Infatti ad un programmatore è richiesto di manipolare informazioni, verificarne gli stati e in base ad essi e ad altre informazioni modificarle ulteriormente.
E' solo leggendo Mente e Cervello del maggio 2015 che realizzo che in fondo, leggere codici di programmazione non è così lontano dal leggere un quotidiano.
Certo, a chi non conosce il linguaggio con cui è scritto un determinato programma, una sequenza come la seguente (tratta dalla pagina del BASIC di Wikipedia) sarebbe del tutto incomprensibile:
10 INPUT "Come ti chiami: ", U$ 20 PRINT "Ciao "; U$ 30 INPUT "Quante stelle vuoi: ", N 40 S$ = "" 50 FOR I = 1 TO N 60 S$ = S$ + "*" 70 NEXT I 80 PRINT S$ 90 INPUT "Vuoi altre stelle? ", A$ 100 IF LEN(A$) = 0 THEN GOTO 90 110 A$ = LEFT$(A$, 1) 120 IF A$ = "S" OR A$ = "s" THEN GOTO 30 130 PRINT "Arrivederci "; U$ 140 END
anche se, a ben guardare, molti dei costrutti sono piuttosto intuitivi
Nell'interpretazione del codice programma, il cervello attiva le stesse regioni preposte per la lettura e comprensione dei testi. Quasi che il ruolo del programmatore sia un po' più umanistico che matematico. Più di quanto appaia almeno nello stereotipo corrente.
Questo è tanto più vero quanto la programmazione si astrae dalle costrizioni dovute all'hardware a cui si riferisce ( ad esempio la gestione della memoria di lavoro del programma) o si dedica ad applicazioni dedicate all'interazione con utenti umani, quali il disegno di una interfaccia o la produzione di pagine web.
E' quello che verifico ogni giorno, empiricamente.
Peraltro, riflettevo, sempre grazie a "Mente e Cervello", che esiste un altro tipo di linguaggio, afferente di più alla sfera emotiva che a quella logica. Quello della musica. Anche in questo caso, una serie di codifiche sono necessarie, comprensibili solo agli "iniziati", e anche in questo caso di complessità crescente. Perchè se quasi tutti quelli che hanno fatto un po' di musica nelle scuole dell'obbligo sono in grado di interpretare la musica codificata in questo spartito:
lo stesso non si potrebbe dire per questo, un poco più difficile da eseguire.
io ad esempio ne riconosco la linea melodica ( è la Quinta di Beethoven), ma tutto quanto è scritto sul rigo inferiore in chiave di basso è al di fuori della mia comprensione,
In ultimo, nella mia lettura saltuaria ( non solo nel senso che non lo leggo in modo continuo - qualche volta nelle pause pranzo - ma anche che salto molte delle pagine descrittive, un po' troppo noiose per i miei gusti ) de "I Miserabili" di Hugo, sono incappato in una prolusione che l'autore fa sui gerghi. Partendo da quello malavitoso, dal contesto narrativo nel quale ha immerso il lettore, Hugo passa poi ad elencare i gerghi che affollano la vita umana. In pratica ogni gruppo umano è produttore e gestore di un gergo, un dialetto, uno slang nel quale si usano metafore, si inventano parole, si usano frasi dal significato esplicito per indicare concetti che devono restare segreti.
Siamo immersi in una realtà fatta di linguaggi, non necessariamente verbali, che ci costringono a passare repentinamente, nell'arco della nostra giornata, da una notazione all'altra, da una codifica ad un altra.
Un esempio di linguaggio non verbale |
Emoji, i nuovi arrivati nella comunicazione internet |
L'avvento di Internet, oltre ai linguaggi ingegneristici, ha portato una miriade di convenzioni, codici, simbolismi.Siamo in grado di comprenderli? Molti di essi sono recenti, molti altri in continua evoluzione. Entrano prepotentemente nelle nostre conversazioni. Richiedono uno sforzo ulteriore di comprensione. Richiedono che non ci si adagi nella presunzione di sapere interpretare il mondo che ci circonda esclusivamente con il nostro limitato bagaglio culturale.
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