Raggio di luce.
La pareti grigio-azzurre dell’ufficio non erano certo fonte di ispirazione, men che meno i divisori denim chiaro, nonostante il preteso effetto riposante. Si concentro` sulla parete di fronte a lui, ricolma di biglietti, post-it, un calendario aggiornato al mese precedente, una serie di disegni dei figli. Nulla che lo aiutasse.
Poso` l’ennesima copia di Quantum Electronics con un sospiro.
Aveva sfogliato una cinquantina di riviste, ora ne aveva abbastanza. Tanti gli spunti interessanti, ma o erano idee gia` sviluppate o non pertinenti con le competenze del suo gruppo: la soluzione la doveva trovare altrove.
Si alzo` spostandosi verso la finestra. Il verde reso brillante dalla pioggia recente toccava dalle cime dei filari di pioppi la gonfia evoluzione delle ultime nubi, che si affastellavano verso l’orizzonte. Parevano spinte da una forza caotica, che ora le spingeva le une accanto alle altre, ora le organizzava in greggi ordinati. Profili in continuo, lento movimento segnavano il confine tra il temporale e il sereno. Un confine tra caos e ordine.
Forse i paradigmi della teoria del caos lo avrebbero aiutato. Eventi catastrofici che stimolano l’evoluzione di un sistema. All’orizzonte una fila di nuvole scure disegnava un motivo quasi regolare. Un lampo superstite sbianco` una nuvola. Forse l’energia....
C’era poco da fantasticare: dovevano trovare una nuova idea, ne andava del futuro del gruppo, forse dell’intera azienda. E doveva essere una idea dirompente, non un semplice aggiustamento, un miglioramento di qualcosa che gia` esisteva. Per questo c’erano gia` i cinesi.
Ma al momento, i pensieri si muovevano nella sua mente come le nuvole mutaforma all’orizzonte.
Decise che si sarebbe schiarito le idee facendo una passeggiata.
I colleghi, arrabattati in un progetto tampone tanto astruso quanto inutile, lo osservarono distratti attraversare gli open-space a testa bassa. Non ne erano stupiti, anzi quasi sollevati. Conoscevano l’uomo per i suoi lampi di genio, per le idee che improvvisamente scaturivano come dal nulla, per la tenacia con cui inseguiva un sogno sino al successo o all’evidente impossibilita` di realizzarlo.
Attraverso` il corridoio cercando di non pensare a nulla di quello che aveva letto o su cui aveva lavorato negli ultimi anni. Sapeva che sgombrare la mente era il primo passo per far scaturire nuove idee.
Scese le scale velocemente, come era solito fare. Ma forse per una piega nella moquette che le rivestiva, forse per lo sguardo distratto a ricercare punti di interesse o di ispirazione, all’improvviso, sul finire della seconda rampa, il suo piede non incontro` il gradino.
In un lampo, i sensi ripresero il controllo del corpo, una scarica di adrenalina risveglio` la mente , il braccio si appoggio` al corrimano e piedi ripresero il controllo della terra. Stette un secondo in una posizione innaturale, si guardo` intorno per verificare di non essere stato involontario protagonista di una scenetta comica, poi riprese lentamente a scendere.
Mentre scendeva misurava i passi, tastando i gradini, e nello stesso momento meditava sull’accaduto.
Aveva perso per un attimo il coordinamento del corpo, che pero` aveva subito recuperato, grazie al suo senso dell’equilibrio.
Ma come funzionava, nel corpo, il senso dell’equilibrio? Riando` alle nozioni imparate a scuola. C’e` l’orecchio interno, e li` dentro i canali semicircolari, con i recettori di movimento … insomma un sistema in grado di dare al cervello indicazioni sulla posizione del corpo nello spazio, rispetto al sistema gravitazionale della Terra.
Mentre lentamente camminava intorno all’edificio, illuminato dal sole radente, lascio` che la sua mente vagasse intorno al concetto di ’equilibrio.
Si blocco`, quasi accecato da un raggio di sole.
E perche` non replicare il sensore di equilibrio, o di movimento, basandolo su semiconduttori?
Avere un dispositivo che potesse indicare la posizione rispetto al suolo, o il suo movimento, avrebbe potuto migliorare l’utilizzo di molti strumenti, e magari rendere piu` facile la vita delle persone. E avrebbe dato senso al lavoro del suo gruppo.
Torno` di corsa in ufficio. Chiamo` un paio di suoi collaboratori ed espose le sue idee.
Ne scaturi` un brainstorming che lo galvanizzo`. Si sviscerarono concetti di meccanica, fisica dei materiali, autovettori e momenti angolari, tecniche di deposizione e di lamatura. Si intravidero possibili applicazioni e si rallento` l’entusiasmo all’affacciarsi dei problemi tecnici.
Erano tanti da risolvere, e avrebbe dovuto convincere i suoi capi, pure.
Non era sicuro di quello che avrebbe fatto in seguito. Ma avrebbe escogitato qualcosa.
Loris G. Navoni