domenica 27 marzo 2016

Informazioni e emozioni



Bianco, nero, emozioni
"Perché prediligi immagini in scala di grigi? C’è una quantità di informazione molto minore di una riproduzione a colori.  Questo stesso soggetto, riprodotto in gamma di colori, conterrebbe più informazione.”
“Gli uomini non usano l’arte per avere informazioni, ma per provare emozioni.
“L’informazione che manca, in un opera d’arte, è quella che lascia spazio all’immaginazione. E immaginare è qualcosa che l’uomo ama fare.
Prendi una storia, per esempio. Può essere narrata sia in un libro che al cinema. Nel film dovrai rendere veritiero tutto ciò che è visibile. Dovrai vestire gli attori con i costumi adeguati all’epoca o al luogo della narrazione. Se ambientato nel medioevo, non potrai  vestire con i vestiti odierni, e ogni oggetto dovrà essere ricreato come se fosse autenticamente medioevale, dalle sedie alle stoviglie alle armi e le architetture. Più vorrai essere credibile più dovrai prestare attenzione ai dettagli.
Nel libro tutto questo non è necessario Pochi cenni bastano a far entrare il lettore in un mondo che, per quanto esotico sia, diventerà subito familiare. Non ci sarà bisogno di descrivere tutto, perché sarà la fantasia del lettore a immaginare il resto.”
“Ma perché?”
“Perché l’uomo prova piacere nell’immaginare, nell’inventare, nel riempire i vuoti che incontra in un’opera con delle fantasie sue. In questo modo si appropria un po’ di quell’opera.”
“Non capisco.”
“Si capisce dopo aver provato. Le parole non sono sufficienti.”
Il mondo in un libro (in una biblioteca, in effetti)

mercoledì 23 marzo 2016

Narrare è comunicare. Scientificamente.


C'è un fraintendimento nella visione del rapporto tra scienza e le arti, la letteratura in particolare, quasi che siano due mondi incompatibili e che tali debbano restare. La frattura tra umanesimo e tecnologia è creata arbitrariamente da chi vorrebbe stabilire un primati di uno dei due approcci al mondo, quasi che il presunto prestigio si rifletta su chi con questi ambiti ci organizza la vita.


Eppure, la letteratura è governata da leggi scientifiche, in almeno un paio di modi:

1) la conoscenza del mondo, incrementata mediante le scoperte  scientifiche, allarga gli orizzonti del pensiero umano e della sua narrazione
Se è vero, ad esempio,  che si può parlare degli astri in senso poetico, come di elementi di sfondo delle vicende umane, così  come Leopardi fece,

Che fai tu, luna in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi ...



il progresso scientifico e tecnologico portò a considerare l'universo conosciuto in altri termini, e storie nuove e differenti furono e sono attualmente possibili


Risultati immagini per 2001 odissea nello spazio
2001 Odissea nello spazio precedette di pochissimi anni lo sbarco sulla Luna

2)  il secondo motivo che mi preme maggiormente discutere è la considerazione che scrivere e narrare è un processo comunicativo,e come tale soggiace a leggi di vario tipo ( logiche, matematiche, sociologiche, etc. )..

Dalle mie letture, che sarebbe troppo pretestuoso chiamare studi, anche se ambirei ad approfondire di più di quanto non riesca, comprendo che i paradigmi della comunicazione, le sue leggi e considerazioni si possono applicare a quasi tutti gli aspetti di relazione, umana, ma anche animale e persino tra oggetti inanimati.

Tra i molti suggeritimi dalla magistrale Luisa Carrada, con il suo blog pietra miliare della comunicazione scritta , il libro Progettare la Comunicazione di Leonardo Romei, contiene un punto a mio parere chiave per comprendere  veramente il ruolo della letteratura nel nostro contesto.

Risultati immagini per progettare la comunicazione romei
Egli afferma che "un libro, durante la sua fruizione si trasforma nei pensieri e negli stati d'animo verso cui mi ha condotto, in altri termini ha delle conseguenze, più che avere una storia."

Una affermazione peraltro autoreferenziale, perchè ha scritto un libro per ottenere degli effetti ( uno di questi è rappresentato dal post che state leggendo), e che trovo confermata ripensando ad alcune storie lette, di cui non ricordo pienamente la trama, ma che hanno lasciato tracce nei miei gusti e nelle mie scelte.


E perchè questi effetti siano anche efficaci, ovvero raggiungano lo scopo che l'autore si era prefisso, occorre che la comunicazione per produrli sia accuratamente progettata. 
Traslando nel mondo della narrativa, si scopre dunque che non è un processo che dà libero sfogo alla fantasia, quello necessario alla costruzione di una storia, ma una accurata architettura costruita intorno a una o più idee.

Alcune delle tecniche che si applicano alla narrativa sono evidenti ( basti pensare al cliffhanger, quel modo di lasciare in sospeso una storia quasi conclusa per  invitare i lettori ad acquistare il prossimo volume), altre sono più raffinate e non immediatament percepibili. E tuttavia, nell'articolazione di un personaggio, nell'omettere informazioni o rilasciarne  goccia a goccia sta la preparazione tecnica ( magari pure inconscia) di un autore.
Risultati immagini per cliffhanger
Imbattersi in un cliffhanger può essere frustrante, a volte

I neofiti e gli amatori non si illudano: i pensieri sparsi e in libertà non costruiscono una buona pagina, magari giusto un accozzaglia di intuizioni, anche interessanti, ma che difficilmente potranno assumere consistenza e, perdonate il calembour, volume.



sabato 12 marzo 2016

Ta-tze-bao

Qui sotto la traccia usata per il mio intervento a "Dammi 5 minuti". Nei cinque minuti a disposizione ho potuto fare solo un rapido riassunto; il testo sottostante è un po' più ricco e fornito anche di esempi. La forma non è proprio quella ottimale, ma in fondo sono nati come appunti.

Ta-tze-bao è un termine cinese usato per indicare i poster che si appendevano  negli anni settanta nelle scuole o negli altri ambienti dove si consumava la lotta politica tipica del post-sessantotto.
È il termine appropriato per evocare come gli aspetti della comunicazione siano strettamente legati alla partecipazione, alla collaborazione, e questo è lo scopo del mio intervento.

Non avendo in tal senso un curriculum accademico, ma per passione e per professione mi interesso di informazione e comunicazione, ho deciso di partire dai fondamentali.
Grazie a Claude Shannon che scrisse nel 1943  A mathematical Theory of communication, base teorica della teoria dell’informazione, ho imparato che lo schema classico di un sistema di comunicazione prevede l’esistenza di una fonte di informazione che porta, attraverso un apparato di trasmissione, un messaggio ad un ricevente.

E qui sta subito un punto critico.

Prechè non sempre chi lancia messaggi si preoccupa di chi li riceverà.
Per usare una metafora telefonica un po’ desueta, non ci si preoccupa di chi sta all’altro capo del filo.
Può essere ad esempio che si utilizzano canali di trasmissione che non sono adeguati, come Facebook per una popolazione poco informatizzata, o si sbaglia il target con una campagna pubblicitaria che risponde ai gusti del committente ma sbaglia clamorosamente il messaggio  o anche  linguaggi ed espressioni che non vengono compresi.
Una verifica di chi abbiamo  dall’altra parte, e se è effettivamente la parte interlocutoria,  e se è pronta a ricevere il messaggio, è  necessaria.
Nelle telecomunicazioni e in elettronica, quando un dispositivo si connette ad una rete o ad un sistema, ad esempio quando si inserisce una card  o una chiave USB in un apparecchio mobile, avviene quello che si chiama in gergo “handshaking”, stretta di mano, che è una sequenza di comandi reciproci, a dire: ciao, io sono qui, sono collegato in modo appropriato, ricevo e trasmetto con il tuo stesso codice e il mio protocollo di comunicazione, il mio linguaggio, è compatibile con il tuo.
Un esempio di handshaking in un sistema elettronico


Avviene così nelle pubbliche amministrazioni o nelle organizzazioni che si rivolgono al pubblico?
Ci si preoccupa di essere comprensibili? Si usano i canali giusti per le diverse tipologie di persone?
Molte volte sì, in altri casi si perde di vista il fine ultimo della comunicazione.

Un esempio è stata la gestione della comunicazione dei lavori avvenuti tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 in zona via Torriani. Fatto in diverse fasi, vi fu una comunicazione in loco ( cartelli) solo all’inizio, e i residenti si trovavano di volta in volta delle modifiche urbanistiche quasi senza preavviso.
Certo non è stato un modo efficace di comunicare con i cittadini.

Per di più il linguaggio burocratico non aiuta.
Classico è il confronto tra la notifica del divieto di fumare in Italia e nei paesi anglosassoni.  Nell’avviso italiano leggiamo:

VIETATO FUMARE
Legge 16 Gennaio 2003 n. 3, art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori”
SANZIONE AMMINISTRATIVA DA € 27,50 A € 275,00
La misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di donna in evidente stato di gravidanza o di lattanti o bambini fino a 12 anni
Delegato alla vigilanza sull’osservanza del divieto: Sig.                                                                                   .
Autorità cui compete accertare e contestare l’infrazione: Delegato alla vigilanza, Polizia Amministrativa locale, Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria

In USA, semplicemente:

 NO SMOKING


Altro esempio:
Si comunica che sono stati predisposit tutti gli atti procedimentali necessari all’indizione della gara a trattativa privata per l’acquisizione di un sistema gestionale amministrativo.
VS
Desidero informarvi che sto procedento all’acquisto di un nuovo software gestionale per l’amministrazione, mediante una gara a trattativa privata.
( rif. Yvonne Bindi, A cosa servono le parole, VI Summit di Architettura dell’Informazione, , slideshare.net )


Per questo e per altri esempi risulta evidente che il linguaggio burocratico è stato inventato per annullare l’aspetto di relazione  che è componente fondamentale della comunicazione. 
(rif. Pragmatica della comunicazione umana, P.Watzlawick et al., Astrolabio, 1971)

Invece è proprio questo aspetto a dover essere coltivato e reso strutturale nella comunicazione. Solo entrando in relazione con gli utenti, cittadini o altro, che si possono ottenere più risultati di quanti ne possa avere un atteggiamento punitivo.

Deve essere reso strutturale, però, parte della macchina amministrativa.
La buona volontà degli assessori e del sindaco, che tramite i social network cercano un rapporto con i cittadini, non  accorcia le distanze strutturalmente.  Ad un eventuale cambio di assessore, o  con una prossima nuova giunta, le cose potrebbero essere diverse. Un sindaco, diciamo più timido potrebbe vanificare il lavoro fatto da Eugenio nell’ambito dei social media.

E’ un problema che deve essere affrontato strutturalmente.  E non basta aprire un servizio sul social network, ad esempio si istituisce una pagina di segnalazioni all’URP via Facebook,  perché sia efficace e induca nei cittadini il senso di appartenenza alla comunità, deve essere un canale attivo, vivo. Ad ogni segnalazione ci deve essere almeno una mail automatica di ricezione,  a seguire una da un addetto che commenti  e rassicuri la presa in carico della segnalazione. Altrimenti non serve ad altro che ad alimentare la sfiducia nell’organizzazione.

Altro punto critico è il sito istituzionale: pur completo  delle informazioni necessarie, non è architettato per essere facilmente usabile, non invoglia la navigazione e il recupero delle informazioninecessarie non è agevole.

Le modalità di interfacciarsi tramite Internet presenta grandi potenzialità, che sono state appene intaccate.  Non ci si può illudere che basti una presenza sui social per essere efficaci nella comunicazione, che non può e non deve essere, per le istituzioni, a senso unico.  È necessario un cambiamento anche organizzativo, prevedere una infrastruttura che sostenga la comunicazione a doppio senso, non a senso unico, e un cambio di atteggiamento di chi, questa comunicazione deve gestirla.

In definitiva, chi volesse seriamente implementare un sistema di comunicazione efficace, dovrebbe tener conto dei tre fattori qui discussi: la verifica degli interlocutori, la correttezza del linguaggio e dei codici utilizzati e la realizzazione dell'architettura informative e delle infrastrutture a supporto.

Altrimenti la pagina per la burocrazia zero, ora vuota, nel sito del Comune di Cernusco sul Naviglio continuerà ad essere desolatamente vuota.


venerdì 4 marzo 2016

Interventi

Una specie di TED Conference in formato famiglia. Contributi necessariamente brevi da raccogliere e approfondire.  La seconda edizione di Dammi 5 Minuti, organizzata dagli amici di Vivere Cernusco, mi vedrà partecipare con un intervento dal titolo: Ta-tze-bao, comunicare è collaborare.
Una modalità diversa di partecipare, anche in politica. Una buona occasione per chi interviene e per chi ascolta,
Vi aspetto.
( Poi, tra poco più di un mese, ho la fortuna di partecipare al BOOK FESTIVAL BAR, organizzato dall'associazione C.L.I.O.  Lì parlerò, insieme ad altri scrittori,  di libri e di narrazione ).




Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.