Senza nessuna pretesa, mi piace analizzare i processi mentali alla luce delle mie esperienze (poche e molto limitate) in entrambi i campi. Se quanto affermo puo` essere di qualche interesse, e` perche`mie fonti sono i grandi della tecnologia e della letteratura. Se dico castronerie, e` esclusivamente colpa mia.
Tra i componenti del flusso informativo, grande e sgradito posto ha il rumore.
* |
Credit: galenotech.org
|
Per rumore si intende qualsiasi fenomeno non desiderato ne' previsto che si pone tra chi trasmette il messaggio e chi lo riceve, modificando in parte la conformazione del messaggio stesso.
Col rumore si ha a che fare sempre, e la maggior parte degli sforzi tecnologici volti a migliorare la comunicazione si trovano a dover lottare contro questo ubiqua manifestazione dell'entropia.
La trasformazione del segnale da analogico a digitale non ha migliorato certo la situazione, perche se da un lato la conversione in bit del segnale ha permesso una maggiore qualità , dall'altro lo ha reso più sensibile al rumore, perchè spesso un solo bit di differenza diventa molto significativo.
Ne abbiamo esperienza quando il segnale digitale è disturbato, e si verificano sul nostro televisore blocchi immagine, sfarfallamenti fastidiosi sino alla completa perdita del segnale, quando nel caso del segnale TV analogico ( quello precedente all'introduzione dei famigerati decoder), lo stesso disturbo poteva dare al più una cattiva qualità dell'immagine, permettendone tuttavia la fruizione senza soluzione di continuità.
Se dal punto di vista della teoria della comunicazione la sorgente di rumore puo` essere una componente casuale del sistema, o il rumore di fondo che pervade un ambiente ( si pensi alla difficolta` di udire le trasmissioni televisive o radio accanto ad una strada trafficata , o alla comunicazione telefonica in un ambiente elettromagneticamente disturbato ), nel caso di una comunicazione umana ( che implica una profondita` di interazione maggiore rispetto alla trasmissione broadcast) il rumore puo` essere dato da una cattiva espressione del pensiero, vuoi per scarsità di linguaggio o per la difficoltà di elaborare discorsivamente concetti che si hanno in testa magari sottoforma di immagini.
Se nel parlato questo rischio può dare corso a fraintendimenti che tuttavia è possibile risolvere grazie anche alla stessa natura dinamica del discorso, nel caso della parola scritta, il problema si fa più acuto, perche` un aggiustamento delle intenzioni espresse non puo` essere fatto attraverso un dialogo.
Il rumore nella scrittura si puo`identificare , al di la` di eventuali problemi di stampa ( scarsa inchiostratura, pagine spiegazzate, in caso di scrittura telematica incompatibilita` del set di caratteri - capita spesso che alcuni siti non riportino esattamente le lettere accentate sostituendole con caratteri speciali ) , in diverse modalita`:
- una frase puo` essere grammaticalmente scorretta, e per questo non permettere la sua completa comprensione;
- una frase puo` essere grammaticalmente corretta, ma dal contenuto, acontestuale, talmente confuso da risultare incomprensibile
- una frase puo` essere grammaticalmente corretta, ma semanticamente errata, nel senso che, nel contesto dato, la frase genera una incoerenza;
Anche la pubblicita`, quando troppo invadente, puo` diventare rumore. Lo si puo` verificare in rete, quando la lettura di un articolo viene interrotta dal filmato pubblicitario del riquadro accanto, che invade lo schermo obbligando alla ricerca del tasto Chiudi, spesso non visibile o mimetizzato ad arte.
Sovente questa interruzione fa perdere il filo del discorso, rallenta la lettura, induce un senso di irritazione che modifica la percezione globale non tanto dell'articolo, quanto del sito che sceglie di ospitare pubblicita` cosi` invasive.
(continua la prossima volta con l'analisi dei tentativi di eliminare o attenuare il rumore nella comunicazione scritta)
d'altronde il "rumore" stesso, lo scarto, può essere fecondo da un punto di vista letterario...
RispondiEliminaOttima intuizione Cawarfidae, secondo me però si deve distinguere da quello che chiami scarto, frutto del work in progress, e che ancora non afferisce alla comunicazione ( se non nelle intenzioni) dal prodotto finito che soffre di tutti quei problemi descritti sopra.
RispondiEliminaDopodichè la serendipity agisce in modi del tutto imprevisti ( basta saperla riconoscere ).