giovedì 1 settembre 2011

La lingua segreta della musica

Da giovane ho avuto una fortuna,  quella di aver conosciuto molte persone, alcune delle quali sono quegli amici senza tempo ne spazio, che se ritrovi dopo anni e` come se fosse stati assieme sino al giorno prima, che si sono dedicate con passione alla musica, ognuno di essi con sensibilita` musicali differenti, dal jazz alla classica, attraverso il rock e il pop. Antonio ci ha introdotto alla musica, anche se ho imparato a suonare la chitarra da Angelo e Marco.  Con Ernesto, Leo, Lorenzo ho conosciuto il canto corale e le partiture di musica religiosa.
Con Massimo e  Giuseppe ho suonato, e molto, spaziando dalle musiche da balera agli Inti Illimani.  Mi hanno folgorato le chitarre di Franco e Dario, insieme a Gipo e Sergio, sia quando cantavano  con Gianni dei nativi americani sia quando portavano sul palco le menate esistenziali della loro e della nostra generazione.
Mi e` pure capitato di suonare con Claudio e Angelo, ma ancora non eravamo mammalucchi come lo siamo ora.

Dunque, senza nessuna preparazione accademica, ho sviluppato  una  certa sensibilita` musicale,  molto da profano, ma  che mi permette ancora adesso di apprezzare la musica per quella che e` , al di la` delle mode e dei successi del momento.
Una sensibilita` che mi permette di apprezzare la ricerca stilistica di un Battiato e distinguerla dalle melodie rozze ma efficaci di un Ligabue. Va detto che nella mia classifica dei preferiti vanno artisti che spaziano da Van De Sfross a Enya, ai Lingalad, da Regina Spektor a Bruce Springsteen a Giovanni Allevi.

In cima, oggi si piazza Susanna Parigi. 

In lei  e nella sua musica c’e` tutto l’universo  culturale e artistico nel quale sono cresciuto: la melodia, trascinante e a spesso sensuale, l’armonizzazione, che invade gli spazi senza rubare la scena e che si innesta precisamente la` dove  deve, l’attenzione alla parola e il suo uso sia a supporto musicale , tanto da divenire musica essa stessa, sia in senso semantico.
La lingua segreta delle donne, una lingua  che rimane sconosciuta a chi si accontenta di una visione del genere femminile stereotipata e maschilista, apre uno spiraglio nell’orizzonte della comprensione non solo  tra i generi,  ma dell’intera esperienza umana.
Di notevole impatto Liquida , che con quel tempo (quasi) da valzer e i campanacci rimanda ad un passato che e` solo dietro l'angolo - e che sarebbe il caso di riprendere - dove le donne erano comunque protagoniste anche se il loro ruolo non era riconosciuto.
Duro e` l'ascolto di Cosi` e` se vi pare e con le parole di Petite Madone, ove pero` la nostalgia riportata a galla dalla musica e dalla lingua francese ne addolciscono le asperita`.
Anche in  Volesse il cielo, unico pezzo non firmato da Susanna e da Kaballa, la splendida vocalita` supporta un  carico di speranza firmato da Vinicius de Moraes  che si culla nella melodia di Toquinho.


Inutile dire che questo CD di Susanna e` stato la colonna sonora delle vacanze per tutta la famiglia ( coi figli di 9, 14  e 18 anni  che facevano il coro a  L’uomo senza qualita`  - ma ovviamente non si riferivano a me ;-)

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