martedì 7 settembre 2010

La sfida della mente aperta



La mia attivita` lavorativa mi ha portato specie in questi ultimi anni a contatto con aspetti inerenti allo scopo ultimo della mia azienda ( fabbricare componenti elettronici a semiconduttore ) spesso apparentemente molto distanti tra loro.
Con una competenza non strettamente legata ad un particolare ambito ( tecnologico, gestionale, organizzativo ), ho potuto spaziare dalla definizione di regole tecnologiche per la produzione alla identificazione di applicazioni per prodotti innovativi, passando dalla progettazione digitale e approdando alla definizione e fornitura di sistemi collaborativi.
Cercare un senso comune alle attivita` di cui ho fatto esperienza, escludendo la mia idiosincrasia a fare cose che non abbiano, appunto, piu` senso per me, anche a costo di perdere in termini di carriera, non e` stato facile.
MI sono convinto pero` che sono due i fattori di successo nell’ambito di una qualsiasi attivita`, sia essa strettamente lavorativa o che coinvolga altri momenti della vita ( e dove per successo intendo il compimento completo dell’impresa, ovvero una idea funzionante accanto ad una soddisfazione piena di tutti gli attori).
Essi sono da un lato la severa specializzazione in un ambito ovvero la piena comprensione di tutti i suoi aspetti, l’abilita` di risolvere qualsiasi problema si affacci, la perfetta sintonia con l’oggetto del proprio lavoro, in una prospettiva riduzionistica.
Dall’altro lato, e` vincente la visione olistica del lavoro, che si esprime nella comprensione della panoramica nella quale l’attivita` viene considerata. Qui si innesca una interpretazione della realta` , una visione che deve necessariamente andare al di la` delle competenze specifiche per il lavoro che si intraprende. Si rivela importante, ad esempio, non conoscere solo di elettronica o informatica, ma anche di marketing, economia, e di psicologia, oppure di networks, quindi teoria della complessita`, sociologia, etc.
Ho anche osservato che quanto piu` questi due estremi si compenetrano, quanto piu` gli specializzati entrano in collaborazione con quelli che hanno la visione a 360 gradi, tanto piu` il risultato e` coronato da successo.
Questa sinergia, che sino a pochi anni fa impensabile ( la dicotomia olismo-riduzionismo sembrava dover essere rappresentata da un insieme disgiunto nel quale non vi era punto di contatto e nemmeno doveva esserci), e` fortunata conseguenza dell’evoluzione della nostra societa`, e in qualche modo scardina ruoli precostituiti e basati sulla immutabilita` di certe interpretazioni della realta`.
E` necessario pero` che le menti che regolano queste iniziative siano aperte ad ogni contributo, da qualsiasi parte provenga. Basare il proprio sviluppo su preconcetti o sull’autoreferenzialita` ( non solo personale, deleteria in se`, ma anche di gruppo, team, aggregazione) e` una via destinata al fallimento.

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