Una
marmotta.
Ce ne sono tante su al rifugio. Neppure
troppo timide. Guardano gli alpinisti con curiosità, senza paura.
Nemmeno questa sembra impaurita. Rallento
il passo, la fisso.
Adesso si alza in piedi e fischia.
Invece niente, continua a guardarmi, si
volta e, mostrandomi il didietro che sembra quello di una vecchia signora sovrappeso, si eclissa tranquilla dietro una
roccia.
Proseguo il cammino, guardandomi intorno.
Il cielo è del tutto sgombro ora. Dopo il grigio opprimente di ieri e il
temporale della notte fa bene vedere un
po' d'azzurro. Nei prati gli scarponi si imbrattano, sollevando schizzi di acqua sporca.
Le rocce delle montagne di fronte luccicano
alla luce violenta. Si direbbero fatte d'acciaio, come lame di spade conficcate
nella terra.
Un punto nel cielo, forse un'aquila.
Il cielo è proprio azzurro, quassù. Niente a che vedere con il pallido della pianura.
Niente a che vedere con Milano.
Proprio azzurro...
Supero un dosso del terreno, e vedo una
figura appoggiata ad un masso. Mi
avvicino. Lo riconosco.
È
quel tipo che ho incontrato al rifugio...
Nessun commento:
Posta un commento