( 1 novembre - Ognissanti )
Vago con mio figlio tra i viali del cimitero, dopo aver reso omaggio ai suoi antenati, osservando quei volti quasi sempre sorridenti, quasi volessero dire a propri cari:"Non piangete per noi, la condizione umana fa sì che, dopo una vita-battaglia continua tra il bene e il male, tra l'aspirazione alla felicità e il quotidiano impegno a sopravvivere, si giunga alla condizione finale, dove si spengono le luci del mondo e se ne accende una ben più luminosa".
Osserviamo i monumenti, eretti a perpetuare il ricordo dei nostri cari. Architetture fantasiose e rappresentazioni sacre sono tentativi di ancorare l'anima dei defunti a questa terra, di prolungare l'agonia della vita, di vivere nei ricordi di chi resta. Ma spesso il bronzo e il marmo non sono necessari. Scarne tombe, adorne solo di pochi fiori, ricordano ai passanti persone che hanno attraversato il loro tempo lasciando una impronta indelebile, un segno positivo nella costruzione di un mondo, una città, una comunità, una famiglia migliore. Il ricordo di loro non appassisce, non si ingrigisce con le intemperie, ma permane limpido nelle menti di chi li ha conosciuti, e anche oltre.
E la loro anima vola libera.
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