Appunti di viaggio
In questi
giorni di vacanza sarà capitato a molti di ammirare opere d’arte e d’ingegno,
sia architettonico che ingegneristico, e di provare un qualche grado di
emozione.
Più
l’artista è stato bravo nella ideazione e nella realizzazione dell’opera, (cioè
se l’opera riflette in modo chiaro e efficace l’idea iniziale dalla quale è
scaturita), più l’emozione è grande.
Inoltre,
solitamente una maggiore complessità del linguaggio espressivo determina un maggior
sforzo di interpretazione ( per questo è utile l’ausilio di guide cartacee,
multimediali o in carne e ossa).
Risolto
questo sforzo, la mente prova soddisfazione per il raggiungimento di un
risultato e questo stimolo positivo verrà sempre associato a quell’opera
d’arte.
Del resto
la complessità può essere caratteristica di un rapporto amoroso.
Si può
certamente apprezzare una persona per la sua bellezza o per qualche
caratteristica speciale (essere fan di Usain Bolt per le sue performance atletiche
o di Katy Perry per le sue canzoni oltre che per la sua avvenenza), ma si ama
una persona nella sua completezza e complessità, cosa difficile da cogliere
attraverso i media.
Confrontarsi
con un opera d’arte costringe a mettersi in relazione con l’autore, abbattendo
la distanza temporale tra lui e noi. Interazione che è tanto più importante
quanto più lo è l’opera che stiamo ammirando. In questi casi è come se si
svelasse la complessità del pensiero dell’artista, come se si mostrasse senza
pelle, senza protezioni. E si resta sgomenti di fronte a tanta grandezza.
Lo ho provato qualche anno fa al cospetto della Nike di Samotracia, o di
Amore e Psiche di Antonio Canova, lo ho provato poche settimane fa nella basilica
della Sagrada Familia. Essa si apre ai nostri occhi come un vero e proprio
faro, un enorme rappresentazione del
mondo esteriore a spiegazione del mondo interiore, spirituale.
Ci si sente avvolti, protetti dalle linee ardite e complesse delle
colonne e delle volte, sorpresi dalle geometrie insolite, ma allo stesso tempo
proiettati nel mondo, collegati con tutti gli uomini della terra mediante i
grandi flussi di luce che invadono gli spazi interni, si espandono
rimbalzando sulle pareti, sugli archi, frangendosi sulle cortine e sui
cordoli, riflettendosi sulle ceramiche.
E tutto questo è specchio del pensiero profondo dell’architetto Antoni
Gaudì, che è stato in grado di renderlo universale attraverso un linguaggio
comprensibile a tutti.
Esporsi alla bellezza moltiplica
la nostra percezione, espande i limiti della nostra coscienza oltre che
della conoscenza, trasforma le informazioni in emozioni. Sta a noi alimentare
questa percezione e farne strumento utile nel vivere quotidiano.
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