martedì 18 novembre 2014

Samantha, Rosetta, Ambition e Interstellar

Il cortocircuito l'ho avuto quando ho visto il video dell'intervento di Samantha Cristoforetti ( era alla Maker Faire Rome ), l'astronauta italiana che a breve abiterà l'ISS per sei mesi,  Tra le descrizioni delle sue attività di preparazione, ha fatto un paio di omaggi ad altrettanto opere  fantascientifiche; Guida Galattica per gli Autostoppisti e Star Trek.  Ella ha affermato che sono state anche esse fonte di ispirazione ,oltre alla passione per la tecnologia e la scienza, alle narrazioni delle avventure spaziali e al cielo terso che da piccola osservava dalla sua casa, per la sua carriera. Ma il nesso non l'ho colto subito, anche se ruotava tra i miei pochi neuroni come  un satellite intorno ad un pianeta. Sentivo che c'era qualcosa che avrei dovuto notare, ma ancora non sapevo cosa.



Poi c'è stata l'avventura di Rosetta. La sonda che dopo dieci anni di viaggio raggiunge la cometa, il Lander che tocca la superficie, le foto,  ma soprattutto il suggestivo film che l'ESA ha commissionato per l'avvenimento: Ambition.


Un cortometraggio che, da un futuro lontanissimo  evoca  il primo contatto con una cometa ( la missione Rosetta, appunto), come segno dell'ambizione e dell'ostinazione della  razza umana.

Ecco dunque  che il tema, la relazione tra scienza e fantascienza si  fa più chiaro.
Provo ad elaborare quello che  secondo me è il punto che accomuna il racconto di futuri ( o presenti) possibili e lo studio del mondo così com'è, secondo criteri oggettivi e misurabili
Quello che mi sento di dire è che lo scopo della fantascienza non è quello di prefigurare come potrebbe essere il mondo futuro in base a congetture o a scoperte scientifiche vere o eventuali. L'obiettivo ultimo, come sostanzialmente in tutti i generi letterari, resta quello di scovare e studiare l'animo umano, le sue sfaccettature, la sua capacità di reagire ad imprevisti e catastrofi, caratteristiche che trascendono le epoche e i contesti storici.
Se Asimov ha narrato di robot, lo ha fatto evidenziando e spesso mettendo alla berlina comportamenti tipicamente umani.
La saga di Star Wars è tutto sommato un romanzo di formazione.
2001 Odissea nello Spazio,  racconta il balbettìo dell'uomo, i suoi primi vagiti  di fronte all'infinito che lo ospita, di cui ha compreso solo pochi atomi.
Tra lo sfrecciare di astronavi, i dialoghi con robot più o meno senzienti, le profonde oscurità dello spazio, quello che conta è l'uomo e  il suo posto nell'Universo.
La narrazione fantscientifica si propone come stimolo all'approccio scientifico, che aiuta a capire il "come" delle cose, ma ambisce a ragionare sul "perchè", risposta che si trova inequivocabilmente dentro di noi, sempre che esista.


Qui si innesta allora  il colossal del momento,  Interstellar che ( a dispetto delle incongruenze  ad esempio descritte qui dall'ottimo Paolo Attivissimo - utile leggere anche i commenti -, che ringrazio per gli spunti e le informazioni che ama condividere) si dimostra un forte generatore di emozioni.
E la ricerca, tutta, sia essa scientifica che umanistica, sia etica che religiosa, non ha forse come forte motore la parte emozionale della nostra mente?
Non siamo Vulcaniani, i nostri progressi, personali e globali, sono fortemente guidati dalle emozioni che proviamo, soddisfazione quando qualcosa riesce, ansia nell'affrontare una avversità, resilienza quando qualcosa va storto ma non si vuole mollare e, appunto,  ambizione.

Non c'è dubbio che viaggiare nello spazio, sia da astronauta, che seguendo una sonda grande poco più di una scrivania, o attraverso le immagini su un grande schermo, è sempre una emozione grande.

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