lunedì 14 febbraio 2011

Cultura che condivide, non che separa

Mi sembre evidente che la fiction, il raccontare storie, anche quelle piu` inverosimili come nel genere fantasy o fantascientifico, attingano a dati di realta` e di attualita` senza i quali  non si sarebbe in grado di realizzare storie verosimili ( la sospensione dell'incredulita` nella lettura di una storia - o nella visione di un film - funzionano se tutte le incongruenze sono giustficabili, se le successioni di eventi hanno una logica, magari diversa da quella reale, ma assolutamente piena di senso nel contesto narrativo ).
Mi sembra chiaro anche un altro fatto, che molti pero`, per snobismo,  per velleita` elitarie, tendono a ignorare, ovvero che la cultura non e` espressione settaria ma popolare, che ogni aspetto del vivere umano esprime una sfaccettatura della cultura di un popolo, di una comunita` e che tale visione merita di essere considerata al pari delle elaborazioni, a volte piuttosto astruse, dei "cercatori di pelo nell'uovo" che spesso affollano le terze pagine dei quotidiani o gli inserti culturali ( ecco, appunto ) dei periodici.
Dall'altra parte il rischio che si corre nella diffusione della conoscenza e delle esperienze attraverso i media e` quello del populismo, dell'appiattimento in nome di una maggiore facilita` di fruizione, che portano a banalizzare ogni cosa e a rendere il substrato culturale medio di una comunita` sociale ( ad esempio quella italiana ) sempre piu` sottile.
Esplicativa in questo senso e` stata la parabola della televisione, dal suo avvento (1954) ad oggi  che se - come il bel claim pubblicitario di  questi giorni afferma - ha negli anni contribuito ad unire gli italiani attraverso la lingua comune,  oggi, a parte le solite lodevoli eccezioni, propone un modello culturale , cioe` di vita-impegno-conoscenza, fortemente al ribasso.
Forte di questi elementi di riflessione, il bisogno di un link con la realta`, la necessita` di estendere il concetto di cultura fuori dalle cattedre accademiche, trovo che lavori come quello del Kuda assieme ai suoi amici e colleghi di ColorEsperanza : "Haiti: l'isola che non c'era" non siano importanti solo per l'approfondimento su un tema ormai praticamente scomparso dalle principali testate informative ( e quindi dalla coscienza degli italiani - anche se ancora non dal cuore ), ma anche per la riaffermazione del valore della conoscenza nella comprensione del mondo.
Conoscenza che puo` essere resa anche con un uso intelligente della fiction, che declini emozioni verso argomenti anche difficili e che instilli la voglia di capirne di piu`
Conoscenza  che, soprattutto,  non puo` mai essere superficiale e demandata a chi vorrebbe decidere sempre e comunque delle nostre scelte.

Haiti: l'isola che non c'era
Storia, attualità e scenari futuri di un paese "scoperto" dal terremoto

a cura di Helga Sirchia e Roberto Codazzi
Ibis edizioni, costo 12 €

In Libreria, dunque!

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