Mi capita sovente, specialmente quando parlo del Progetto Madreselva, di ribadire il fatto che più che la Storia, quella che muove i destini del mondo, che ne segna progressi e sconfitte, mi interessano le storie, quelle degli uomini semplici, anche mediocri, che nel quotidiano cercano di rendere concreto il proprio destino, costruendolo anche a dispetto dei grandi movimenti che la Storia fa.
Pertanto non è corretto dire, a proposito di personaggi del calibro di Cesare, Alessandro Magno, Napoleone, Hitler, che hanno fatto la Storia, perché ogni uomo, a prescindere dal suo stato, dal suo censo, dalla sua età, realizza un pezzo di storia.
E la Storia dei piccoli è scrigno di storie.
Pertanto plaudo agli sforzi che associazioni, gruppi, singoli fanno per mantenere viva la storia di un territorio, di una città, di persone che hanno intracciato le loro vite con quelle di altri.
Di grande utilità per il mio progetto sono i documenti pubblicati dal Centro Storico Culturale Valle Brembana "Felice Riceputi" una associazione che da quasi vent'anni promuove la ricerca storica delle valli orobiche. Un grande lavoro di volontariato che tiene viva la memoria di luoghi dalle antiche radici.
Tra gli amici, mi piace citare uno che è rimasto nel cuore di molti cernuschesi, anche ora che da molti decenni, è pientino al 100%. Antonio Mammana da tempo raccoglie testimonianze sul passato rurale della val d'Orcia, legando in questo modo a filo doppio il presente con la storia della propria terra.
Più vicino a casa c'è Sergio Pozzi, appassionato fotografo, che ha congelato innumerevoli attimi di vita nelle fotografie. Da tempo raccoglie e pubblica selezioni di immagini che identificano momenti storici visti "dal basso", dalle esperienze di donne e uomini. Sono volumi importanti, nel contenuto e nel numero di immagini, che portano i più nostalgici a commuoversi, i figli a sorprendersi per come erano giovani i propri genitori, e i nipoti a stupirsi per come fosse diversa la realtà, i luoghi, le persone che oggi stanno vivendo loro.
"Figli di nessuno" è il suo ultimo lavoro, realizzato insieme all'amico Lucio Assi. Una carrellata di lettere scambiatesi tra amici, ragazzi dell'oratorio all'epoca dei loro vent'anni ( gli anni intorno al 1967), accompagnate da molti documenti di vario tipo e tanto, tanto materiale fotografico.
E se possiamo perdonare a Sergio e Lucio un certo affastellamento di contenuti, che qualche volta non facilita la lettura, e sottointesi comprensibili solo a chi ha vissuto quanto si sta narrando, resta il valore assoluto di un lavoro utile alle generazioni che verranno.
Mi immagino i giovani fra un decennio, rovistando negli armadi della Segreteria SACER, imbattersi in un libro del Sergio e ammirare, tra lo stupore e la curiosità, i giovani di allora, quelli che senza troppo clamore hanno fatto la storia del nostro oratorio, della nostra città.