martedì 3 dicembre 2019

La potenza della narrazione

Nelle scorse settimane  Gabriella e io abbiamo potuto assistere a una sequenza eterogenea, non per questo meno interessante, di proposte teatrali.
Dallo stupefacente  Notre Dame de Paris, al drammatico "Calcio di punizione" dell'Associazione Culturale Fuoritempo di Gorgonzola, passando per l'emozionante "U Parrinu" dell'ottimo Christian Di Domenico e  "La scarpa di Bahaa" con la compagnia Distractors.

Non sto a commentare i singoli spettacoli, non è questa l'intenzione di questo post.
Quello che intendo sottolineare è la potenza della narrazione, che  nella presa diretta del palcoscenico, suscita emozioni spesso più  sincere e forti di quelle scaturite dalle offerte cinematografiche.
I racconti intorno al fuoco, la più antica  modalità di intrattenimento serale

La suggestione che i racconti creano nel nostro animo è qualcosa di atavico, che risale alle prime narrazioni intorno al fuoco,  che si rispecchia nell'attenzione dei bimbi alle fiabe raccontate, e si evolve nella passione per la TV seriale, sia essa la soap opera di "Un posto al sole" che la drammatica "Breaking Bad" o la fantascienza al limite del grottesco di "Stranger Things".
Ma la fiction, proprio per i media con la quale è fruita, necessita di  artefatti a sostegno della narrazione, che il teatro invece non richiede.   Sul video, una storia ambientata nel medioevo, per esempio, deve necessariamente avere una ambientazione coerente ( a meno di particolari scelte stilistiche) pena l'immediata cessazione della "sospensione dell'incredulità".
Sul palcoscenico, questo non è necessario. Si può recitare Shakespeare o Pirandello in abiti odierni senza che la potenza della narrazione ne sia sminuita ( purchè ci sia una certa professionalità nel recitare, ovviamente).
Perchè non vi è mediazione nel teatro. il confine tra il palcoscenico e il pubblico è labile, inesistente. Non siamo protetti, quando andiamo a teatro. non abbiamo uno schermo che faccia da mediatore, che stia in mezzo, tra noi e l'attore.  I protagonisti possono in un attimo scendere in sala, dialogare col pubblico, renderlo parte dello spettacolo. E in questo modo suggerire temi importanti della nostra vita e della nostra società.

Non è un mistero che Notre Dame de Paris, attraverso la storia della bella zingara Esmeralda condannata per aver rifiutato le lusinghe dell'arcidiacono Frollo, denunci la paura del diverso, e non a caso vengono usate le transenne per contenere "la corte dei miracoli".
E' sintomatico poi che, pur conoscendo praticamente a memoria gran parte dei brani, pur avendo  visto l'intero spettacolo in DVD, ogni scena mi lasciava senza fiato, con le lacrime agli occhi, per l'enorme impatto che musica, coreografia, scene e parole, non mediate da nessun apparato di diffusoine, avevano sui nostri sentimenti.

La stessa paura del diverso, dell'immigrato, è il leit-motiv de "La scarpa di Bahaa" alla quale si aggiunge la denuncia dell'ipocrisia latente nei piccoli comuni di provincia.

Anche Christian Di Domenico, attraverso la storia di Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia per aver osato risollevare un quartiere di Palermo dalla sua condizione di miseria, in realtà racconta la sua storia, la sua incapacità di perdonarsi, risolta quando decide di mettere in scena proprio questo spettacolo. La parola come liberazione.



Coraggiose sono state anche le attrici dell'associazione FuoriTempo, che conosciamo sia per legami personali con alcune di loro che per aver partecipato nel 2017 a una Maratona di Narrazione da loro organizzata.
Si sono messe in gioco ( concedetemi la metafora calcistica, usata dal regista per articolare i quattro  monologhi) per rappresentare quattro aspetti della violenza di genere con una intensità e profondità di interpretazione  tale che meritava ben più del mediocre, ma appassionato, numero di spettatori.

La diversità, il perdono, la violenza. temi che  vengono raccontati mille volte al giorno, che percepiamo distrattamente dai media, nel contesto della narrazione teatrale si riappropriano della loro drammatica presenza,  segnando  spietatamente  la nostra appartenenza a questa società che tali mali tiene in grembo.


Nessun commento:

Posta un commento

Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.