Pubblicare un libro non e` propriamente una operazione facile. Non dal punto di vista dell'edizione, cioe` della creazione del prodotto fisico: oggi con gli strumenti di print-on-demand, i vari editori a pagamento ( basta che non ti freghino ... ) e l'e-book, ognuno puo` crearsi il personale libricino da distribuire, regalare o vendere alla propria rete di amici e conoscenti - come ho gia` fatto io per i due precedenti volumi,
Alta Via e
Alla ricerca dei Draghi, del resto.
Piuttosto la difficolta` sta nel mettersi in gioco. Nel mostrare ai potenziali lettori un pezzo della propria anima sotto forma di parole scritte. E scritte possibilmente al meglio delle proprie capacita`, perche` i lettori sono giudici severi, esclusa la mamma, la suocera e pochi altri parenti, anche se ti blandiscono con complimenti e pacche sulle spalle, in realta` scandiscono parola per parola con il recondito scopo di trovare il fallo, la smagliatura della trama , per poi rinfacciartelo.
Ma soprattutto scrivere e` una forma di comunicazione, nella quale e` importante sia la sintassi che la semantica. E se non hai cose da dire, lo si capisce subito: la narrazione diventa povera di pathos, si gira intorno alle figure retoriche, alle situazioni simili a mille altre lette nei romanzi di genere.
Quindi ogni paragrafo dovra` essere meditato, limato dell'asprezza della prima stesura, adattato come una tessera di puzzle a comporre la figura intera, analizzato nella forma e nella sostanza. Un lavoro duro, che richiede concentrazione e tempo.
Perche` allora, a meno di un anno dall'uscita di
Alla ricerca dei Draghi, mi presento con una nuova pubblicazione?
Per due motivi:
1) Quando si e` profilato all'orizzonte il Demolition Day, l'apertura dei cantieri e la effettiva concretizzazione del nuovo corso dell'oratorio, qualcuno ha proposto idee quantomeno folcloristiche per il reperimento di fondi. Allora ho pensato a come avrei potuto contribuire, magari dando in cambio qualcosa che valesse un po' di piu` di un semplice souvenir;
2) Avevo per le mani alcuni racconti che non avevano trovato spazio nell'ultima raccolta. Parlano dell'uomo e del suo rapporto con Dio. Qualche pagina di queste mi era stata piu` volte richiesta.
Ecco dunque "Le scale della casa del prete" che a dispetto del nome, non racconta le avventure di un tempo che fu, ma serve da trampolino di lancio per aspirare a qualcosa di piu` Alto.
Chiaro che essendo l'oratorio luogo prediletto per la crescita sociale e spirituale dei giovani, unire lo scopo e il contenuto mi e` parso il modo piu` naturale per rendere omaggio al luogo, in forte trasformazione, agli amici, con i quali si e` cresciuti, alle future generazioni, nostra luce e speranza.