giovedì 25 agosto 2011

Teoria della comunicazione applicata alla scrittura.

Nella navigazione tra i testi che sto facendo, alla ricerca di una fondazione sistematica ( se non scientifica) alle mie intuizioni sulla scrittura e sui livelli di profondita` semantica ad essa legati,  trovo interessanti analogie e ricorrenze.
Partendo dal presupposto condiviso che la scrittura altro non e` che una forma di comunicazione, ho ritenuto opportuno esaminare ( studiare no, e` parola troppo grossa per un dilettante come me ) chi  alla comunicazione ha dato una interpretazione formale.
Il testo a cui tutti, in campi profondamente diversi, sembrano afferire e`  infatti  "A Mathematical Theory of Communication" di Claude E. Shannon del 1948.
Ho trovato riferimenti ad esso naturalmente nel campo delle telecomunicazioni, ma anche nella gestione delle interfacce utente ( The Humane Interface, di Jef Raskin, Addison Wesley, 2000) nella semiotica ( Trattato di Semiotica generale, Umberto Eco, 1975). nelle reti neurali ( Manuale sulle reti neurali, D. Floreano, 1996)  Google Scholar ha contato piu` di 45.000 citazioni di tale articolo.


 In esso Shannon  propone una base scientifica alla comunicazione, ovvero alla trasmissione dell’informazione attraverso canali di vario tipo.
Come premessa alla teorizzazione matematica,  dà una definizione del sistema interessato al flusso di comunicazione. Egli identifica:
1)    una sorgente di informazione, che produce un messaggio ( o una sequenza di messaggi) da trasmettere al terminale ricevente;
2)    un trasmettitore, che opera sul messaggio, trasformandolo in un segnale in grado di potere essere trasmesso  attraverso un canale;
3)    il canale, ovvero il mezzo usato per trasportare il segnale dal trasmettitore al ricevente; al canale puo` essere associato anche del rumore, che disturba la trasmissione del messaggio;
4)    il ricevitore, ovvero quel sistema in grado di trasformare il segnale, con una operazione inversa rispetto al trasmettitore, nuovamente in messaggio;
5)    il destinatario, ovvero l’entità a cui era destinato il messaggio.



Seguendo tali definizioni potremmo essere in grado di tracciare un parallelo nel dominio della letteratura, ovvero  assegnare ad ogni funzionalità un attore dei processi legati alla scrittura e alla sua esposizione pubblica (ad esempio la  pubblicazione di un libro)
1)    Avremo dunque un autore, o più precisamente la sua mente, che svolge la funzione di sorgente dell’informazione.
2)    Il testo è il messaggio, codificato attraverso la parola scritta, Si può considerare un ulteriore raffinamento della codifica, considerando lo specifico  linguaggio utilizzato  e la grammatica ad esso associata.
3)    Il messaggio poi viene veicolato attraverso un canale rappresentato dall’oggetto fisico ( libro, rivista, opuscolo),  e dal sistema di distribuzione editoriale (  o da altri metodi di diffusione, quali il passaparola, internet, la distribuzione da volontari).
4)    I canali di ricezione, non definiti a priori, si generano  mediante quelle operazioni di marketing, anche in senso lato, atte  a far conoscere il prodotto libro e ad attrarre clienti.
5)    Il successo dell’operazione di trasmissione del contenuto al destinatario  è poi funzione della capacità di decodifica del sistema ricevente, ovvero del livello di comprensione del testo da parte del destinatario stesso, il lettore.
Questa operazione piuttosto ardita di parallelismo non ha certo pretesa di proporre una formalizzazione ad un processo , quello della scrittura, che per natura sfugge ad ogni categorizzazione. E` pur vero che molti generi lettererari sottostanno a stili e schemi  riconoscibili.
L'intenzione di questo primo passo, e degli altri che seguiranno,  e` di comprendere meglio i meccanismi che guidano il processo creativo, per meglio gestirli ed ottenere un "prodotto finale" piu` fruibile, in definitiva piu` bello.



lunedì 8 agosto 2011

Forze della montagna


Quando inizi il cammino per una escursione,  e ancora devi misurarti con le forze che ti saranno necessarie,  il più delle volte, partendo da una altezza  non eccessiva, intorno ai quei mille metri che fanno di una montagna una vera montagna e non un suo surrogato collinare,  ti trovi a camminare immerso nella vegetazione.
Intorno a te alberi e arbusti crescono rigogliosi, non ancora atterrati dal vento sferzanti o mutilati dal gelo invernale.  Attraversi un bosco di abeti , percorri un sentiero che si inoltra tra gli arbusti di ontano, rododendro e  mugo, e ti senti in qualche modo protetto.
Sai bene che non ti potranno riparare dal temporale improvviso che si  sta caricando oltre quel versante, e che il vento supererà con facilità la barriera verde sino  a penetrarti nelle ossa.  Pure, come una giacca leggera che non contrasta il freddo dell’autunno  calato improvvisamente,  ma dà in ogni caso una illusione di protezione, così  quella esile coltre verde è come un cuscino tra te e l’universo.

Ma superato il limite degli alberi,  che cedono spazio all’erba stopposa , al fogliame umido degli alpeggi, ai salici striscianti sulle rocce, il tuo cammino è nudo.  
Non bastano i bastioni rocciosi che sfiori con spalle e zaino,  non ti consola  il sentirti così vicino all’Assoluto. Anzi proprio questa consapevolezza ti atterrisce,  e l’asperità delle pietre che calpesti, la verticalità delle cime ti confonde. 
Sei in balia degli elementi, sei  debole contro la montagna.
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.