Molte sono le componenti che concorrono alla creazione di un lavoro, sia essa una storia, un saggio, un’opera d’arte o dell'ingegno. Il percorso che mi ha portato alla scrittura di Madreselva inizia da lontano,
Ci sono alcuni elementi, alcune storie e narrazioni che nel corso del tempo hanno acceso in me l’interesse per un periodo della storia, il medioevo e per la letteratura fantastica, temi che spesso sono legati tra loro a filo doppio. Infatti spesso il genere fantasy si appropria degli elementi caratteristici del vivere medievale, e d’altra parte quello fu un periodo in cui la dimensione soprannaturale era ben radicata nell’esperienza quotidiana.
Di sicura suggestione, grazie anche all’età, fu per me la visione di due lavori TV, che allora ebbero un grande impatto mediatico.
Il primo di questi, e certamente il più famoso, fu “La Freccia Nera” adattamento televisivo del romanzo di Robert Louis Stevenson, fu forse la prima occasione per me di visualizzare un periodo storico di cui non sapevo nulla ( all’epoca della prima messa in onda avevo cinque anni, ma poi vi furono le repliche).
Tormentone delle nostre generazioni fu la sigla finale, quella freccia nera scagliata contro la sporca canaglia che “un saluto ti dà”.
Altro sceneggiato fu il “Marco Visconti”, anche esso adattato da un romanzo di Tommaso Grossi, e anche in questo caso fu la sigla finale a sopravvivere allo sbiadirsi dei ricordi. Era “Cavalli ricamati” romantica ballata in stile medievale cantata dal compianto Herbert Pagani.
Ci sono alcuni elementi, alcune storie e narrazioni che nel corso del tempo hanno acceso in me l’interesse per un periodo della storia, il medioevo e per la letteratura fantastica, temi che spesso sono legati tra loro a filo doppio. Infatti spesso il genere fantasy si appropria degli elementi caratteristici del vivere medievale, e d’altra parte quello fu un periodo in cui la dimensione soprannaturale era ben radicata nell’esperienza quotidiana.
Di sicura suggestione, grazie anche all’età, fu per me la visione di due lavori TV, che allora ebbero un grande impatto mediatico.
Il primo di questi, e certamente il più famoso, fu “La Freccia Nera” adattamento televisivo del romanzo di Robert Louis Stevenson, fu forse la prima occasione per me di visualizzare un periodo storico di cui non sapevo nulla ( all’epoca della prima messa in onda avevo cinque anni, ma poi vi furono le repliche).
Tormentone delle nostre generazioni fu la sigla finale, quella freccia nera scagliata contro la sporca canaglia che “un saluto ti dà”.
Altro sceneggiato fu il “Marco Visconti”, anche esso adattato da un romanzo di Tommaso Grossi, e anche in questo caso fu la sigla finale a sopravvivere allo sbiadirsi dei ricordi. Era “Cavalli ricamati” romantica ballata in stile medievale cantata dal compianto Herbert Pagani.
Avevo 15 anni circa; divoravo libri ad altissima velocità, passando lunghe ore in Biblioteca ( che allora era in villa Greppi). Avevo già letto alcuni fantasy, ma non bastavano mai.
Mi imbattei in quel volume di più di mille pagine e pensai: "Bene! per un po' ne ho da leggere." Quella volta presi solo quello in prestito, invece dei tre che usualmente sceglievo.
Iniziai a leggerlo, e non ho ancora smesso, dopo più di quarant'anni. Fu la mia prima volta del Signore degli Anelli.
Mi imbattei in quel volume di più di mille pagine e pensai: "Bene! per un po' ne ho da leggere." Quella volta presi solo quello in prestito, invece dei tre che usualmente sceglievo.
Iniziai a leggerlo, e non ho ancora smesso, dopo più di quarant'anni. Fu la mia prima volta del Signore degli Anelli.
3)
L'influenza del Professore non è stata solo nelle suggestioni delle immagini che è riuscito a far scaturire nella mia mente, popolandola di elfi, hobbit e draghi. Quello è il livello primario e, a mio parere, quello meno importante. Il nucleo pulsante del messaggio è che un autore è un sub-creatore, e che è chiamato non semplicemente a raccontare storie, ma generare miti. Qui semplifico molto, ma il tema della mitpoiesi è quanto di più affascinante (sempre a mio parere) vi è nell'avventura letteraria di Tolkien. E a questo, con umiltà, cerco di riprendere e fare mio. Egli usava i linguaggi del mondo reinterpretandoli per la sua sub-creazione. Io, più semplicemente, mi limito a sfruttare luoghi e episodi storici. Il risultato non è che lontanamente accettabile ( potete già vedere dei risultati parziali nella raccolta di racconti "Alla ricerca dei Draghi", e prossimamente mi auguro con il progetto #madreselva ) ma è per me una gran fonte di soddisfazione .