mercoledì 5 febbraio 2014

Il difficile esercizio di pensare

Sembra che la capacità di pensare, di discernere, di scegliere con cognizione di causa, informandosi e valutando i pro e i contro, se mai ha raggiunto livelli accettabili, sia ora in drastico declino.
Il comportamento degli Eletti in Parlamento, i commenti beceri sulla rete, le azioni dettate dall'impulso che spesso hanno conseguenze nefaste, per sè o per gli altri, sono tutti segnali che  l'esercizio di pensare è diventato oltremodo difficile.
Anche nelle discussioni dai toni civili, si percepisce che a prevalere, nell'animo degli estensori di gran parte dei commenti, sia la pancia ( o il cuore, nei rari casi di contributi positivi ) anzichè la mente.
E sì che proprio per la sua complessità, la società nella quale siamo immersi necessità di un discernimento maggiore, non di più livore e rabbia.
Ma, posto che lo si voglia, chi può aiutarci a pensare?
Da un lato si tratta di recuperare il ruolo che le istituzioni possono avere. 
C'è un interessante post di Luca De Biase ( tutto De Biase è interessante, anche se non sempre proprio facile da leggere ) che svela le ragioni per la caduta della autorità culturale di molte istituzioni e propone il modo di recuperare credibilità, che  parte  dalla visione di un futuro di qualità migliore. Il lavoro intellettuale che serve alla società può essere riprogettato. I filtri all’information overload possono essere ripensati. La formazione profonda può essere riattivata. Ma occorre pensare avanti, non indietro.
In altre parole, la formazione ( scuola e università ), l'informazione, la politica potranno recuperare credibilità se  sapranno innovare e innovarsi.
Da parte nostra si tratta di recuperare un metodo  che è stato fondamentale per l'evoluzione culturale umana: "La conoscenza ha bisogno di metodo: ispirazione, visione-teoria, ipotesi-progetto, verifica-sperimentazione; indipendenza, completezza, accuratezza; rispetto dei diritti, spirito di servizio."
Da sottolineare che se ci limita alla ispirazione e alla visione , senza arrivare alla verifica e sperimentazione, si  sdoganano  superstizioni e facilonerie  che ci rendono preda degli imbonitori e dei ciarlatani.

Un modo semplice ed economico per imparare a pensare, poi, sarebbe la lettura. 
Molti sono i libri che aiutano a pensare, alcuni di quelli che hanno aiutato me ( non che siano riusciti completamente nell'intento di dotarmi di una mente critica e attenta) li potete trovare sulla mia libreria Anobii, o commentati qua è la su questo blog.
L'ultimo che ho preso in considerazione, ma che ancora non ho iniziato è  Thinking, The new science of Decision Making, Problem Solving and Prediction, a cura di John Brockman, l'ideatore del prestigioso sito edge.org.
Raccoglie commenti e conversazioni di personaggi che , soprattutto, sanno pensare, tra cui, Nassim Nicholas Taleb, Daniel C. Dennet, Daniel Kahneman.

Buon pensiero.

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Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.