martedì 27 aprile 2010

L'ottimismo di Berlusconi e il modello di sviluppo


Mi dicono che Berlusconi e` troppo ottimista: prefigura l'inizio dei lavori per le nuove centrali nucleari nel 2013, ma trascura molti dettagli tecnici, politici e sociali, anche se si e` preso un anno per "convincere gli italiani" .
Su questo tema il dibattito e` aperto da sempre, e si fa sempre piu` acceso man mano che le scadenze annunciate si approssimano. Giusto per dare un'idea, una ricerca su Google con le parole chiave "nucleare in italia" da` in risposta unmilioneottocentoottantamila voci!
La sola che mi permetto di suggerire, perche` almeno nelle intenzioni, super-partes, e` Archivio nucleare- Nucleare in Italia .

Il mio punto di vista e` noto: non sono a priori contro, ma in una valutazione costi-benefici, ancora non ho visto la bilancia pendere ( e deve pendere sensibilmente) a favore dei benefici. Non sarebbe meglio cambiare la prospettiva, e studiare forme di produzione nucleare che intrinsecamente sarebbero piu` sicure e piu` rispettose dell'ambiente ( meno acqua utilizzata, meno scorie prodotte, anzi le scorie potrebbero essere utilizzate come combustibile )?
Una soluzione e` descritta qui in un articolo di Nova24 da Elena Comelli.
O investire ancora di piu` nel solare ( fotovoltaico e non ) nel quale siamo probabilmente solo agli albori di una rivoluzione tecnologica?

Questo introduce il vero tema ( un po' pretenzioso, per un povero impiegato... ) di questo mio intervento: quale modello di sviluppo vogliamo sostenere? Siamo certi che l'accentramento della produzione e del controllo su essa, l'economia di scala, siano effettivamente l'unica soluzione ai problemi economici che assillano il pianeta?
Faccio un paragone in un campo che mi e` congeniale: il mercato dei semiconduttori.
Il costo di una linea di produzione si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari, a fronte di un incremento dei costi che raddoppia ogni cinque anni. Solo poche aziende nel mondo sono in grado di sostenere tali costi, e il numero e` destinato a diminuire, in cerca di una sinergia produttiva che ammortizzi i proibitivi costi iniziali.
Questo e` il mainstream. Ci sono tuttavia prospettive differenti, legate a nuove idee tecnologiche che si vanno affermando:
  • i MEMS ovvero le micromacchine non necessitano di tecnologie "spinte" e gli investimenti possono essere di molto inferiori;
  • I Lab on Chip integrano la microfludica con l'elettronica, anche in questo caso con investimenti quantomeno differenti dall'elettronica "pura";
  • i circuiti organici e polimerici, promettenti ambiti di ricerca;
Sono tutte tecnologie "More than Moore" come le ama chiamare Bruno Murari, ovvero che non seguono la legge che fino ad oggi ha guidato l'evoluzione dei semiconduttori prevedendo che « Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi. »
In sintesi, in uno degli ambiti industriali in cui la tecnologia raggiunge il suo limite estremo, si va affermando la convinzione che non sono necessari investimenti ingenti, ma investimenti mirati.

In ambito fotovoltaico, il concetto e` simile. Nonostante la progettazione di parchi solari, sicuramente ottime alternative alle centrali a combustibile fossile, chi fa veramente la differenza sono la miriade di impianti fotovoltaici piccoli o medi, rete distribuita a prova di black-out e dall'impatto ambientale sostanzialmente nullo.

Mi pare che si stia assistendo alla decentralizzazione della produzione di beni, cosi` come Internet decentralizza la produzione di contenuti. Ma non penso ci sia necessariamente una contrapposizione netta tra i due modelli, come a volte quelli piu` ideologizzati da una e dall'altra parte vogliono far credere: credo piuttosto in una convivenza, perche` l'economia di scala e` spesso utile per garantire prodotti per tutti, mentre la decentralizzazione distribuisce il risparmio in modo piu` capillare.
Che ne pensate, c'e` davvero bisogno dell'ottimismo di Berlusconi per cambiare il mondo?

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