lunedì 5 marzo 2018

Dieci cose che ho imparato nell'essere padre

(approssimandosi la festa del papà, mi hanno chiesto una riflessione da pubblicare sul periodico Voce Amica, che qui riporto) 

In questa società liquida dove  i cambiamenti sono repentini, così come i diversi atteggiamenti dei nostri figli, ci viene chiesto di essere padri.
La base granitica su cui si basava la famiglia di cinquant’anni fa si è sgretolata e con gli anni e anche attraverso errori mi sono reso conto che le modalità ereditate dalla nostra educazione familiare a volte sono inutili o controproducenti.
Da queste e altre considerazioni nasce l’elenco, stilato qui sotto,  delle cose che ho imparato nell’essere padre.
  1. Ho imparato ad accogliere. I figli  entrano nella tua vita senza chiedere permesso, riempiono la casa, scombinano abitudini e orari, e quando sono molto piccoli  rilasciano spiacevoli prodotti del loro metabolismo.
  2. Ho imparato la pazienza. Per una qualche legge sulla relatività universale, il tempo di un bambino scorre diversamente dal nostro, e quello di un adolescente pure.
  3. Ho imparato a sciare a quarant’anni con mio figlio Nicolò, a conoscere i balletti di danza classica con Maria Sofia, a rivolgere attenzione allo sport ( basket, judo, persino calcio),  e apprezzare la musica classica e i musicals grazie al talento di Filippo.
  4. Ho imparato a non restare confinato ai gusti musicali e di costume degli anni ottanta, perchè l’arte è evoluzione.
  5. Ho imparato a essere esempio senza pretendere di insegnare.
  6. Ho imparato a essere sostegno senza sostituirsi.
  7. Ho imparato a essere guida senza essere competitivo.
  8. Ho imparato a educare senza imporre propri modelli.
  9. Ho imparato che solo creando legami di coppia, solo con una armonia che non è assenza di conflitti, ma comprensione e volontà di superare le differenze, si può continuare  a crescere come genitori ( un grazie a Gabriella).
  10. Ho imparato a perdere i figli, perchè quando si affacciano alla condizione adulta, tu non sei più davanti a fare la strada, ma dietro, a guardargli le spalle.
“I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
[...]
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.”

Gibran Khalil Gibran


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