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Infatti Eugenio, incidentalmente nostro sindaco, ha posto il seguente quesito, che è un po' la domanda che retrospettivamente si fanno tutti quelli che ambiscono a scrivere qualcosa di più della lista della spesa: come nasce il desiderio di scrivere una storia?
Senza andare a cercare di esprimere una sociologia della letteratura, che non mi è propria, penso che ci siano essenzialmente due modi di arrivare a produrre una storia, destinata a divenire un racconto o un romanzo.
La prima forma di motivazione è in-out: si narra di una esperienza che si è vissuta intensamente, non necessariamente in maniera autobiografica ma sicuramente portando le proprie tensioni e le proprie visioni della vita. Altrove viene detta autofiction , dove autobiografia e invenzione narrativa si confondono.
La seconda è una operazione in qualche modo inversa: attivati da quello che potrei definire come un fenomeno emergente nella complessità di stimoli che ci colpiscono ( concretamente, un evento, una particolare lettura, anche semplicemente un accenno su un qualsiasi media) si cerca l'approfondimento, si studiano i temi e i contesti, e da tale studio ne scaturisce una storia.
Oscillanti tra queste due opzioni ci sta un ampio ventaglio di possibilita` , limitate unicamente dalla fantasia dello scrittore e da poche regole di logica, racchiuse per lo piu` nel concetto di sospensione dell'incredulita`, accettato a patto che all'interno della storia esista una logica e venga rispettata.
In ogni caso, tutte le esperienze di scrittura hanno un altra caratteristica, specie se all'impegno non fa seguito una pur piccola soddisfazione pubblica: la tenacia.
Ma forse di questo parlerò un'altra volta.
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