Amiamo le montagne. Ma
alle cime preferiamo le valli.
Salire una vetta è una
sfida, un confronto con le difficoltà della natura e una misurazione dei propri
limiti fisici.
Salire è una ricerca,
un’ascesi spirituale, una porta a una dimensione aliena rispetto al quotidiano,
che si apre all’universo, che si esprime nelle guglie di roccia e
ghiaccio, estreme propaggini della Terra
proiettate verso lo spazio esterno.
“Le rocce delle montagne
di fronte luccicano di luce violenta.
Si direbbero fatte
d’acciaio, come lame di spade conficcate nella terra.
Un punto nel cielo, forse
un’aquila.
Il cielo è proprio
azzurro, quassù.
Niente a vedere con il
pallido della pianura.”
(autocitazione : Alta
Via, racconti verso l’Alto )
Ma alla base dei giganti
di pietra si dipana una ragnatela di solchi scavati, che tagliano la terra nei
modi più disparati, che mostrano anfratti, spiazzi, ampi declivi, ripidi
versanti boscosi, praterie ondulate.
“Le valli sono rughe
sulla faccia della Terra,
scavate da ghiacciai e
torrenti, grandi e inarrestabili scultori.
Come solchi umani […]
rivelano i caratteri della gente,
emozioni e scontri
infiniti, che si perdono negli anni.”
(cit. Carlo Grande, Terre
Alte, Ponte alle Grazie, 2008)
Se gli incontri tra chi
si avventura sulle vette sono brevi,
intensi, improntati alla solidarietà di chi come noi affronta il rischio
di mettere in gioco tutto di sé, persino la propria sicurezza, nelle valli si
incontra il lavoro, il vivere quotidiano, la sfida a lungo termine del sopravvivere,
e se possibile prosperare, in un ambiente per alcuni aspetti ricco, per altri
avaro e aspro.
La valle protegge, nasconde. Racchiude, accoglie, si allarga ad abbracciare il cielo, si corona di luce all'alba e al tramonto.
La valle protegge, nasconde. Racchiude, accoglie, si allarga ad abbracciare il cielo, si corona di luce all'alba e al tramonto.
🌙
Risaliamo la valle. Dopo un'ora scarsa di auto giungiamo oltre la Goggia, dove la valle diventa Alta.
Il paesaggio, nonostante siano il terra d'ombra e il castano i colori dominanti, offre a sprazzi lampi di oro, quando qualche raggio di sole colpisce boschetti di larici o filari di siepi.
Oltrepassiamo l'ultima lunga galleria, che buca uno sperone che ostruisce parzialmente la valle, e usciamo dalla parte opposta, nella piana dove il Brembo di Carona mescola le sue acque con il Brembo di Mezzoldo. Pare di essere usciti dall'armadio di Narnia, di aver attraversato il ponte per Terabythia. Un paesaggio inusuale, almeno per noi.Il paesaggio, nonostante siano il terra d'ombra e il castano i colori dominanti, offre a sprazzi lampi di oro, quando qualche raggio di sole colpisce boschetti di larici o filari di siepi.
Tutto è imbiancato da una coltre di neve, sulle foreste di abeti pare sia stato steso un tessuto piè de poul. Fili bianchi e e neri a tessere arabeschi sulle gobbe antiche che si fondono per formare il letto del torrente fumante.
La neve scende ancora e scenderà tutta la notte.
Il mattino dopo il sole ritardatario sfolgora sulle superfici vetrose della neve ghiacciata, sulle stalattiti a mille sui bordi rocciosi delle strade, sulla polvere d'argento che mossa dal vento, si libera dai rami degli alberi.
Nei giorni che seguono facciamo esperienza di fondo, di wellness e di cene accanto al camino nel più bel agriturismo della valle, altre volte abbiamo ciaspolato, esplorato angoli semisconosciuti, passeggiato in borghi dove il selciato rimanda l'eco delle migliaia di calzari che lo hanno percorso dal Medioevo a oggi, assaporato i sapori della valle, ricevuto accoglienza in rifugi minuscoli, goduto di una cordialità rustica ma sincera.
Ci siamo immersi, oltre che nelle salutari acque delle Terme di San Pellegrino, anche nella atmosfera da Belle Epoque, che ha trasformato questo comune per un breve periodo in un "buon retiro" della società bene italiana.
Non siamo molto lontani dal mondo del business e delle industrie, ma per noi salire in valle è come raggiungere l'Ultima Casa Accogliente
« La sua casa era perfetta, che vi piacesse il cibo, o il sonno, o il lavoro, o i racconti, o il canto, o che preferiste soltanto star seduti a pensare, o anche se amaste una piacevole combinazione di tutte queste cose. In quella valle il male non era mai penetrato » ( J.R.R.Tolkien, Lo Hobbit)
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