martedì 26 luglio 2011

Le leggi della comunicazione nella scrittura

Vivo tra l'interesse per la scienza e la tecnologia, che saltuariamente incontro nelle mie esperienze professionali, e la passione per la scrittura, che si esprime anche  con questo blog, ma soprattutto con i lavori che spesso vi propongo.
Sovrastato da una  ingenua presunzione di riuscire a legare i due mondi, ma anche con la consapevolezza di essere come un alieno naufragato  su un pianeta sconosciuto, che per sopravvivere ne deve apprendere le regole fisiche e sociali, mi sono messo a studiare i meccanismi comunicativi della scrittura, cercandone i fondamenti nei testi . Niente che gli esperti di letteratura, scienze cognitive, comunicazione non abbiano già estrapolato. Tuttavia mi diverte fare questo esercizio di mappatura dei paradigmi della comunicazione sui temi e modi della letteratura, specie quella con la 'l' minuscola, quella locale o professionale con la quale ho più spesso a che fare.
I  testi di riferimento sono:
  • Pragmatica della comunicazione umana ( i primi capitoli) di P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson; 
  • A mathematical Theory of Communication, C.E. Shannon;
  • conto inoltre  di recuperare informazioni utili dal recente The Information, di J. Gleick, che credo occupera` gran parte del tempo dedicato alla lettura nelle prossime vacanze. 
 




    Man mano che trovero` altri testi li aggiungero`.  Si accettano suggerimenti, insieme forse potremmo riuscire ad evidenziare nella pratica della scrittura, nella letteratura, quegli aspetti, quelle leggi che caratterizzano la comunicazione tout court.

    martedì 19 luglio 2011

    Le scale della casa del prete

    Pubblicare un libro non e` propriamente una operazione facile. Non dal punto di vista dell'edizione, cioe` della creazione del prodotto fisico: oggi con gli strumenti di print-on-demand, i vari editori a pagamento ( basta che non ti freghino ... ) e l'e-book,  ognuno puo` crearsi il personale libricino da distribuire, regalare o vendere alla propria rete di amici e conoscenti - come ho gia` fatto io per i due precedenti volumi, Alta ViaAlla ricerca dei Draghi, del resto.

    Piuttosto la difficolta` sta nel mettersi in gioco. Nel mostrare ai potenziali lettori un pezzo della propria anima sotto forma di parole scritte. E scritte possibilmente al meglio delle proprie capacita`, perche` i lettori sono giudici severi, esclusa la mamma, la suocera e pochi altri parenti, anche se ti blandiscono con complimenti e pacche sulle spalle, in realta` scandiscono parola per parola con il recondito scopo di trovare il fallo, la smagliatura della trama , per poi rinfacciartelo.
    Ma soprattutto scrivere e` una forma di comunicazione, nella quale e` importante sia la sintassi che la semantica. E  se non hai cose da dire, lo si capisce subito: la narrazione diventa povera di pathos, si gira intorno alle figure retoriche, alle situazioni simili a mille altre lette nei romanzi di genere. 
    Quindi ogni paragrafo dovra` essere meditato, limato dell'asprezza della prima stesura, adattato come una tessera di puzzle a comporre la figura intera, analizzato nella forma e nella sostanza. Un lavoro duro, che richiede concentrazione e tempo.
    Perche` allora, a meno di un anno dall'uscita di Alla ricerca dei Draghi, mi presento con una nuova pubblicazione?
    Per due motivi:
    1) Quando si e` profilato all'orizzonte il Demolition Day, l'apertura dei cantieri e la effettiva concretizzazione del nuovo corso dell'oratorio, qualcuno ha proposto idee quantomeno folcloristiche per il reperimento di fondi. Allora ho pensato a come avrei potuto contribuire, magari dando in cambio qualcosa che valesse un po' di piu` di un semplice souvenir;
    2) Avevo per le mani alcuni racconti che non avevano trovato spazio nell'ultima raccolta. Parlano dell'uomo e del suo rapporto con Dio. Qualche pagina di queste mi era stata piu` volte richiesta.
    Ecco dunque "Le scale della casa del prete" che a dispetto del nome, non racconta le avventure di un tempo che fu, ma serve da trampolino di lancio per aspirare a  qualcosa di piu` Alto.
    Chiaro che  essendo l'oratorio luogo prediletto per la crescita sociale e spirituale dei giovani,  unire lo scopo e il contenuto mi e` parso il modo piu` naturale per rendere omaggio al luogo, in forte trasformazione, agli amici, con i quali si e` cresciuti, alle future generazioni, nostra luce e speranza.

    domenica 3 luglio 2011

    Una città non dolente

    Che si voglia sapere il futuro della propria città,  è un sacrosanto diritto soprattutto di chi ci abita, per ovvi motivi, ma anche di chi questa città l'amministra, e anche qui non è difficile capirlo, e pure chi realizza la città, non  solo le strutture in cemento e acciaio, ma anche le INFRA-strutture, che sono quelle poi che rendono quei cubicoli finestrati delle case degne di essere abitate.
    Le imprese non sono interessate a questo per puro interesse economico. Quello alla fine c'è sempre. Ma perchè anch'esse si rendono conto che una cosa è il guadagno facile, ma non pianificato quindi soggetto alle oscillazioni del mercato, oggi più violente  degli improvvisi temporali estivi, altra cosa è la capacità di sopravvivere alle inflazioni e ai default offrendo prodotti e servizi in grado di tenere testa ai mutamenti sociali e di conserva alle richieste, magari ancora non espresse, dei clienti/utenti.
    Con questo spirito si è tenuto giovedì scorso a Milano  il Forum sulle Città digitali, organizzato da The Innovation Group di Roberto Masiero.

    Molti i nomi non solo quelli  illustri,  quali l'archistar e neo assessore Stefano Boeri e il presidente e A.D. di ATM Enio Catania, ma soprattutto  valenti tecnici, quali il direttore del Senseable City Lab del MIT, Carlo Ratti, promotori di nuovi modi di analizzare i dati provenienti da tutti gli attori della città ( umani e non umani).
    Per i dettagli consultate il sito degli organizzatori, qui vorrei proporvi una mia considerazione:
    Pareva prevalere tra gli amministratori e i rappresentanti delle  aziende  che a vario titolo hanno relazionato il timore di non riuscire a governare il cambiamento, per via della variabile (impazzita)  determinata dagli utenti finali, abitanti e lavoratori , che solo in pochi casi venivano ammessi alla coorte dei protagonisti del cambiamento.
    E gli sforzi erano quasi tutti volti a creare condizioni di sviluppo che non prevedessero le istanze o i feedback dei cittadini se non in funzione di un'aggiustamento di tiro delle precondizioni che non dovevano essere messe in discussione.
    Rari i casi in cui gli utenti finali acquisivano un ruolo attivo e di proposta.
    In questo, guarda caso, si sono distinti proprio Stefano Boeri, che nonostante il suo sia stato un intervento molto sui generis,  ha ribadito la necessità di creare rete tra le comunità di persone, le istituzion, e le imprese, e  Edoardo Croci, tra i promotori dei cinque referendum di Milano e sostenitore della partecipazione civica.
    Appunti
    Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.