Un tempo, per le generazioni del dopoguerra, il punto di riferimento culturale era la TV. E in un mondo appeno poco più che rurale, probabilmente bastava. L'interpretazione del mondo era mediata dal mezzo televisivo. E la notizia era vera perchè trasmessa in TV.
Ma ora, con la produzione di informazione che ha già raggiunto nel mondo cifre ben al di sopra della normale esperienza sociale, ( quasi tre miliardi di persone connesse, cinquecento milioni di tweet lanciati ogni giorno, più di 43.000 ricerche in Google AL SECONDO , giusto per dare i primi numeri che ho trovato ), davvero possiamo accontentarci dell'informazione ri-postata, del titolo sensazionlistico, della notizia tragica che stimola la ricerca del macabro, l'accanimento che soddisfa i nostri peggiori istinti?
Davvero ci basta un articoletto su Facebook per pontificare su tutto?
Ci sono BUFALE sul Web che prosperano perchè chi le legge non si prende la briga di verificarne la correttezza ( c'è qualcuno che si impegna in questo senso, non solo Paolo Attivissimo, ma anche il sito Bufale un tanto al chilo o, per i casi scientificamente più dubbi, il CICAP, anche con il sito Query On Line).
E nel dubbio, perchè ri-postare rischiando di fare una figura di m. ?
E se una notizia riportata desta la nostra attenzione, perchè non provare ad approfondire? A volte è sufficiente Wikipedia, a rimettere le informazioni nel giusto contesto. Altre volte è necessario un po' più di attenzione e qualche sforzo in più, magari sfruttando un motore di ricerca per poter disporre di un serbatoio di conoscenza che garantisca la pluralità di vedute necessaria.
Il mondo è così ricco di aspetti e di complessità che fermarsi ai pre-giudizi ( e soprattutto agire in base a quelli) indica solo una cosa: la nostra mediocrità.
Se ci lamentiamo che le cose non vanno, che siamo governati da incapaci (!) , che vorremmo che il mondo fosse più giusto, beh, forse vale la pena partire da noi stessi.