La prima idea che mi feci di un calcolatore fu simile a quelle vignette che ancora circolano dove il "cervellone" viene rappresentato come un gigantesco armadio tutto luci e pulsanti, con un sistema di interfaccia che si limita ad una striscia di carta stampata in continuo. Era la seconda metà degli anni settanta, poca era la tecnologia che si poteva portare su un normale tavolo da lavoro. Avevo visto a scuola due Olivetti, il P652, per la programmazione assembler, e il P6060, per scrivere programmi in Basic. MA mi parevano poco piu` che strumenti didattici. Chi mi accolse nel primo posto di lavoro, in una direzione assicurativa, fu proprio l' IBM 4341, mainframe che riempiva più di una stanza, e che ancora per partire necessitava di una sequenza di tasti premuti e verifica dell'accensione delle luci. A tale compito era destinato un sistemista che appariva agli occhi di noi semplici operatori come il Guru Assoluto.
Anche il tempo macchina era gestito da un ufficio di "schedulatori" che cercavano di ottimizzarne le risorse, quello che oggi fa il sistema operativo.
In quel contesto le possibili evoluzioni dei computer portavano a profetizzare, con buon anticipo rispetto a Ray Kurzweil, la singolarita` tecnologica e il prevalere dei computer sull'uomo. Ci si spinge oltre, sino ad immaginare un supercomputer in grado di diventare Dio ( F.Brown , La risposta, 1954 ).
L'avvento dei computer portatili, poi addirittura tascabili ( gli smartphone ) hanno modificato la percezione di cosa sia un computer. E` diventato un oggetto ludico, uno status symbol, uno strumento di comunicazione, una finestra sul mondo 'altro' popolato da persone virtuali che danno il meglio ( o il peggio) di se` attraverso click di mouse su "Mi piace - Commenta - Condividi"
Ma ci si dimentica che a fare la differenza non sono solo i computer cosi` diffusi tra la gente. Essi agiscono come terminali. Intelligenti, ma terminali. Dietro di essi ci sono i grandi data center dei colossi social: Facebook, Google, Twitter, Linkedin, Pinterest, etc.
La conoscenza del mondo, pur apparendo a nostra disposizione con un solo tocco delle dita, appartiene a loro, racchiusa nei giganteschi mainframe intimamente connessi con l'intero tessuto culturale e produttivo del pianeta. Non puo` essere che un giorno essi si destino, in un impeto di autocoscienza, e resisi conto della loro potenza non provino una irrefrenabile ambizione di divenire Dio?
Ciao Loris,
RispondiEliminaanzitutto un caro saluto a te, alla tua famiglia, alla mamma, a Fabio ( tra l'altro proprio questa notte ho sognato di avere proprio con lui un colloquio telefonico...) e alla sua famiglia.
purtroppo ho dato una lettura veloce ai tuoi ultimi blog. Sono molto interessanti e mi prometto di approfondirli durante queste vacanze e di commentarli.
A proposito: lo sai che Giovanni si sposa il 25 di agosto?
E poi...chi ti ha dato questa splendida foto della val d'Orcia con Montertine che assomiglia alla schiena di un dinosauro , Terrapille con la strada a sterro del Gladiatore e il monte Amiata che si staglia lontan???
Quando ritorni qui a Pienza??? Un forte abbraccio e un saluto da Genni.