Poi c'è stata l'avventura di Rosetta. La sonda che dopo dieci anni di viaggio raggiunge la cometa, il Lander che tocca la superficie, le foto, ma soprattutto il suggestivo film che l'ESA ha commissionato per l'avvenimento: Ambition.
Un cortometraggio che, da un futuro lontanissimo evoca il primo contatto con una cometa ( la missione Rosetta, appunto), come segno dell'ambizione e dell'ostinazione della razza umana.
Ecco dunque che il tema, la relazione tra scienza e fantascienza si fa più chiaro.
Provo ad elaborare quello che secondo me è il punto che accomuna il racconto di futuri ( o presenti) possibili e lo studio del mondo così com'è, secondo criteri oggettivi e misurabili
Quello che mi sento di dire è che lo scopo della fantascienza non è quello di prefigurare come potrebbe essere il mondo futuro in base a congetture o a scoperte scientifiche vere o eventuali. L'obiettivo ultimo, come sostanzialmente in tutti i generi letterari, resta quello di scovare e studiare l'animo umano, le sue sfaccettature, la sua capacità di reagire ad imprevisti e catastrofi, caratteristiche che trascendono le epoche e i contesti storici.
Se Asimov ha narrato di robot, lo ha fatto evidenziando e spesso mettendo alla berlina comportamenti tipicamente umani.
La saga di Star Wars è tutto sommato un romanzo di formazione.
2001 Odissea nello Spazio, racconta il balbettìo dell'uomo, i suoi primi vagiti di fronte all'infinito che lo ospita, di cui ha compreso solo pochi atomi.
Tra lo sfrecciare di astronavi, i dialoghi con robot più o meno senzienti, le profonde oscurità dello spazio, quello che conta è l'uomo e il suo posto nell'Universo.
La narrazione fantscientifica si propone come stimolo all'approccio scientifico, che aiuta a capire il "come" delle cose, ma ambisce a ragionare sul "perchè", risposta che si trova inequivocabilmente dentro di noi, sempre che esista.
Qui si innesta allora il colossal del momento, Interstellar che ( a dispetto delle incongruenze ad esempio descritte qui dall'ottimo Paolo Attivissimo - utile leggere anche i commenti -, che ringrazio per gli spunti e le informazioni che ama condividere) si dimostra un forte generatore di emozioni.
E la ricerca, tutta, sia essa scientifica che umanistica, sia etica che religiosa, non ha forse come forte motore la parte emozionale della nostra mente?
Non siamo Vulcaniani, i nostri progressi, personali e globali, sono fortemente guidati dalle emozioni che proviamo, soddisfazione quando qualcosa riesce, ansia nell'affrontare una avversità, resilienza quando qualcosa va storto ma non si vuole mollare e, appunto, ambizione.
Non c'è dubbio che viaggiare nello spazio, sia da astronauta, che seguendo una sonda grande poco più di una scrivania, o attraverso le immagini su un grande schermo, è sempre una emozione grande.
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