martedì 16 dicembre 2014

Informazioni vere e false nella narrazione

Quando ci si mette di fronte ad una storia che si vuole raccontare, dopo aver coltivato il seme della storia stessa, e aver definito la trama, si pone il problema della raccolta di informazioni.
A meno di non averne in mente una completamente immaginaria, onirica, del tutto slegata alla percezione umana ( ma come sarebbe possibile?)  perchè sussista nel lettore la sospensione dell'incredulità è necessario che, appunto, la storia sia credibile, ovvero che gli elementi di cui è composta siano coerenti all'interno del metamondo che la storia occupa.
Il lettore deve sentirsi immerso in un universo nel quale vigono non già (non necessariamente)  le leggi fisiche  e sociali con le quali facciamo quotidianamente conto, ma altre, create ad hoc, che possono o meno coincidere, ma che, ove non succedesse, devono comunque mantenere una loro coerenza per tutta la durata della narrazione.
 Se si racconta di una battuta di pesca, si deve sapere almeno a grandi linee come si svolge,  se si ipotizza l'uso di un'arma si devono conoscere i nomi delle parti che la compongono ( cane, canna, percussore, grilletto, etc. ). Se si narra di viaggi interspaziali, un minimo di concetti astronomici devono essere ben compresi,
Anche se intendo scavalcare i confini della (nostra) realtà, devo conoscere cosa sto superando.
Perchè dunque ciò sia possibile, si devono raccogliere informazioni,  che ci permettono di raggiungere un certo grado di conoscenza in merito ai temi considerati.
Al lettore sarà destinato alla fine un mix di informazioni veritiere (la base di realtà "reale") e informazioni "fallaci", che compongono la finzione letteraria. Entrambe hanno pari dignità, contribuiscono alla costruzione della storia, purchè rimangano nell'ambito della stessa, e  non sconfinino generando falsa conoscenza.

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