venerdì 18 aprile 2014

Verità



Nella narrazione, anche quella fantastica, non può prescindere dalla realtà. L'autore, mediante il processo narrativo, la sequenza di eventi, deve sempre proporre un elemento di verità. Può essere un fatto, storico o contemporaneo, un concetto, scientifico o sociologico, anche un'emozione, purchè vera.
Ci può essere una missione, nel lavoro del narratore, che lo porta a promuovere attraverso il racconto, una idea, una notizia che non ha ottenuto il giusto risalto,  o che  semplicemente egli pensa debba essere diffusa.
Ma può anche essere che chi narra non abbia proprio in mente niente, che non  voglia "lanciare un messaggio" ma semplicemente raccontare una storia che gli è cara, o che nonostante tutto ha superato tutte le barriere mentali  e fisiche e si è depositata sulla pagina bianca di un libro o  di un tablet.
Dunque?
Se il narratore è bravo, sarà in grado di trascinare i lettori nella sua scoperta della storia, offrendo i sentimenti che tale storia suscita.
E i sentimenti, le emozioni che si provano nella lettura, sono sempre veri,   anche nelle storie più improbabili.





venerdì 11 aprile 2014

Sette anni

Ho appena scoperto di aver compiuto sette anni. E di non aver festeggiato.
Il 5 aprile del 2007 lancio il mio primo post su questo blog.
Dal punto di vista tecnologico e di costume molte cose sono cambiate.
Il primo iPhone nasce proprio in quell'anno, mentre per i tablet si deve aspettare sino al 2010 ( esistevano già dei cosi chiamati Tablet PC, ma con concept differenti dagli attuali pad ).
Sia Facebook che Twitter erano appena nate ( gli italiani cominciano a conoscere il più diffuso social network dal 2008).
E dal punto di vista umano, cos'è cambiato?
Siamo qui anche per cercare di capirlo. Insieme.

giovedì 10 aprile 2014

Il potere generativo della parola

E Dio disse: "LUCE!"
E la Luce fu.

Senza andare a scomodare la Genesi ( 1, 3), documenti molto più prosaici confermano quello che da un po' di tempo mi frulla per la testa.
La parola ha potere.
Ha il potere di evocare immagini , di comandare azioni, di stabilire relazioni, di palesare pensieri.
Di parole è composto il linguaggio.
E Vikram Chandra, scrittore indiano che ha sperimentato la professione di programmatore, accosta questa ultima attività alla narrazione.
E dunque se il linguaggio è base comune,  nella programmazione è soltanto denotativo, logico, mentre nella narrazione  deve inserire ambiguità,  perchè "la poesia parla attraverso ciò che non dice" ( Corriere della Sera - La Lettura, 16 marzo 2014)
E' vero dunque che attraverso la programmazione, il linguaggio crea, e non solo evanescenti software. Attraverso le complicate tecnologie costruttive odierne, la realizzazione di circuiti integrati,  di componenti industriali e più recentemente di oggetti anche di uso comune attraverso le macchine 3D passa attraverso la descrizione mediante linguaggi più o meno difficili ma che non si discostano poi molto da sequenze di  comandi in lingua corrente

while (($pport , $type) = each (%$tempItemPort))
            {
                  if (length( $pport ) > 0)
                  {
                        if( $type =~  /slave/ )
                        {
                              print  SDincl ( "\t\tSC_METHOD($pport) ;\n " );
                              print SDincl ("\t\tsensitive << $pport;\n\n");
                        }    
                  }
                 
            } #endfor
                 
                  print SDincl ("\t\t}\n\t};\n");
           

            close (SDincl );

(riconoscerete qui molte parole inglesi di uso corrente - if, while, each, print, close - alle quali corrispondono numerosi cambi di stato nel sistema software o l'applicazione di particolari strutture in caso di realizzazione fisica ) 


Senza addentrarmi troppo in questa scivolosissima china, anche in termini psicoanalitici, l'uso delle parole è paradigma dell'esistenza umana. Se nel post precedente mi riferivo alla comunicazione umana, che per Watzlawick si pone come primaria manifestazione di identità , leggo poi da Massimo Recalcati che la sola legge importante in prospettiva psicanalitica è la Legge della Parola: 
- l'essere umano è essere di linguaggio, che si può manifestare solo con la Parola;
- la vita umana si differenzia da quella animale attraverso la sua esposizione al linguaggio;
- la vita biologica è mortificata dalla Parola;
- la legge della Parola introduce un limite all'essere solo animale, da qui un senso di perdita ( dell'arcadico status pre-umano - neonatale ad esempio )
- ma la separazione dall'essere biologico non è un deficit, piuttosto una apertura nuova della vita ; solo l'incontro con l'esistenza del limite e della mancanza genera il desiderio, come potenza generativa.

La chiave del lavoro di Recalcati è poi la trasmissione di questo desiderio alle generazioni, ma vorrei qui sottolineare  il corto circuito della Legge della Parola, che usa come chiave interpretativa delle relazioni genitoriali, con le prime parole della  Genesi riportate qui sopra.

Per mettersi in relazione con l'Universo, Dio usa la parola.  
Perchè l'uomo entri in relazione con il Creato, deve dare un nome alle creature.

Tre modi - quello dei codici di programmazione, della narrazione e dell'analisi psicoanalitica - per mettere la parola al centro dell'uomo.


martedì 1 aprile 2014

Assiomi della comunicazione e scrittura

In "Pragmatica della comunicazione umana"  , del 1967, Paul Watzlawick  propone alcuni punti fermi della interpretazione della comunicazione, egli li definisce assiomi, in funzione delle tesi sulle patologie del comportamento che va poi a elaborare. Tali assiomi, successivamente accettati dalla comunità scientifica, sono i seguenti:


  1. L'impossibilità di non-comunicare
  2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione
  3. La punteggiatura della sequenza di eventi
  4. Comunicazione numerica e analogica
  5. Interazione complementare e simmetrica

Vorrei ora analizzare questi assiomi nell'ottica del confronto tra i fondamenti della comunicazione e la scrittura, in particolare quella narrativa,  come già ho fatto parzialmente per la Teoria della comunicazione di Shannon. Va sottolineato che  Watzlawick fece riferimento a tali assiomi per analizzare i disturbi comportamentali e relazionali, in una prospettiva psicologica che è poi il fulcro della sua opera. Noi ci limiteremo ad analizzare la narrazione secondo quest'ottica. Non è detto sia utile, certo potrebbe essere un buon esercizio.



  • L'impossibilità di non-comunicare
E' impossibile non comunicare
Parrebbe proprio che il primo assioma non trovi applicazione nella interazione scrittore-lettore, dove l'intenzione di non comunicare decisamente non è prevista. Già nel momento del concepimento di una storia c'è l'intenzione di comunicare. E da parte sua un lettore che non fosse disposto a instaurare una interazione con un determinato scrittore, nemmeno prenderebbe in mano il libro. Tuttavia ci sono,specie nella scrittura narrativa, tutti i non detti. Omettendo alcune parti della narrazione, si può arrivare a comunicare informazioni ( un'assenza, ad esempio) che dette in altro modo non sarebbero così efficaci. L'omissione di comunicazione diventa informazione.

  •       Livelli comunicativi di contenuto e di relazione

Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di comunicazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi meta-comunicazione. 
La forza della narrazione ( il successo di molti romanzi) sta nel legare il lettore in una relazione che veicola, ad esempio  raccontando una storia, buone "vibrazioni" , suggerisce immagini  e concetti, crea un feeling tra scrittore e lettore che rende la comunicazione piacevole ( altrimenti chiuderesti il libro).

  • La punteggiatura della sequenza di eventi
La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle  sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
Questo assioma evidenzia che nella incorretta intrepretazione della sequenza di eventi comunicativi  si annida  un rischio di  conflitto.    Problema che difficilmente si pone nella lettura, che è comunicazione asincrona e per un certo senso, monodirezionale.


  • Comunicazione numerica e analogica

Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica  ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni. 
Come è possibile trasmettere la comunicazione non verbale attraverso uno strumento che fa della parola scritta l'essenza stessa della sua esistenza.
In realtà 
l'esperienza di scrittura 
non è 
solamente 
parola.
C'è una forte influenza della composizione grafica del testo, del suo posarsi sulle pagine. 

Isolare una  

parola 


riesce a darle un peso e dunque un significato che immersa nel flusso della narrazione non riuscirebbe ad avere.
C'è poi la parte descrittiva della narrazione, che proprio nello stimolare l'immaginazione del lettore, anche con pochissimi particolari,  permette di  ricreare immagini dal forte significato analogico.  Nel processo narrativo l'equilibrio tra la parte numerica /logica, e quella analogica/evocativa è fondamentale,  pena la riduzione dell'opera ad una monotona descrizione di eventi se a prevalere è il modulo numerico o ad una suggestione di immagini senza trama se è invece il modulo analogico che prevale.


  • Interazione complementare  e simmetrica
Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull'uguaglianza o sulla differenza.
Decisamente l'interazione  scrittore - lettore è quasi del tutto a senso unico. Lo scrittore definisce tempi e modalità con i quali svelare la storia.  Ma non è una interazione di sudditanza, percè il lettore può rompere l'interazione semplicemente chiudendo il libro.
O smettendo di leggere questo post esattamente in questo punto.





Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.