La bellezza è frattale.
Frattale è la replica dello stesso disegno ( in senso lato, non in senso figurativo) a diversi livelli dimensionali. Il mondo intorno a noi è frattale. Le piante hanno un modello frattale nel loro codice genetico e questo viene usato per crescere e svilupparsi.
Frattale è moltiplicare se stessi nello spazio.
Ma è anche divisione:
dividere un corpo per replicare copie.
E' il dividersi affinchè parti di se possano esistere.
La croce di Cristo è frattale: dall'asse principale si ramifica nei due bracci e nella parte superiore.
Il legno si divide per sostenere il corpo dell'uomo.
E chi più di Cristo si è diviso per replicare se stesso in un modello frattale che noi siamo chiamati a replicare?
La cultura è quella parola che inizia guardando l'uomo
e si completa guardando il mondo
venerdì 30 novembre 2007
martedì 27 novembre 2007
Per me, il Natale.
Il Natale non è niente.
È solo un povero bimbo sfigato, nato da una famiglia di sfigati, con il padre artigiano che paga tutte le tasse , fino all’ultimo euro, e che fatica dodici ore al giorno per mantenere la famiglia, con il mutuo-capestro, la madre disoccupata.
È un bambino che nasce in una roulotte, un container, una casa okkupata, una tenda da profughi, una casa del comune ad affitto agevolato.
È figlio di quelli che comprano Prada e Logan e Armani per non sembrare sfigati, che acquistano il plasma 32 pollici con comode rate a partire da agosto 2008, che forse non riusciranno a pagare.
Il Natale non è niente.
È il cumulo di regali che sei costretto ad acquistare, perche sennò che Natale è, e i bambini sono sempre lì che li aspettano, i regali.
È l’abbagliarsi con le luci, i Babbi Natale tutti deficienti a salire sui balconi e sulle finestre con scale di lucine, quando è così comodo passare dal camino.
È l’ipocrisia degli auguri a tutti, per un buon natale, un buon anno, che sia meglio di quest’ultimo, e che nevichi un po’ ma non troppo sennò si deve bestemmiare a capodanno per mettere le catene.
Sono io che in questo natale mi arrabbio e me ne andrei lontano, in un paese dove non lo festeggiano il natale, così eviterei tutto questo.
Non si diventa più buoni a Natale. È un palla che ci raccontiamo per giustificare gli altri trecentosessantaquattro giorni.
Ma poi lo vedi , Gesù, negli occhi nel corpo dell’ultimo nato.
Vedi la sua debolezza di piccolo essere che comunica con segnali ancestrali.
Vedi quello che potrà diventare: scienziato, medico, poliziotto, sacerdote, artista.
Vedi la vita che sta scoppiando in lui.
Capisci che questo Gesù, quello che stai vedendo nel corpo di tuo figlio che sta crescendo, di tua nipote appena nata, del figlio deboluccio del tuo amico, di quel giovane scapestrato che passa davanti a casa tua, ti salva dal peccato originale.
Ti salva dal perdere la speranza.
Allora capisci che non si festeggia il natale. Si festeggia la Vita.
E allora tutto acquista un senso.
E accendi anche tu le luci del presepe.
È solo un povero bimbo sfigato, nato da una famiglia di sfigati, con il padre artigiano che paga tutte le tasse , fino all’ultimo euro, e che fatica dodici ore al giorno per mantenere la famiglia, con il mutuo-capestro, la madre disoccupata.
È un bambino che nasce in una roulotte, un container, una casa okkupata, una tenda da profughi, una casa del comune ad affitto agevolato.
È figlio di quelli che comprano Prada e Logan e Armani per non sembrare sfigati, che acquistano il plasma 32 pollici con comode rate a partire da agosto 2008, che forse non riusciranno a pagare.
Il Natale non è niente.
È il cumulo di regali che sei costretto ad acquistare, perche sennò che Natale è, e i bambini sono sempre lì che li aspettano, i regali.
È l’abbagliarsi con le luci, i Babbi Natale tutti deficienti a salire sui balconi e sulle finestre con scale di lucine, quando è così comodo passare dal camino.
È l’ipocrisia degli auguri a tutti, per un buon natale, un buon anno, che sia meglio di quest’ultimo, e che nevichi un po’ ma non troppo sennò si deve bestemmiare a capodanno per mettere le catene.
Sono io che in questo natale mi arrabbio e me ne andrei lontano, in un paese dove non lo festeggiano il natale, così eviterei tutto questo.
Non si diventa più buoni a Natale. È un palla che ci raccontiamo per giustificare gli altri trecentosessantaquattro giorni.
Ma poi lo vedi , Gesù, negli occhi nel corpo dell’ultimo nato.
Vedi la sua debolezza di piccolo essere che comunica con segnali ancestrali.
Vedi quello che potrà diventare: scienziato, medico, poliziotto, sacerdote, artista.
Vedi la vita che sta scoppiando in lui.
Capisci che questo Gesù, quello che stai vedendo nel corpo di tuo figlio che sta crescendo, di tua nipote appena nata, del figlio deboluccio del tuo amico, di quel giovane scapestrato che passa davanti a casa tua, ti salva dal peccato originale.
Ti salva dal perdere la speranza.
Allora capisci che non si festeggia il natale. Si festeggia la Vita.
E allora tutto acquista un senso.
E accendi anche tu le luci del presepe.
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lunedì 26 novembre 2007
Il curioso in libreria - Dicembre 2007
Rubrica letteraria sulle pagine di Voce Amica di Cernusco s/N
Natale, la rivoluzione del pensiero
Nella consuetudine della pratica religiosa, ci troviamo spesso a fare i conti con una condizione di assuefazione ai concetti rivoluzionari che il messaggio di Cristo sottende.
Lo scandalo della Croce, il comandamento dell’amore, ci risultano così familiari da non suscitare in noi una riflessione che ponga la nostra vita a confronto con essi. Le sfide della sopravvivenza quotidiana, gli innumerevoli stimoli nella direzione della assuefazione sociale e etica ( mentre la “direzione ostinata e contraria” è quella del Vangelo) ci fanno dimenticare il senso di essere cristiani.
Fa dunque bene ritrovare questo modo di rendere concreti i temi della proposta cristiana in persone e situazioni apparentemente non vicine al mondo cattolico . E se le motivazioni profonde che spingono in questa direzione non coincidono proprio con le nostre probabilmente è solo questione di punti di vista. Purche’ il risultato non sia poi usato come strumento ideologico.
Sorprende ma consola dunque un po’ leggere, ad esempio, la proposta di John Thackara, (il suo libro “In the bubble: designing for a complex world” purtroppo è solo in inglese, per ora) esperto di progettazione e innovazione sostenibile, che collabora con amministrazioni, progettisti, aziende per togliere il primato alla tecnologia e sostituirla con l’attenzione alle persone.
Egli afferma che il modello collaborativo , l’organizzazione del quotidiano impostato sull’usare senza possedere e il progettare sistemi sempre più efficienti e vicini alle esigenze delle persone (ad esempio permettere il monitoraggio di pazienti cronici a casa anziché costringerli a quotidiani spostamenti verso l’ospedale, o edificare minimizzando lo spreco energetico e con grande attenzione all’ergonomicità) è il solo modo che l’umanità ha per migliorare la propria esistenza.
Rincuora anche vedere girare in rete quel proclama di Natale Babbo, diffuso da una “rivista energica per la scuola esaurita” www.laricarica.net , che solleva dall’obbligo di fare regali ( tra adulti, ai bambini lasciamo la poesia, ma anche lì… ), proponendo invece di regalare qualcosa di proprio, frutto di tempo e di lavoro personali, non acquistati.
Quel sito riporta inoltre un severo editoriale che vi invito a leggere.
Difficile?
Visto però che la strada dell’inferno è costellata di buoni propositi, se proprio non ce la facciamo a cambiare il mondo o, più prosaicamente, non possiamo fare a meno di fare regali, cerchiamo almeno di contenere i danni, e regaliamo libri. Il perche` ve lo sto scrivendo da mesi.
Allora non fa male dare un’occhiata alle proposte editoriali di questi mesi, magari con un occhio speciale, forti di quanto abbiamo commentato qui sopra.
Tralasciando dunque i best sellers, che comunque a profusione trovate sugli scaffali della Libreria del Naviglio, partirei dall’analisi di un primo concetto, quello della fede: La fede dei cristiani: Spiegata ai non cristiani di Grün Anselm, edizioni San Paolo, non serve solo ai non cristiani: “ In questo libro – scrive l’autore nella Introduzione - vorrei soprattutto sostenere tutti coloro che sono alla ricerca della propria identità aiutandoli a superare la “nebbia dell’incertezza capire le affinità tra le religioni del mondo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con una visione che si allarga a tutte le religioni del mondo è Il demiurgo, di René Guénon, edizioni Adelphi, una raccolta di articoli, di non difficile lettura, sul tema di quello che l’autore, studioso di religioni della prima metà del Novecento, definisce come il Grande Mistero. È la descrizione di un cammino verso Dio, verso la totale immersione in Lui, lo stesso percorso dai mistici di tutte le religioni.
Chiude il cerchio il lavoro di Armando Torno su alcune delle più famose storie della Bibbia: Il gioco di Dio, ed. Mondatori , nel quale analizzando le vicende di personaggi mitizzati o fraintesi, vi legge la relazione tra l’uomo e Dio come puro atto d’amore.
Non solo libri
Nella scandalosa offerta di lavori cinematografici che si sovrappongono e bruciano come una pellicola inceppata, probabilmente Centochiodi (trovate il DVD in Libreria.), come molti dei film di Ermanno Olmi, rimarrà a lungo come pietra miliare di una ricerca spirituale che va oltre allo studio e alla tradizione: “Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico” dice il protagonista. Come dargli torto?
Natale, la rivoluzione del pensiero
Nella consuetudine della pratica religiosa, ci troviamo spesso a fare i conti con una condizione di assuefazione ai concetti rivoluzionari che il messaggio di Cristo sottende.
Lo scandalo della Croce, il comandamento dell’amore, ci risultano così familiari da non suscitare in noi una riflessione che ponga la nostra vita a confronto con essi. Le sfide della sopravvivenza quotidiana, gli innumerevoli stimoli nella direzione della assuefazione sociale e etica ( mentre la “direzione ostinata e contraria” è quella del Vangelo) ci fanno dimenticare il senso di essere cristiani.
Fa dunque bene ritrovare questo modo di rendere concreti i temi della proposta cristiana in persone e situazioni apparentemente non vicine al mondo cattolico . E se le motivazioni profonde che spingono in questa direzione non coincidono proprio con le nostre probabilmente è solo questione di punti di vista. Purche’ il risultato non sia poi usato come strumento ideologico.
Sorprende ma consola dunque un po’ leggere, ad esempio, la proposta di John Thackara, (il suo libro “In the bubble: designing for a complex world” purtroppo è solo in inglese, per ora) esperto di progettazione e innovazione sostenibile, che collabora con amministrazioni, progettisti, aziende per togliere il primato alla tecnologia e sostituirla con l’attenzione alle persone.
Egli afferma che il modello collaborativo , l’organizzazione del quotidiano impostato sull’usare senza possedere e il progettare sistemi sempre più efficienti e vicini alle esigenze delle persone (ad esempio permettere il monitoraggio di pazienti cronici a casa anziché costringerli a quotidiani spostamenti verso l’ospedale, o edificare minimizzando lo spreco energetico e con grande attenzione all’ergonomicità) è il solo modo che l’umanità ha per migliorare la propria esistenza.
Rincuora anche vedere girare in rete quel proclama di Natale Babbo, diffuso da una “rivista energica per la scuola esaurita” www.laricarica.net , che solleva dall’obbligo di fare regali ( tra adulti, ai bambini lasciamo la poesia, ma anche lì… ), proponendo invece di regalare qualcosa di proprio, frutto di tempo e di lavoro personali, non acquistati.
Quel sito riporta inoltre un severo editoriale che vi invito a leggere.
Difficile?
Visto però che la strada dell’inferno è costellata di buoni propositi, se proprio non ce la facciamo a cambiare il mondo o, più prosaicamente, non possiamo fare a meno di fare regali, cerchiamo almeno di contenere i danni, e regaliamo libri. Il perche` ve lo sto scrivendo da mesi.
Allora non fa male dare un’occhiata alle proposte editoriali di questi mesi, magari con un occhio speciale, forti di quanto abbiamo commentato qui sopra.
Tralasciando dunque i best sellers, che comunque a profusione trovate sugli scaffali della Libreria del Naviglio, partirei dall’analisi di un primo concetto, quello della fede: La fede dei cristiani: Spiegata ai non cristiani di Grün Anselm, edizioni San Paolo, non serve solo ai non cristiani: “ In questo libro – scrive l’autore nella Introduzione - vorrei soprattutto sostenere tutti coloro che sono alla ricerca della propria identità aiutandoli a superare la “nebbia dell’incertezza capire le affinità tra le religioni del mondo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con una visione che si allarga a tutte le religioni del mondo è Il demiurgo, di René Guénon, edizioni Adelphi, una raccolta di articoli, di non difficile lettura, sul tema di quello che l’autore, studioso di religioni della prima metà del Novecento, definisce come il Grande Mistero. È la descrizione di un cammino verso Dio, verso la totale immersione in Lui, lo stesso percorso dai mistici di tutte le religioni.
Chiude il cerchio il lavoro di Armando Torno su alcune delle più famose storie della Bibbia: Il gioco di Dio, ed. Mondatori , nel quale analizzando le vicende di personaggi mitizzati o fraintesi, vi legge la relazione tra l’uomo e Dio come puro atto d’amore.
Non solo libri
Nella scandalosa offerta di lavori cinematografici che si sovrappongono e bruciano come una pellicola inceppata, probabilmente Centochiodi (trovate il DVD in Libreria.), come molti dei film di Ermanno Olmi, rimarrà a lungo come pietra miliare di una ricerca spirituale che va oltre allo studio e alla tradizione: “Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico” dice il protagonista. Come dargli torto?
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Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.
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