Da circa un anno, insieme a Gabriella, ci stiamo dedicando alla pratica dello yoga. Tralasciando tutti gli evidenti benefici psicofisici e mettendo da parte per un attimo il fatto che sia una espressione di religioni e culture orientali , quello che ce lo fa apprezzare è il fatto che sia una disciplina che intende occuparsi di tutti gli aspetti della vita, che vede lo spirito, inteso sia in senso metafisico che come comprensione di sè, in piena connessione con il corpo.
Ho scoperto che il quinto chakra dello yoga, vishuddha , posto accanto alla laringe, che ci permette di parlare, è quello della comunicazione. La parola come veicolo primario della comunicazione.
Siamo uomini non solo per la nostra composizione genetica, ma anche e soprattutto perchè interagiamo con gli altri, lo facciamo sin dalla nascita. Chi rifiuta di comunicare perde parte della sua umanità. Ma per comunicare in modo appropriato è necessario sviluppare modalità comuni a tutti i membri della comunità di appartenenza. Da qui i linguaggi, suoni (e poi simboli, diventati successivamente lettere) che racchiudono un significato comune.
Per vivere, e con-vivere, sono anche indispensabili modalità di comportamento , spesso codificate in riti.
Occorre ritornare al significato di rito. Non abitudine, come spesso viene percepito.
Se pur nati con l'idea di portare un messaggio, sottolineare l'importanza di un evento o di un gesto, piegare l'attenzione verso una buona pratica ( il rito della buonanotte per i bambini, che riallaccia il legame familiare, o il segno di croce per i cristiani, insieme simbolo identificativo e memoria , i riti si sono sclerotizzati, svuotati di significati in parte a causa dell'incapacità delle istituzioni civili e religiose di sostenerli.
In verità essi sono una modalità per guidare il pensiero e l'azione verso uno scopo buono per sè e per gli altri.
Con questa predisposizione, l'aspetto emotivo della comunicazione acquista una valenza positiva che ne rinforza anche la parte di contenuto, rendendolo più efficace.
Sarebbe davvero auspicabile che questa positività emozionale, questa elasticità di pensiero si diffondessero nella società allo stesso modo. Per restituire ai riti i significati dimenticati, alle azioni il giusto peso, alle comunicazioni il giusto equilibrio, alle opinioni gli strumenti adatti affinchè non siano lampi di un pensiero scoordinato, ma attente meditazioni con gli occhi bene aperti sul mondo.
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