venerdì 31 agosto 2007

Il curioso in libreria - Settembre 2007

Rubrica letteraria sul bollettino Voce Amica di Cernusco s/N


Cultura alta, cultura bassa.

Oggi non parlerò di libri, ma di quello che i libri portano, tra le righe, in dote al lettore: una briciola di nutrimento per la sua cultura. È un tema che meriterebbe più delle poche righe che vi posso dedicare, ma l’intenzione, come sempre, è quella di offrire spunti di riflessione.
Vi è da sempre l’uso, specialmente presso qualche presuntuosa conventicola , di distinguere la cultura diffusa presso una ristretta cerchia di persone come superiore a quella più immediatamente fruibile dalla gente, quella più popolare.
È un tema che ricorre spesso nelle discussioni tra gli attori della diffusione culturale, e spesso questa divisione ingenera nella persona di media istruzione una forma di complesso di inferiorità verso le produzioni più elitarie, temendo di non riuscire a coglierne il messaggio.
Si nota tuttavia, nelle discussioni sopraddette, un certo autoreferenziarsi, un isolarsi dalla esperienza reale per vivere un mondo virtuale nel quale solo pochi eletti hanno libertà di parola, e nel quale la porta è aperta a , poniamo, Proust, l’Eco saggista, Zigmunt Bauman ma non a Wilbur Smith, Giorgio Faletti e J.K. Rowling ( Moccia no, lasciatemelo fuori in ogni caso! ), ovvero a chi , con le proprie opere, si rivolge ad un pubblico più vasto, meno “acculturato”.
Ma è proprio vero che esistono una cultura di serie A e una di serie B?
Non è piuttosto uno stratagemma per isolarsi e giustificare una incapacità di comunicare, di parlar chiaro, di trasmettere il proprio pensiero in modo che tutti possano coglierne l’essenza.
Eppure la storia anche letteraria insegna che non è necessario essere difficili per essere grandi. Spesso la fruizione di un’opera può avvenire a diversi livelli. Autori come Omero, Shakespeare, ma anche Manzoni, Melville hanno ottenuto l’immortalità per la loro capacità di scrivere grandi opere con un linguaggio accessibile a tutti.
Del resto, basta far riferimento al Libro per eccellenza, la Bibbia, per accorgersi che il disegno di Dio vi è descritto con linguaggio adatto ad una comprensione anche superficiale ( come fanno i bambini ) eppure talmente denso di significati da far lavorare generazioni di studiosi per millenni.
Se la cultura è quel processo di sviluppo dell’umanità facilitato dall’assimilazione del lavoro di autori e artisti, questi ultimi ( e chi diffonde il loro lavoro) dovrebbero essere consapevoli della responsabilità che hanno nei confronti dell’umanità. E cercare di non arroccarsi sulla torre d’avorio della cultura “alta”, per nascondere la loro incapacità a farsi capire. Ma questa, lo sapete, è solo la mia opinione.

Il vostro Curioso ( lorisnavoni@gmail.com )

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