martedì 18 ottobre 2011

E la Chiesa invento` la donna


Qualcosa su cui discutere

Non mi e` stato facile scrivere questa recensione. Non perche` sia un libro difficile da leggere, tutt’altro: vi si avverte la capacita` narrativa dell’autrice, Michela Murgia, che gia` si e` posta sulla scena letteraria con Il mondo deve sapere sul precariato, ispiratore del film di successo Tutta la vita davanti e con il piu` recente  Accabadora , poetica riflessione sull’eutanasia.

Non e` facile perche Ave Mary, e la Chiesa invento` la donna,  che a dispetto del titolo non  e`una agiografia della Madre di Gesu`,  e` la denuncia di una mancanza, di un peccato di omissione che la Chiesa  degli uomini ha commesso disattendendo la  rivoluzionaria visione di Gesu`, che riscatta la donna dalla posizione subalterna nella quale e` stata costretta dalla cultura soprattutto occidentale.
Non e` facile anche perche` questa critica viene da una ragazza credente, impegnata in parrocchia e in Azione Cattolica, supportata da teologhe di primo piano. Piu` facile sarebbe stato liquidare con qualche battuta una tesi portata da “mangiapreti” del calibro di Odifreddi, le cui opinioni sono rispettabilissime nonche` bene argomentate, ma critiche “a priori”, o peggio da complottisti dietrologi che vedono la Chiesa come strumento di controllo universale.
Nelle sue pagine l’autrice critica la riduzione della donna a icona di Maria adorante e completamente dedita al Figlio, ovvero alla costrizione in modelli di bellezza e bonta` ai quali aspirare, ove invece alla controparte maschile viene chiesto  l’impegno del lavoro e una realizzazione a tutto tondo, preclusa alla donna.
Parrebbe un rigurgito di femminismo anni settanta,  anacronistico e strumentale.
Invece la Murgia supporta le sue tesi con l’esperienza e l’impegno, con ironia  e competenza, e solo chi si trincera dietro dogmi  di cui nemmeno comprende il contenuto  puo` marcare questo libro come blasfemo.
E` invece un libro che fa discutere, che prova a tracciare una linea di ricerca, in senso religioso, su un problema reale, quello dell’uguaglianza tra i sessi, che nemmeno in senso laico ha ancora trovato soluzione.

1 commento:

  1. Passo di qua e lascio volentieri questo appunto.
    A presto.
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    "Di te non ho molti ricordi, solo gocce di immagini e suoni leggeri, ma i pochi che cullo nella mia testa sono ancora dolcissimi e vivi.
    Per esempio ricordo il tuo profumo, quell’acqua di colonia in bottiglioni enormi sul comò in camera da letto. Entravo e il tuo odore buono era nell’aria e permeava le cose. Ricordo il tuo vestito a fiori grandi blu che spesso indossavi in casa. Ricordo quando suonavamo insieme il pianoforte, tu che mi hai per prima presentato la musica, quella strana magia di tasti bianchi e neri strimpellati all’inizio solo per gioco e poi diventati importanti nella mia vita. Ricordo il tuo anello, acquamarina azzurratissima al dito e la tua voce dalla cucina che diceva “E’ pronto.” senza possibilità di repliche.
    Ricordo il budino di cioccolato del giovedì mattina, la pentola ancora calda ed io che frugavo con il cucchiaio e le dita per raccogliere quello buonissimo rimasto attaccato ai bordi prima di andare a scuola. Ricordo anche quella vacanza al mare e tu che per la prima volta ti eri persa per strada e quando ti venni a cercare credevi fossi tuo fratello, dimostrando i primi segni di una malattia cattiva e ingiusta che in poco tempo ti ha portato via.
    Ti vidi per l’ultima volta in un letto bianco di ospedale, piccola e impaurita come un bambino ma senza renderti conto.
    In poco tempo hai lasciato tutto ed io che facevo finta di essere grande senza esserlo e mi nascondevo quando non riuscivo a trattenere le lacrime.
    Ecco, volevo scrivere di donne, di questa maledetta benedizione che mi accompagna, mi mette al mondo tenendomi al sicuro e attirandomi come una vertigine senza fondo.
    Donne che mi sono appartenute e alle quali da sempre appartengo, luce e ombra, la faccia più nascosta di me, mistero ed evidenza.
    Donne che ridono e piangono, trattengono il fiato e tirano avanti in un mondo di maschili apparenze dove per gli uomini tutto è un poco più semplice. Donne che forse per questo vogliono assomigliare sempre più a noi e a forza di provarci diventano strani feticci. Donne che hanno la forza del vento che soffia, che piangono lacrime amare. Donne speciali soltanto per il loro essere donne, senza bisogno di altro, di stupidi orpelli e stereotipi idioti. Le guardiamo con un po’ di sospetto, sono madri, sorelle, figlie, spose; proiettate verso il domani perché il futuro è la loro dimensione e questo ci lascia un po’ impauriti, noi patriarchi codardi legati al passato.
    Volevo scrivere di voi e invece mi ritrovo a parlare di te, la prima ad avere abitato la mia giovinezza ovunque essa sia.
    Ovunque tu sia."

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Appunti
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