di far emergere almeno due aspetti:
  •  trovare sistemi o processi innovativi che avrebbero potuto essere applicati ad una discussione sul futuro della citta`;
  • accordare queste innovazioni con le reali capacita` di risposta della comunita` civile.
La difficolta` di conciliare i due punti qui sopra me la evidenzio` quest'estate un amico, responsabile di un settore di Milano della raccolta rifiuti. Disse che le tecnologie per ottenere rifiuti di buona qualita` ci sono, quello che manca e` la sensibilita` dei cittadini nel condurre correttamente la raccolta differenziata. Questa sensibilita` non si puo` pianificare, entra nella cultura lentamente e a condizioni  al contorno favorevoli.

E allora? Quale contributo posso dare? Ho provato a tracciare un po' di temi 'caldi' per l'innovazione della citta`:  ma anche se si riuscisse a coprire con una pianificazione a lungo termine su uno solo di queste tematiche, il vero nodo sta altrove.

Sta nel riuscire a portare l'innovazione ad un livello di percezione che sia veramente per tutti.  
Il successo sostanzialmente immediato dei social network, per esempio, e` dovuto al fatto che la tecnologia non ha fatto altro che amplificare una tendenza naturale nella razza umana a socializzare attraverso soprattutto la conversazione, e a permettere questo continuo scambio empatico in tempo  reale. Si recupera la dimensione del villaggio ( e qui ci sta il villaggio globale di MacLuhan, non nella TV ) annullando le distanze.
Perche` anche in altri ambiti riesca questo processo di innovazione ( che altri non deve essere, in via definitiva,  che un processo di miglioramento delle nostre condizioni di vita ), si deve fare leva sugli stessi meccanismi. 
Per continuare l'esempio precedente, non dovrebbe essere un peso fare la raccolta differenziata, sia perche` lo smistamento e` facile, so con chiarezza quali rifiuti vanno in un contenitore quali in un altro ( e ancora sulla maggioranza dei prodotti  non vi e` indicazione di che tipo di rifiuto a loro volta producono) sia perche` ne comprendo e condivido le finalita`, sia perche` ne ricavo un guadagno indiretto e magari anche diretto. 

In tutti gli ambiti la percezione di semplicita` e di utilita` dovrebbe essere il leit-motiv che porta al successo dell'iniziativa, e  che dovrebbe poi fare parte di quel bagaglio di cultura spicciola ( e buone pratiche ) necessarie per affrontare un mondo sempre piu` complesso.


Come far si` che questo sia possibile, non lo so: credo sia la grande sfida per il 2032.



mercoledì 5 settembre 2012

Sulle spalle dei giganti

Ecco, io su questa faccenda della comunicazione ci sto pensando da un pezzo, ve ne sarete accorti ( qui accanto l’elenco dei miei contributi nel blog). Siccome  poi negli anni ho imparato che per comprendere un fenomeno  (sia esso fisico/tecnologico, come mi e` capitato al lavoro, sia sociale o culturale), si deve andare alla sorgente, a chi per primo ha teorizzato, ha scoperto la spiegazione, ha gettato le basi per interpretare e farne uso, allora ho cercato chi fosse stato il primo a dare corpo logico a questa faccenda.

Ho cercato di attingere al lavoro di Claude Shannon del 1948,  (The Mathematical Theory of Communication) , lavoro non facile per le mie scarse capacita`, cercando di tracciare un parallelo tra la teoria e la comunicazione applicata. Cosa che peraltro non e` che mi sia vennuta benissimo.

Ma sono i commenti, anzi le domande che un po’ retoricamente si pone Warren Weaver, nell’articolo-spalla dell’anno successivo ( che spiega anche agli ostici delle formule matematiche perche` il lavoro di Shannon e` cosi` importante ) a stimolare oggi maggiormente la mia riflessione sull’argomento, visto in chiave interpretativa del processo di scrittura, in particolare di scrittura narrativa.
Dapprima Weaver introduce tre livelli di  comprensione della comunicazione, che rispondono alle seguenti domande:
A. Con quanta accuratezza i simboli della comunicazione possono essere trasmessi? ( questo e` il livello tecnico a cui Shannon da` una  definizione rigorosa )
B. Con quanta precisione i simboli trasmessi riportano il significato desiderato? ( livello semantico)
C. Quanto efficacemente il messaggio influisce nel comportamento del ricevente? (livello dell’efficacia)

Weaver ricorda che se anche le due ultime domande sembrano attenere alla sfera filosofica del problema di comunicare, e la prima esclusivamente alla sfera ingegneristica, e queste sfere sono apparentemente disgiunte, in realta` l’influenza del livello tecnico sugli altri due e` alta, tanto da compromettere  la riuscita del processo comunicativo.
E` dunque necessario tornare ad analizzare il livello tecnico per comprendere appieno i meccanismi della comunicazione. E questo mi conforta nel mio ricercare.


Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.