venerdì 4 febbraio 2011

Interfacciarsi con gli uomini non e` un lavoro facile

Non sto parlando delle difficolta` che incontrano le escort  oggi sotto i riflettori mediatici, nello svolgimento del loro lavoro (...) .
Mi riferisco al problema delle interfacce utente nei sistemi automatizzati, ma piu` in generale di tutti gli strumenti (ivi compresi i moduli cartacei ) che suppliscono alla comunicazione vis a vis tra un operatore fornitore di servizio e il fruitore dello stesso.
Se una persona con necessita`di liquido va in banca e si presenta ad uno sportello, se e` fortunato trovera` un impiegato che cerchera` di comprendere le ragioni dell'utente ed eventualmente lo  guidera` verso la soluzione alle sue necessita` ( ad esempio il quantitativo giusto da prelevare, al limite, se la somma e` ingente, un consiglio su una diversa forma di pagamento, etc. ).
Davanti ad un distributore automatico di contante ( ATM o Bancomat), invece, e` l'utente che deve sforzarsi di comprendere come il sistema intende fornire il servizio. E` necessario dunque che le istruzioni che il sistema fornisce siano le piu` chiare possibili. Questo, per fortuna, solitamente per i bancomat e` mediamente vero.
Ho progettato l'interfaccia anche di questo prototipo...non era gran che, ma era funzionale e funzionante!


Ho avuto possibilita` di fare esperienze nel campo delle interfacce, dovendo preoccuparmi di fornirle al mainstream dei progetti ai quali partecipavo, sia hardware che software, quindi con un taglio molto spartano e  certo senza quella task force necessaria ad un progetto di qualita`.
Non mi posso dunque considerare un esperto (  quelli li trovate qui  e qui e qui ) ma penso di non scandalizzare nessuno se dico la mia su questo argomento.
Anche perche` la mia riflessione, in questo caso, non e` prettamente tecnica.

Dato che per gli uomini e` piu` semplice entrare in sintonia con i propri simili che con le macchine, la tendenza di ogni persona e` di antropomorfizzare i comportamenti dei  sistemi, dando loro intenzionalità e emozioni che tutt'al più possono appartenere al realizzatore del sistema in questione. In questo modo i comportamenti inspiegabili della macchina possono essere ricondotti a categorie comportamentali umane ( "  il PC non VUOLE eseguire quel comando", " l'auto mi ha abbandonato" ). Se da un lato questo permette un approccio piu` amichevole a dispositivi che si fanno sempre piu` complicati, se l'antropomorfizzazione non e` intenzionale, ovvero studiata dai progettisti per avvicinare l'utente al servizio (esistono in rete alcuni avatar - assistenti per qualche particolare funzionalita` ), rischia di fuorviare l'utente, che potrebbe perdere il controllo di quanto sta facendo, abbandonando il campo.
Ma di questo gli esperti di cui sopra hanno molte piu` cose da dire di me. Quello che in questa riflessione scaturisce ( non facilmente, che 'sto post ce l'ho in canna da una settimana almeno ) e` che in realta` l'interfaccia , sia statica come un modulo su carta che dinamica come una schermata di computer,  mette in comunicazione l'utente con il designer di tali interfacce. Questo e` il fulcro del sistema, l'aprire un canale per acquisire/trasmettere dati e informazioni e` sempre un processo comunicativo il piu` delle volte asincrono, che deve attenersi a regole e convenzioni che ne agevolino lo svolgimento  E delle capacita` di comprendere i paradigmi espressi nell'interfaccia e` cosa  di cui si deve tener conto in fase di progettazione.
  Cosa che non si fa mai, come purtroppo cosi` spesso si vede.

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