Che si voglia sapere il futuro della propria città, è un sacrosanto diritto soprattutto di chi ci abita, per ovvi motivi, ma anche di chi questa città l'amministra, e anche qui non è difficile capirlo, e pure chi realizza la città, non solo le strutture in cemento e acciaio, ma anche le INFRA-strutture, che sono quelle poi che rendono quei cubicoli finestrati delle case degne di essere abitate.
Le imprese non sono interessate a questo per puro interesse economico. Quello alla fine c'è sempre. Ma perchè anch'esse si rendono conto che una cosa è il guadagno facile, ma non pianificato quindi soggetto alle oscillazioni del mercato, oggi più violente degli improvvisi temporali estivi, altra cosa è la capacità di sopravvivere alle inflazioni e ai default offrendo prodotti e servizi in grado di tenere testa ai mutamenti sociali e di conserva alle richieste, magari ancora non espresse, dei clienti/utenti.
Con questo spirito si è tenuto giovedì scorso a Milano il Forum sulle Città digitali, organizzato da The Innovation Group di Roberto Masiero.
Molti i nomi non solo quelli illustri, quali l'archistar e neo assessore Stefano Boeri e il presidente e A.D. di ATM Enio Catania, ma soprattutto valenti tecnici, quali il direttore del Senseable City Lab del MIT, Carlo Ratti, promotori di nuovi modi di analizzare i dati provenienti da tutti gli attori della città ( umani e non umani).
Per i dettagli consultate il sito degli organizzatori, qui vorrei proporvi una mia considerazione:
Pareva prevalere tra gli amministratori e i rappresentanti delle aziende che a vario titolo hanno relazionato il timore di non riuscire a governare il cambiamento, per via della variabile (impazzita) determinata dagli utenti finali, abitanti e lavoratori , che solo in pochi casi venivano ammessi alla coorte dei protagonisti del cambiamento.
E gli sforzi erano quasi tutti volti a creare condizioni di sviluppo che non prevedessero le istanze o i feedback dei cittadini se non in funzione di un'aggiustamento di tiro delle precondizioni che non dovevano essere messe in discussione.
Rari i casi in cui gli utenti finali acquisivano un ruolo attivo e di proposta.
In questo, guarda caso, si sono distinti proprio Stefano Boeri, che nonostante il suo sia stato un intervento molto sui generis, ha ribadito la necessità di creare rete tra le comunità di persone, le istituzion, e le imprese, e Edoardo Croci, tra i promotori dei cinque referendum di Milano e sostenitore della partecipazione civica.
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