"Nell'alto dei cieli". Una definizione vaga. Il Signore che vi abita dovrebbe cercarsi un altro posto. Perchè si sa che non esiste un "alto" e un "basso" assoluti, in questo universo. Viviamo su un pianeta, che ruota intorno ad una stella, immersa in una dei miliardi di galassie così lontane che solo poche di esse ci appaiono come piccoli punti luminosi, in notti particolarmente limpide. Il cielo sopra di noi e la terra sotto di noi sono soltanto i punti di riferimento per il nostro vivere quotidiano, senza di essi non perdiamo certo la nostra umanità ( gli astronauti sulla stazione spaziale, perennemente in assenza di peso, ne sanno qualcosa), ma la nostra vita dipende da un delicato equilibrio di fattori, così raro tra i fenomeni osservati da farci temere che sia l'unico.
Gli spazi e le distanze, i fenomeni cosmici sono così al di là dei nostri limiti fisici che, paragonata ad essi, ogni azione, ogni velleità umana non possono far altro che sorridere.
Forse chi si occupa di Dio, dovrebbe studiare questa relativizzazione dell'uomo nei confronti dell'universo.
Si renderebbe conto, allora, che molti dogmi, regole, costumi sono solo appendici culturali che nulla aggiungono alla grandezza di un Dio che questo universo lo abita eppure non ne è parte ( cit. S.Agostino).
E sharia, scomuniche e anatemi si derubricherebbero a semplici indicazioni di buona creanza e vivere sociale.
A questo punto verrebbe la tentazione di mettere in discussione il concetto stesso di Dio, perchè nel progredire della conoscenza dell'uomo, non c'è mistero che non possa essere svelato.
La conoscenza si estende a macchia d'olio e oggi siamo in grado di dare spiegazioni logiche e scientifiche a cose che ieri erano considerate magiche.
Una cosa però, la scienza non può spiegare. Il mistero della morte, dell'abbandono della coscienza dal corpo fisico, del destino dei nostri pensieri, speranze, progetti. Un mistero che si fa drammaticamente più profondo in relazione alle condizioni della morte, in particolare quando arriva all'improvviso o reclama vite che ancora devono sbocciare.
E un Essere che tutto conosce di questo universo e di ciò che sta al di là di esso, forse ha risposte anche per questo mistero.
La cultura è quella parola che inizia guardando l'uomo
e si completa guardando il mondo
mercoledì 25 giugno 2014
sabato 21 giugno 2014
Un frammento di Luce
Tutti noi custodiamo un frammento della Luce di Dio dentro di noi.
E' evidente nella trasparente innocenza dei bambini, ma lo scorrere del tempo rende tutto opaco. I dolori, le delusioni, le sconfitte, sovrappongono strati di indifferenza, di cinismo. E quanto mostriamo agli altri e` il guscio rigido e freddo dell'egoismo e della solitudine.
Solo pochi mostrano bagliori di quella Luce.
Sono coloro a cui i dolori, le delusioni, le sconfitte hanno limato la scorza, liberandone la Luce che alberga sotto di essa.
Questa sera, alla celebrazione di saluto per l'imminente partenza di padre Emilio Spinelli, ho intravisto un po' di quella luce.
L'ho trovata nel timbro caldo e nelle parole di Sandro, negli abbracci, negli sguardi di Emilio, nel clima di informale calore durante la celebrazione ( quanto ce ne sarebbe bisogno, di calore ), nelle pacche sulle spalle, negli applausi.
Ringrazio Dio di averci dato persone come Emilio e Sandro, come i nostri missionari, che portano l'attenzione alle persone, il servizio per la societa` al primo posto. E che importa se la celebrazione non si attiene alle esatte parole del messale....
E' evidente nella trasparente innocenza dei bambini, ma lo scorrere del tempo rende tutto opaco. I dolori, le delusioni, le sconfitte, sovrappongono strati di indifferenza, di cinismo. E quanto mostriamo agli altri e` il guscio rigido e freddo dell'egoismo e della solitudine.
Solo pochi mostrano bagliori di quella Luce.
Sono coloro a cui i dolori, le delusioni, le sconfitte hanno limato la scorza, liberandone la Luce che alberga sotto di essa.
Questa sera, alla celebrazione di saluto per l'imminente partenza di padre Emilio Spinelli, ho intravisto un po' di quella luce.
L'ho trovata nel timbro caldo e nelle parole di Sandro, negli abbracci, negli sguardi di Emilio, nel clima di informale calore durante la celebrazione ( quanto ce ne sarebbe bisogno, di calore ), nelle pacche sulle spalle, negli applausi.
Ringrazio Dio di averci dato persone come Emilio e Sandro, come i nostri missionari, che portano l'attenzione alle persone, il servizio per la societa` al primo posto. E che importa se la celebrazione non si attiene alle esatte parole del messale....
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Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.
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