giovedì 17 dicembre 2015

Ex Umbris, un regalo

Per Natale , fatevi un regalo, Trovate l'ebook di "Ex Umbris - il codice nascosto" in tutti gli e-store a 2,49 Euro. 
Una storia che si affaccia sul mondo della tecnologia di ieri e di oggi, soprendentemente in grado di donare emozioni.


E' disponibile una anteprima del romanzo: i primi due capitoli li trovate qui (in formato PDF): https://drive.google.com/…/0BxbroiKhaPyYT19PNjZsT3JCQ…/view…

(Guarda sulla barra qui a destra per avere più informazioni )


La storia della Calcolatrice Elettronica Pisana ( conosciuta come CEP) , che fa da sfondo a Ex Umbris, è una appassionante vicenda che investe gli ambienti accademici e tecnologici italiani degli anni cinquanta/sessanta. Pur edulcorata dalle necessità della finzione letteraria, le parti del romanzo che vedono la progettazione della CEP hanno fonti autorevoli, spesso di prima mano:
- O.G. Mancino, R.Sprugnoli - CEP, La Calcolatrice Elettronica Pisana, Pisa, Edizioni Plus-Pisa University Press, 2011
- M.Vanneschi ( a cura) - La CEP, storia, scienza e umanità dell'avvventura informatica pisana, Pisa, , Felici Editore, 2003
- M.Capovani - La matematica e il calcolatore. L'avventura pisana, Pisa, Edizioni Plus-Pisa University Press, 2004
- M.Bolognani - Bit Generation, Roma, Editori Riuniti, 2004
Riferimenti utili e fonti di ispirazione sono stati anche:
- S.Singh, Codici e Segreti, Rizzoli , 1999
- J.Gleick, The Information, A history, a theory, a flood, Pantheon Books, 2011

martedì 1 dicembre 2015

Una bella persona per delle belle storie

Se c'è un ambito in cui spesso coltivo pregiudizi, è quello letterario.
Forse perchè temo di ricevere delusioni o perchè, considerato il tempo limitato a disposizione della lettura di narrativa ( prediligendo in questo periodo  testi tecnici o di saggistica - il mio ultimo acquisto è Architettura dell'Informazione, non proprio una storia avventurosa ), preferirei andare sul sicuro.
Inoltre, intorno all'aggettivo "letterario"  ruota una certa ingessatura di modi, abitudini, slang e incensazioni che al confronto le recensioni al TG di Vincenzo Mollica sembrano invettive diaboliche.
Troppa pseudo-cultura portata in palmo di mano solo perchè declinata su un supporto cartaceo, troppa gente che si prende sul serio per aver pubblicato una decina di poesie e troppi disposti a dar loro credito, abbagliati dal biancore della carta di libricini costati, in sangue sudore e lacrime, e pure soldi, molto di più del prezzo di copertina.
 ( a scanso di equivoci, sono stato anch'io ammaliato da questa illusione)


Visto che però i pre-giudizi ( che provengono dalla capacità predittiva del cervello, e qui sarebbe interessante aprire un'altra bella parentesi ) si dimostrano il più delle volte fallaci, amo anche vedere smontata la forma-mentis costruita intorno ad un autore o ad un titolo, che si rivelano meglio di come apparissero ai miei occhi distorti, e che a volte diventano vere e proprie pietre miliari nella (supposta) crescita del mio pensiero.
E' accaduto con Marco Erba e il suo  "Fra me e te", originariamente disponibile in ebook, ma a breve nelle librerie in versione cartacea, e anche in parte con Michela Murgia e il suo Accabadora.




Accadde anche con Sara Rattaro, di cui avevo sentito parlare molto bene, ma che non avevo ancora affrontato, frenato forse da una immagine pubblica  un po' troppo uniformata al mercato, come con le copertine più recenti, troppo uguali a molte altre del genere sentimentale, dignitosissimi lavori che però non mi fanno nè caldo nè freddo.
Poi mi imbatto in "Non volare via" e naturalmente i pregiudizi si dissolvono.
Una scrittura che scava  nell'animo dei personaggi, con linguaggio chiaro ma non banale, la percezione di un sistematico studio delle problematiche che narra. Una visione introspettiva  alternativamente assegnata ai protagonisti, che in questo modo conducono una narrazione derivata, come per tutti i romanzi della Rattaro dall'ascolto della testimonianza di storie vere.

Se gli si può ascrivere un difetto, forse è quello di una certa staticità negli accadimenti, un dilungarsi nelle profondità delle introspezioni anche quando potrebbe essere opportuno "far scorrere" il racconto.

L'evento  di domenica scorsa, la presentazione magistralmente condotta dalla spumeggiante Loredana Limone del libro di Sara "Niente è come te" ha confermato (così come a mia moglie, che ha "l'occhio lungo" sulle tematiche sociali) che la potenza narrativa dei lavori di questa autrice derivano, oltre che dall'ascolto, da un grosso lavoro di studio e ricerca condotto con metodo scientifico e dall'umiltà di sentirsi, come autrice, a servizio della storia. Non viceversa.
Anche grazie a scrittrici come lei la narrazione "di finzione" riguadagna un ruolo non solo di intrattenimento, ma di denuncia e di  strumento per affinare quella facoltà spesso dimenticata, che si chiama pensiero.

lunedì 23 novembre 2015

Dieci anni di Alta Via

C'è voluto un imprevisto coinvolgimento nell'uscita periodica dei diciottenni dell'UPG Cernusco a San Martino Valmasino per ricordarmi che sono passati dieci anni dalla pubblicazione di Alta Via.
Non che sia un anniversario fondamentale. Per di più sono solo poche centinaia le persone che hanno letto quella raccolta di racconti. Però è stato il mio primo tentativo serio di mettermi in gioco e proporre al pubblico quanto avevo nel famoso "cassetto".
Racconti brevi ( qualcuno dice "troppo"), scrittura un po' acerba,  raccolti nel 2005 ma nati  molto prima, a partire da quella avventura dell'estate del 1985 che ci ha visto scarpinare e arrampicare tra le pendici del Badile e del Cengalo sino a fin sotto il Disgrazia.


Mi chiedevo dunque ieri mattina, mentre mi affacciavo su una val di Mello ancora ostaggio dell'ombra, se le tensioni, le aspirazioni, le speranze e le incertezze dei giovani di oggi fossero le stesse dei giovani di trent'anni fa,  quello che eravamo noi.
Forse no.
Forse tutto è cambiato.
Il contesto sociale è profondamente differente, gli orizzonti si allargano, ma nel contempo si diluiscono i contrasti. La generazione degli "sdraiati" altrimenti detti "sbatti zero" sembra prevalere.

Li ho visti, quei giovani sempre connessi. Disposti a dimenticarlo, lo smartphone, in cambio di un momento intenso di amicizia, di una avventura o di un impegno.
Se cresce in loro l'entusiasmo, ci sono. Se comprendono il senso delle cose, lavorano per renderle possibili.
E dunque forse Alta Via  vale anche per loro, rispecchia il loro affacciarsi sul mondo, macchiato di luci e ombre, ma definitivamente bellissimo.

La foto di copertina della edizione cartacea di Alta Via.
Ora disponibile in ebook



lunedì 16 novembre 2015

La rivoluzione NON digitale

Quando ci si riferisce alle scoperte, invenzioni e innovazioni tecnologiche che caratterizzano e che stanno modificando a velocità sempre più alte la nostra vita, si usa spesso termini quali "Rivoluzione Digitale, Innovazione Digitale,  e si pensa all'evoluzione in corso come ad un percorso lineare, definito inevitabile ( magari incerto solo nelle tempistiche) regolato esclusivamente da leggi quali la Legge di Moore che prevede un raddoppio delle capacità tecnologiche informatiche ogni diciotto mesi ( in verità la legge originale parla del raddoppio del numero di transistor in un dispositivo, ma anche essa, impropriamente, viene usata per indicare un qualsiasi miglioramento teccnologico).

Siamo in effetti nel pieno di una rivoluzione.
La pervasività dei sistemi di comunicazione sta cambiando le modalità di  interazione personale, Il ridotto costo dei dispositivi li rendono una commodity ( ovvero qualcosa di utile) perdendo almeno in parte la caratterizzazione di status symbol ( eccetto che per i prodotti di fascia alta e poche altre eccezioni). Quello che era straordinario, come la comunicazione video a distanza, la virtualizzazione  dello storage (tradotto: il salvataggio dei file su  server remoti di cui non sappiamo nulla), la possibilità di avere un computer potentissimo nel palmo di una mano,  è diventato d'uso comune.
Si sta imponendo l'internet delle cose, cioè l'interazione diretta via Rete tra dispositivi, con un controllo umano davvero ridotto
Ci si convince dell'efficacia della digitalizzazione del mondo, ovvero la riduzione delle sue evidenze - ciò che è percepito dai nostri sensi o dallo studio del mondo - a modelli matematici elaborabili , appunto, da calcolatori digitali.
Si prevede che tale digitalizazione sia il solo modo possibile per modellare il mondo e raicavarne le informazioni necessarie alla nostra vita.
Ma è davvero così? Davvero possiamo digitalizzare il mondo?
In fondo il mondo non è propriamente digitale.

Risultati immagini per mondo digitale

Quando si accende una lampadina si passa immediatamente da uno stato di buio ad uno stato di luce, è dunque un modo discreto ( binario, digitale) di interpretare il fenomeno luce buio.
Ma l'alba?  Quando si passa dalla notte al pieno giorno si attraversa un ininterrotta gradazione della luce solare, che è difficile discretizzare  in pochi valori numerici.  La misura della temperatura corporea ( già di per sè discretizzata, perchè non andiamo a misurare oltre i decimi di grado) quando si ha la febbre varia in modo continuo, non passa dai 36° ai 40° in un secondo.
E' solo per ragioni pratiche che assegnamo soglie e barriere e definiamo diversamente un fenomeno a seconda del fatto  che stia al di là o al di quà di tale soglia.
( Qui non mi addentro nella meccanica quantistica - che peraltro non conosco - dove la discretizzazione assume altri significati )
I sensori che misurano le grandezze fisiche devono essere in grado di discriminare le variazioni di tali grandezze ( analogiche) e solo successivamente, per ragioni di utilizzo, assegnare a tali variazioni valori numerici in cifre ( digit, in inglese, da qui digitale ).
In questa rivoluzione che vede dispositivi elettronici sempre più pervasivi e dedicati a supportare la nostra vita quotidiana ( domotica, automotive, smart city, etc. )  la differenza non è dunque data  dalla moltiplicazione delle capacità di calcolo, dall'aumentare la potenza dei calcolatori, ma dalla abilità nel "leggere" e interpretare il mondo.
Il modello della legge di Moore non è più sufficiente.

Già da tempo l'azienda in cui lavoro lo ha capito. Integrare in un solo sistema capacità di calcolo (digitale) e sensori o regolatori del mondo esterno ( analogico e spesso con potenze molto più alte di quelle abitualmente in gioco in un calcolatore)  è stata una sfida che sin dagli anni ottanta si è giudicata di fondamentale importanza. Grazie ad uno dei pionieri della microelettronica, Bruno Murari ( anche  inventore e promotore di un'altra classe di strumenti i MEMS, i giroscopi e gli accelerometri che popolano i nostri smartphone), una tecnologia che comprendesse tutti questi aspetti si è diffusa con crescente interesse e oggi, benchè quasi quarantenne, si dimostra fondamentale per superare gli ostacoli di interazione con il mondo esterno che sono la chiave di svolta della nuova elettronica, più vicina all'uomo.

mercoledì 4 novembre 2015

Un articolo su Enea De Marchi

Un ricercatore, professore all'Università della Martesana, ha redatto un breve scritto sulla figura di Enea De Marchi.
Vi invito alla lettura.

Visioni di Futuro

mercoledì 30 settembre 2015

Il mistero di Enigma colpisce l'occidente




Enigma
Il fascino che uno strumento apparentemente simile ad un vecchia macchina per scrivere  ha esercitato nelle ultime generazioni  è sorprendente.
In fondo non era altro che un insieme di cavi intrecciati, ingranaggi che stabilivano contatti, il tutto in una scatola con sormontate una tastiera e una sua replica con tasti luminosi.
Sto parlando di Enigma, la macchina crittografica usata dall'esercito nazista ( alcune anche da quelli italian e giapponesi) e che dotò loro una certa supremazia strategica sino a che dapprima i servizi segreti polacchi poi gli inglesi,  non riuscirono a decifrarne il funzionamento.
Alle prese con i codici cifrati generati da quella macchina ( che aveva a suo favore la -relativa- semplicità d'uso e soprattutto la portabilità ) ci fu anche quell'Alan Turing descritto recentemente nel film "The Imitation Game". Il genio di Turing fu fondamentale per realizzare le macchine decrittatrici dai nomi evocativi di "Bomba" e "Colossus".
Il tutto fu realizzato in gran segreto, tanto che solo negli anni settanta si cominciò a togliere il velo sull'immane lavoro di intelligence determinante per le sorti della guerra.

Risultati immagini per bombe turing
i rotori della Bomba
Sono però tanti gli aspetti legati a Enigma che intrigano chi si accosta alla sua storia:  il TOP SECRET  durato trent'anni, il coinvolgimento di Alan Turing,la sua personalità complessa e la sua stessa vicenda, la rivelazione di una guerra vinta non solo con gli eserciti ma anche con l'intelligenza.

Forse un'altra consapevolezza si aggiunge. il fatto che la crittografia sta dominando, nascosta, il nostro mondo digitale. Tutte le transazioni finanziarie sono criptate,  sono necessarie password  a prova di bomba ( è il caso di dirlo) per ogni accesso internet, l'Internet of Things richiede un alto livello di sicurezza affinchè la casa e gli elettrodomestici non siano preda di inopportuni intrusi.

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Alan M. Turing
Certo è che la sfida a Enigma fu  causa di una accellerazione nello studio e realizzazione dei calcolatori elettronici, L'impianto teorico di Alan Turing, i progressi nell'uso delle valvole termoioniche, l'architettura di Von Neumann, Tutto nell'arco di pochi anni.  E in pochi anni il concetto di demandare calcoli e ragionamenti sempre più complicati ( non complessi, eh! ) ma ripetitivi ad una macchina si va affermando ovunque. Solo un decennio più tardi in Italia inizia la sfida della Calcolatrice Elettronica Pisana.


Ci troviamo a usare quasi inconsapevolmente ( mi correggo, per la maggior parte della gente si può omettere il quasi ) tecnologie di altissima complessità, diffusesi in breve tempo e inconcepibili  solo pochi decenni fa. Dovremmo tenerlo in considerazione ogni volta che usiamo con eccessiva leggerezza gli strumenti social.




giovedì 17 settembre 2015

La ricerca di senso in una storia che parla di tecnologia

La frase che fa da filo conduttore al mio romanzo "Ex Umbris il codice nascosto"  proviene da un longevo cardinale  del XIX secolo, John H.  Newman, noto per il carattere progressista ( per la cultura di allora!fece pure un grande balzo dall'anglicanesimo al cattolicesimo)  del suo lavoro nella chiesa inglese.
La frase per esteso è

Ex Umbris et Imaginibus in Veritatem


( Dalle ombre e dai simboli alla verità)
ed è riportata come epitaffio sulla  tomba del cardinale.
Trovata per caso, mi ha molto colpito per la sua valenza universale.
Perchè l'uomo vero non è quello che non deve chiedere mai, ma quello che sempre chiede, sempre si interroga, sempre ricerca.

Risultati immagini per cardinal john henry newman
La vita, dunque, come una continua ricerca:
-  di senso, perchè interrogarsi sulla propria natura, sul destino che ci pone in  questo mondo, e sul cosa ci potrebbe riservare il futuro. fa parte dell'essere propriamente umani,
- di verità, perchè  solo una visione onesta, limpida, ragionata della realtà nella quale siamo immersi ci permette di  coglierne appieno la bellezza.
Che si tratti temi religiosi o scientifici, esistenziali o pratici, siamo sempre in ricerca.

Per questo ho voluto che la ricerca in senso lato fosse il motivo ricorrente nel lavoro che un po' spavaldamente sottopongo alla pazienza di chi ha la bontà di leggermi.
Nel romanzo Ex Umbris  il codice nascosto si narra di sfide aperte e raccolte da chi apparentemente non parrebbe adatto al ruolo, di rompicapi metafore dei problemi che quotidianamente ci attanagliano. E la fiction si immerge nella meravigliosa autentica avventura della Calcolatrice Elettronica Pisana, vanto poco conosciuto della storia della Ricerca e della Tecnologia italiane.



giovedì 3 settembre 2015

Ex Umbris

Chi segue questo blog si può rendere conto che, oltre a porre l'attenzione su una innovazione ragionata, amo investigare come nel passato si siano poste le basi, scientifiche, tecnologiche e umane per arrivare al punto odierno e proiettarsi in un futuro che molto probabilmente ci condurra oltre le stelle.
Con questo spirito ho lavorato ad ex Umbris, un progetto di cui  avrete forse sentito parlare in questa e in altre sedi social, avendo  di tanto in tanto pubblicato materiale ad esso riferito.
Sono felice ora di annunciarvi che è disponibile presso tutti gli store la versione ebook del romanzo

Ex Umbris - il codice nascosto

Sullo sfondo l'avventura del primo calcolatore italiano, la Calcolatrice Elettronica Pisana,  evento poco noto ma che meriterebbe più attenzione da parte dei media; in primo piano la fiction di un brillante ingegnere che sviluppa in segreto un codice. Rimasto occultato per molti anni, viene riscoperto da due ragazze amiche dell'uomo. Il percorso per venire a capo di questo mistero sarà sorprendente.




lunedì 22 giugno 2015

Da puzzle dell'informazione a quadro della conoscenza.

In altre occasioni ho citato il diagramma DIKW che traccia il processo mentale che dai dati porta alle informazioni e alla conoscenza. (qui anche  un breve trattato)
Nell'estrema semplicità del modello non viene evidenziato come si passa dalle dall'uno all'altro livello concettuale. Quando i dati cessano di essere tali e diventano informazioni? Quando le informazioni vengono metabolizzate e si può parlare di conoscenza?
Dati, informazioni, conoscenza e saggezza... sembra facile...


Per il passaggio dalle informazioni alla conoscenza, un parallelo illuminante può essere dato dal famoso gioco del puzzle. All'acquisto del puzzle si ha l'intero contenuto informativo in una scatola, ma esso non è organizzato, tanto che osservandolo non si ha la percezione che esso permetta la realizzazione dell'immagine target ( quella che solitamente c'è sulla confezione).
E non è nemmeno sufficiente porre i pezzi l'uno accanto all'altro in modo ordinato. Fossimo anche in grado di posizionare i pezzi al posto giusto, non avremmo comunque un immagine completa.
Il solo modo per ottenere il risultato sperato è trovare il giusto incastro per ogni pezzo, cioè considerare  il contenuto informativo di ogni tassello in funzione delle relazioni che esso può avere verso gli altri.
Le relazioni tra i tasselli sono evidenziate dalla forma stessa del tassello, che rappresenta la capacità di collegarsi in modo (quasi) univoco con i tasselli adiacenti. Capire la relazione possibile e metterla in atto ( incastrando un tassello in un altro) è l'operazione mentale necessaria per la riuscita del puzzle.

Risultati immagini per puzzle wiki
Un esempio di puzzle inerente al tema di questo post: il logo di Wikipedia.
La conoscenza come interconnessione universale
Non è forse questo il processo che porta alla conoscenza? Non è forse mettendo insieme singoli elementi, singolari punti di vista che si arriva ad ottenere il quadro completo?
Spesso il processo non è semplice, il numero dei pezzi da mettere in relazione è molto alto, gli indizi dell'immagine non sono chiari. Entra allora in gioco la conoscenza pregressa,  i puzzle già realizzati con successo. Grazie a loro il processo mentale per stabilire le relazioni è semplificato, e si raggiunge l'obiettivo più velocemente.

Perchè dedicarsi a queste riflessioni che potrebbero sembrare peregrine?
Mi sembra che approfondire i meccanismi che sottendono alla trasmissione delle informazioni, così come gli aspetti della comunicazione, aiutino a comprenderne il valore.
Sommersi come siamo da contenuti  di qualsiasi tipo, spesso più indirizzati a  sottrarci qualcosa (il più delle volte denaro) che a costituire vantaggio per la nostra vita,  comprendere le strutture fondamentali della catena informative ci aiuta ad essere un po' più robusti, un poco più preparati da affrontare la grande babele dell'informazione.

lunedì 15 giugno 2015

Contravvenzione

"Fiiiihhhhhh!"
Il trillo del fischietto rompe la soporifera calma del quartiere, molto di più dell'occasionale rombo di un aereo che da Linate decolla con una rotta inusuale, o delle agghiaccianti sirene che  sovente segnalano il passaggio salvifico di una ambulanza.
"Si fermi, lei è in contravvenzione!"
"Oh, la miseria, cos'ho fatto mai?"
"Non vede? Questo è senso unico, e lei lo sta percorrendo contromano."
"Ma sono in bicicletta!"
"Appunto! Fosse stato a piedi.. ma lo sa che il codice della strada si applica anche ai velocipedi?"
L'uomo in bici si mette a ridere.
"Velocipede? ma questa è una bici!"
Il vigile si spazientisce.
"Mmm! Per velocipede si intendono tutti quei veicoli a propulsione muscolare, pertanto include la bicicletta."
"Ok, okay!  Però credevo che in ambito urbano fosse concesso ai 'velocipedi' di percorrere i sensi unici contromano."
"Eh, troppo facile così! Ci dovrebbero essere indicazioni in tal senso. ad esempio dovrebbe essere indicato chiaramente che il senso unico non vale per le bici. E comunque la legislazione non è chiara. Quindi lei è in contravvenzione."
"Si ma..."
"Oltretutto, se le dovesse capitare qualcosa, sa che le assicurazioni potrebbero rivalersi sul  fatto che lei ha violato il codice della strada per rifiutarle un eventuale rimborso?"
"Sì, va beh. Però io come faccio? Lo sa che se dovessi seguire pedissquamente, anzi se dovessimo seguire, perchè qui siamo in centinaia, forse migliaia in tutta la città che percorrono strade contromano. Se dovessimo seguire, dicevo, tutte i sensi unici e le regole del codice della strada, a quanti rischi di incidente andremmo incontro?"
"Oh, che esagerato!"
"Eh, provi lei a immaginare che tutti i ragazzi delle medie di  ritorno da scuola, invece di percorrere via Torriani contromano si immettessero in via Adua, notoriamente stretta e trafficata. A che rischio andrebbero incontro?  E per chi proviene dalle zone di via Cadore, come potrebbero fare per raggiungere il centro?"
"Beh... aspetti... mi pare... ma da via Piave, no?"
"No! No, mio caro vigile. Se dovessero seguire tutte le indicazioni dovrebbero percorrere via Dalla Chiesa sino alla rotonda con via Adua, percorrere la rotonda, dico!  la rotonda! e poi tornare indietro un tratto per immettersi in via Piave."
"Ma... non c'è un passaggio all'altezza della via?"
"C'era, ma ora hanno ridisegnato la segnaletica orizzontale e la linea centrale da tratteggiata è diventata continua, Quindi a regola non potremmo attraversare lì. Chiaramente tutti lo fanno, come tutti gli automobilisti girano a sinistra."
"Uh, sono confuso."
"Pensi un po' noi! Allora, me la fa la contravvenzione?"
"Vada, vada! Ma stia attento!"


Una conversazione immaginaria ma non troppo sulla diatriba dei sensi unici della zona via Torriani, via Piave.
Il punto di tutta questa faccenda è se si voglia fare veramente gli interessi di una comunità di persone che vive il territorio in modo sostenibile ( ad esempio spostandosi in bicicletta, e facendo proprio il territorio ) o ci si abbandoni a logiche burocratiche  e tecnocratiche ( l'importante è fare lavori nell'ambito della normativa, ma come questi lavori sono stati pensati, non importa). Una differenza importante, forse vitale.


giovedì 11 giugno 2015

Lavori a metà

Dalla vicenda urbanistica che  ha visto, obtorto collo,  coinvolto il nostro quartiere e della quale ho  raccontato qui e sui social network  si potrebbero trarre alcune considerazioni  sulla comunicazione e sulla percezione, che potrebbero interessare  anche a chi cernuschese non è.
Nelle attività che richiedono un alto livello di automatismo (quali la guida di un qualsiasi mezzo), la percezione è falsata dall'abitudine. Capita a tutti di imboccare una strada che precedentemente aveva un senso di marcia a noi favorevole, mentre ora è in senso vietato.
E' dunque opportuno un periodo di preavviso che segnali le modifiche in corso in modo evidente, così che venga  percepito  correttamente dall'utente e tale percezione prevalga sull'automatismo dell'abitudine.
Questo è stato fatto correttamente nella prima fase, quando a cambiare verso fu via Torriani.
(ci si può peraltro chiedere quanto possano essere utili testi con font che costringono l'autista a concentrarsi sulla lettura anzichè sulla strada.).
Poi più nulla.
Ci siamo trovati riduzioni di strade da doppio a unico senso, con relativi indicazioni di divieto di accesso, e persino in alcuni casi inutili divieti di sosta da un giorno all'altro, senza preavviso ne notifica. Ma il punto più emblematico è l'immissione in via Piave da via Dalla Chiesa.

Nell'intenzione dei progettisti, in via Piave con direttrice da nord a sud, ci si può immetttere solo provenendo da ovest ( quindi girando a destra) mentre  chi arriva da est dovrebbe proseguire sino alla prima rotonda e tornare indietro per un tratto di una cinquantina di metri. Cosa  che nelle intenzioni del progettista forzerebbe un minore flusso passante sulla via stessa.
Peccato che hanno trascurato di

  1. segnalare efficacemente la modifica ( non ci sono stati in questo caso cartelli ad uso deigli automobilisti e dei cittadini);
  2. modificare la segnaletica orizzontale (sino a ieri);
  3. usare una efficace segnaletica verticale ( vi è un obbligo a proseguire diritto, ma persino io, avendo saputo dell'installazione, l'ho notato, confuso com'è con i numerosi segnali blu che già popolano il tratto. Sarebbe forse stato più opportuno ( sempre se a norma) installare un divieto di svolta a sinistra, il cui colore rosso sarebbe stato notato con più facilità.
Un po' troppi cartelli blu.... 


L'inefficacia delle misure adottate mi è stata testimoniata dalle risposte di automobilisti che interpellati da alcuni vicini hanno risposto di non aver notato nessuna segnalazione e anche dal fatto che tale errore è stato fatto da rappresentanti della polizia locale, con auto di servizio.

...tanto che nessuno nota l'obbligo di proseguire diritto 


Risulta chiaro da questi fatti che

  1.  la struttura responsabile ha probabilmente una certa difficoltà organizzativa al suo interno, non essendo in grado di pianificare un intervento organico;
  2. non è stata fatta nessuna riflessione sulla percezione e sull'attenzione richiesta agli automobilisti e ai cittadini;
  3. non è stata fatta nessuna riflessione sulla sicurezza, tenendo conto del flusso pedonale e ciclistico della zona e che comunque la velocità media di chi percorre le strade a senso unico è sensibilmente più alta  ( la prova è che la seconda parte di interventi si è attuata dopo l'incidente che ha coinvolto, senza conseguenze, uno scuolabus. Se non fosse accaduto, saremmo ancora qui in attesa? )
  4. non è stata fatta nessuna riflessione sulla comunicazione. Forse chi si occupa di comunicazione istituzionale ha il focus sulle segnalazioni di eventi, meno sulla vita quotidiana.

L'incongruità di questa operazione è aggravata dalle informazioni, da fonte autorevole. di una nuova stesure del Piano Urbano del Traffico, che sarebbe stato disponibile a fine anno, e che potrebbe modificare ancora la situazione viabilistica della zona. 
C'è da chiedersi a chi spetti il coordinamento di  queste operazioni.
Questo è quanto percepiscono i cittadini; come in altre occasioni, mi piacerebbe essere se non in errore, quantomeno con una visione parziale. 
Sino ad ora, però nessuno ha replicato alle mie opposizioni 
Resto in attesa.


P.S. ad aggravare la cosa, ieri hanno rifatto la segnaletica orizzontale di via Adua, che attende da mesi il rifacimento del manto. Aspettare no, eh?



Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.