lunedì 28 febbraio 2011

Nelle maglie della rete

I nuovi strumenti multimediali, i devices sempre più potenti, le interfacce che migliorano quasi quotidianamente la facilità d'uso hanno reso il Web il vero protagonista del costume e della società.
C'e` un senso di onnipotenza ( o quantomeno di grande liberta` ) nel gesto di scrivere in poche righe quello che ci e` appena accaduto, o nel postare la foto appena presa col cellulare taggando gli amici per tramandare ai posteri l'ultimo chupito preso in compagnia.
E tutto questo gratis. Forse proprio gratis no. Il cellulare non e` a costo zero, anche con le offerte di abbonamento piu' convenienti. Un po' di banda la devi comprare e stare sempre connessi non e` come chiacchierare in salotto. Ma soprattutto a fronte di un servizio di comunicazione e scambio di informazioni, noi cediamo i nostri dati personali. Che non sono solo l'eta` anagrafica, il sesso e i relativi gusti, il tipo di attivita`, ma anche gli orientamenti politici, religiosi, le preferenze, tutto quanto puo` essere utile a identificare la persona come possibile target per una operazione di marketing. Perche` questo e`  il  modo - non l'unico, ma per ora il solo ad  essere preso in considerazione, per rendere profittevole una  iniziativa imprenditoriale come un social network o un sito di ricerca e servizi.
Non che chi ha inventato le nuove tecnologie del Web 2.0 abbia pensato subito a fare soldi:  le vicende di  Page & Brin, Zuckerberg, Dorsey descrivono giovani  con una visione alta, con una mission volta a rendere la Rete piu` accessibile e friendly. Don't be evil   e` il motto di Google, e sino a che il controllo restera` nelle mani dei loro fondatori, forse possiamo star sufficientemente tranquilli.
Ma le aziende, specie se quotate in borsa, qualcosa devono fruttare. E che dire in quando, in situazioni di turbolenza politica, i governi pretendono il controllo del traffico dati ? Se tutti i contenuti sono affidati alla Rete, rintracciarli non e` difficile per chi ne controlla le applicazioni, e la censura trova facile gioco.

In un articolo de Le Scienze di Febbraio, colui che e` conosciuto come l'inventore del Web , nel 1990  ( dico sempre che mio figlio, nato nel '93, e` della generazione di Internet, in realta` dovrei dire del Web, essendo Internet , la Rete di computer sulla quale e` possibile gestire i contenuti che formano il World Wide Web, molto piu` antica -  concepita nel 1962 da Licklider, si diffuse tra i '70 e gli '80 ), Tim Berners-Lee, vede tra i pericoli per il Web proprio questo: l'affidarsi "anima e corpo" ad un sistema chiuso, proprietario, poco o per nulla disposto a condividere la conoscenza di cui dispone con altri sistemi.
Secondo la visione di Berners-Lee, il Web si basa su tre principi fondamentali:
  • l'universalita`, ovvero l'indipendenza dal tipo di hardware, software, connessione o linguaggio usato
  • gli standard aperti, e gratuiti, che permettano di creare applicazioni senza oneri o permessi
  • la separazione tra Web e Internet, ovvero tra le applicazioni e la piattaforma che li supporta.
Il venir meno a uno di questi principi rischia di vanificare quella reputazione di rete libera, indipendente, democratica che il Web, grazie a uomini come Berners-Lee, si e` conquistato.

Queste considerazioni nulla tolgono al valore dei servizi offerti da FB o da Twitter. Purche` l'uso che se ne fa sia consapevole e moderato, e si sia sempre pronti a cogliere i segnali di cambiamento e ci si adoperi per ristabilire il primato delle persone sulle tecnologie e sul mercato.

lunedì 14 febbraio 2011

Cultura che condivide, non che separa

Mi sembre evidente che la fiction, il raccontare storie, anche quelle piu` inverosimili come nel genere fantasy o fantascientifico, attingano a dati di realta` e di attualita` senza i quali  non si sarebbe in grado di realizzare storie verosimili ( la sospensione dell'incredulita` nella lettura di una storia - o nella visione di un film - funzionano se tutte le incongruenze sono giustficabili, se le successioni di eventi hanno una logica, magari diversa da quella reale, ma assolutamente piena di senso nel contesto narrativo ).
Mi sembra chiaro anche un altro fatto, che molti pero`, per snobismo,  per velleita` elitarie, tendono a ignorare, ovvero che la cultura non e` espressione settaria ma popolare, che ogni aspetto del vivere umano esprime una sfaccettatura della cultura di un popolo, di una comunita` e che tale visione merita di essere considerata al pari delle elaborazioni, a volte piuttosto astruse, dei "cercatori di pelo nell'uovo" che spesso affollano le terze pagine dei quotidiani o gli inserti culturali ( ecco, appunto ) dei periodici.
Dall'altra parte il rischio che si corre nella diffusione della conoscenza e delle esperienze attraverso i media e` quello del populismo, dell'appiattimento in nome di una maggiore facilita` di fruizione, che portano a banalizzare ogni cosa e a rendere il substrato culturale medio di una comunita` sociale ( ad esempio quella italiana ) sempre piu` sottile.
Esplicativa in questo senso e` stata la parabola della televisione, dal suo avvento (1954) ad oggi  che se - come il bel claim pubblicitario di  questi giorni afferma - ha negli anni contribuito ad unire gli italiani attraverso la lingua comune,  oggi, a parte le solite lodevoli eccezioni, propone un modello culturale , cioe` di vita-impegno-conoscenza, fortemente al ribasso.
Forte di questi elementi di riflessione, il bisogno di un link con la realta`, la necessita` di estendere il concetto di cultura fuori dalle cattedre accademiche, trovo che lavori come quello del Kuda assieme ai suoi amici e colleghi di ColorEsperanza : "Haiti: l'isola che non c'era" non siano importanti solo per l'approfondimento su un tema ormai praticamente scomparso dalle principali testate informative ( e quindi dalla coscienza degli italiani - anche se ancora non dal cuore ), ma anche per la riaffermazione del valore della conoscenza nella comprensione del mondo.
Conoscenza che puo` essere resa anche con un uso intelligente della fiction, che declini emozioni verso argomenti anche difficili e che instilli la voglia di capirne di piu`
Conoscenza  che, soprattutto,  non puo` mai essere superficiale e demandata a chi vorrebbe decidere sempre e comunque delle nostre scelte.

Haiti: l'isola che non c'era
Storia, attualità e scenari futuri di un paese "scoperto" dal terremoto

a cura di Helga Sirchia e Roberto Codazzi
Ibis edizioni, costo 12 €

In Libreria, dunque!

mercoledì 9 febbraio 2011

Sulla cresta dell'onda

Nel computo dei (pochi) pregi  e difetti che Facebook ha, pur essendo un potente strumento di comunicazione,  elencherei tra i difetti un meccanismo perverso, che colpisce soprattutto chi vuole usarlo per veicolare contenuti  che non siano i re-post di messaggi gia` trasmessi da migliaia di utenti e che si diffondono per contagio naturale.
Facebook e il suo creatore: Mark Zuckerberg

Mi riferisco alla volatilita` dei messaggi, che permangono in bacheca per un tempo variabile ma strettamente dipendente dal trafffico che c'e` al momento;  pertanto la difficolta` di chi come me e come i blogger cernuschesi ( ma credo che sia un fenomeno che colpisce tutti i comunicatori "locali"  che intendono far sentire la propria voce attraverso FB) intende usare questo strumento per pubblicizzare le proprie iniziative o le proprie idee  equivalgono a cercare di far prevalere la propria voce e i proprio prodotto in un mercato vociante e chiassoso.
( Chi vusa pusse` la vaca l'e` sua - chi grida di piu` riesce ad ottenere la vacca - dicevano i nostri avi lombardi).
Dunque pare che la soluzione sia quella di essere permanentemente connessi e reiterare periodicamente i messaggi, le segnalazioni di eventi, i commenti e le condivisioni, cosi` da essere sempre sulla cresta dell'onda mediatica  che si infrange sulla comunicazione  tramite il computer.
Il che implica un consumo di risorse ( fisiche - connessione e temporali ) che non sempre sono a disposizione, specie se quello che si condivide in rete non e` frutto dell'attivita` lavorativa principale.
Ma, visto che l'evoluzione non si ferma, e la tensione a comunicare non si riduce nei termini previsti dal tool oggetto di questo post,  si puo` prevedere che altre forme di diffusione delle notizie e delle informazioni di ambito locale appariranno fra breve tempo a riempire questa nicchia.
E magari a mandare in soffitta FB e company.

venerdì 4 febbraio 2011

Interfacciarsi con gli uomini non e` un lavoro facile

Non sto parlando delle difficolta` che incontrano le escort  oggi sotto i riflettori mediatici, nello svolgimento del loro lavoro (...) .
Mi riferisco al problema delle interfacce utente nei sistemi automatizzati, ma piu` in generale di tutti gli strumenti (ivi compresi i moduli cartacei ) che suppliscono alla comunicazione vis a vis tra un operatore fornitore di servizio e il fruitore dello stesso.
Se una persona con necessita`di liquido va in banca e si presenta ad uno sportello, se e` fortunato trovera` un impiegato che cerchera` di comprendere le ragioni dell'utente ed eventualmente lo  guidera` verso la soluzione alle sue necessita` ( ad esempio il quantitativo giusto da prelevare, al limite, se la somma e` ingente, un consiglio su una diversa forma di pagamento, etc. ).
Davanti ad un distributore automatico di contante ( ATM o Bancomat), invece, e` l'utente che deve sforzarsi di comprendere come il sistema intende fornire il servizio. E` necessario dunque che le istruzioni che il sistema fornisce siano le piu` chiare possibili. Questo, per fortuna, solitamente per i bancomat e` mediamente vero.
Ho progettato l'interfaccia anche di questo prototipo...non era gran che, ma era funzionale e funzionante!


Ho avuto possibilita` di fare esperienze nel campo delle interfacce, dovendo preoccuparmi di fornirle al mainstream dei progetti ai quali partecipavo, sia hardware che software, quindi con un taglio molto spartano e  certo senza quella task force necessaria ad un progetto di qualita`.
Non mi posso dunque considerare un esperto (  quelli li trovate qui  e qui e qui ) ma penso di non scandalizzare nessuno se dico la mia su questo argomento.
Anche perche` la mia riflessione, in questo caso, non e` prettamente tecnica.

Dato che per gli uomini e` piu` semplice entrare in sintonia con i propri simili che con le macchine, la tendenza di ogni persona e` di antropomorfizzare i comportamenti dei  sistemi, dando loro intenzionalità e emozioni che tutt'al più possono appartenere al realizzatore del sistema in questione. In questo modo i comportamenti inspiegabili della macchina possono essere ricondotti a categorie comportamentali umane ( "  il PC non VUOLE eseguire quel comando", " l'auto mi ha abbandonato" ). Se da un lato questo permette un approccio piu` amichevole a dispositivi che si fanno sempre piu` complicati, se l'antropomorfizzazione non e` intenzionale, ovvero studiata dai progettisti per avvicinare l'utente al servizio (esistono in rete alcuni avatar - assistenti per qualche particolare funzionalita` ), rischia di fuorviare l'utente, che potrebbe perdere il controllo di quanto sta facendo, abbandonando il campo.
Ma di questo gli esperti di cui sopra hanno molte piu` cose da dire di me. Quello che in questa riflessione scaturisce ( non facilmente, che 'sto post ce l'ho in canna da una settimana almeno ) e` che in realta` l'interfaccia , sia statica come un modulo su carta che dinamica come una schermata di computer,  mette in comunicazione l'utente con il designer di tali interfacce. Questo e` il fulcro del sistema, l'aprire un canale per acquisire/trasmettere dati e informazioni e` sempre un processo comunicativo il piu` delle volte asincrono, che deve attenersi a regole e convenzioni che ne agevolino lo svolgimento  E delle capacita` di comprendere i paradigmi espressi nell'interfaccia e` cosa  di cui si deve tener conto in fase di progettazione.
  Cosa che non si fa mai, come purtroppo cosi` spesso si vede.

Il Curioso che non leggerete su Voce Amica

 Purtroppo per ragioni di spazio, il curioso in Libreria del Naviglio, rubrica mensile ( riesco ad essere abbastanza regolare, sulla qualita` di quel che scrivo si puo` discutere ;-)   che appare sul bollettino parrocchiale di Cernusco s/N Voce Amica  questo mese non apparira`. Siccome l'avevano gia` impaginata, e` un peccato che rimanga chiusa negli archivi elettronici dei nostri PC, quindi  ho pensato di mettera in condivisione almeno di chi mi legge qui.  Anche questa e` sinergia.
Grazie a Giancarlo e a Guido per il contributo ... morale!


mercoledì 2 febbraio 2011

Inizia la promozione di Alla ricerca dei Draghi

Inizia venerdi` prossimo  4 febbraio alle 19.30 
con una intervista da parte di Fabrizio Natali nella trasmissione
Una Parentesi Graffa dalla radio 
  RCS 93.9,
la vera e propria promozione del  mio libro.
Perche` e` vero che il libro e` uscito a Dicembre, ma era per permettere a chi voleva di usarlo come regalo di Natale ( adesso non mangiatevi le mani perche` avete fatto un regalo piu` costoso o piu` inutile, potete rimediare a San Valentino, a proposito, il primo racconto, I tre fiori, e` apposta per voi, innamorati! ). 

Intanto segnatevi la data del 5 marzo, ci sara` la presentazione in Libreria del Naviglio.
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.