mercoledì 7 marzo 2018

Linguaggi, alieni, contesto

Alieno: che appartiene ad altri, estraneo
Nella connotazione di alieno, tanto ha fatto la fantascienza, presentando esseri di mondi lontani, con comportamenti, linguaggi, culture differenti dalle nostre. Ma trattandosi di prodotti umani, gli alieni cinematografici non sono altro che specchi delle nostre culture.


C'è un alto livello di inquinamento rumoroso nei nostri ambienti urbani, che sovrasta  i suoni dei vicini di casa non umani che sono ospitati nei giardini, nei parchi, sui terrazzi.
E se anche  i canti degli uccelli raggiungono i nostri orecchi, sono suoni a noi ignoti, alieni.
Pure sono linguaggi a tutti gli effetti, complessi, tanto che a ciascun verso viene  assegnato un differente verbo.
Il fringuello chioccola, mentre il pappagallo ciangotta. Il passero cinguetta, la tortora tuba ( sempre in coppia, da qui il parallelo con gli amanti), l'usignolo gorgheggia. La cornacchia ci disturba con il suo gracchiare, e si sovrappone al pigolare dello scricciolo o al garrire delle rondini e dei balestrucci. L'anatra starnazza e il falco stride, così come l'aquila, che però si guarda bene dallo scendere sino alla periferia urbana.
La complessità dei messaggi sonori, pur se prodotti da animali dall'intelligenza limitata, è tale che anticamente veniva definita come "Lingua degli Uccelli" un linguaggio mistico, perfetto, a volte di origine divina, solitamente precluso agli uomini o riservato solo a pochi iniziati.


Ho tra le mani un bellissimo erbario , datato 1522. Naturalmente non l'originale, ma una copia anastatica. Vi sono elencate numerose piante, le loro proprietà e caratteristiche. Eleganti immagini, ottima impostazione ,quasi scientifica.



Non capisco quasi nulla di quello che vi è scritto.

E' inequivocabilmente italiano ma ,complice la mia ignoranza anche botanica, oltre che letteraria, una frase che reciti
"Lo genebro sie caldo & secco nel terzo grado: & quando si troua nelle recette si de intender lo frutto"
mi risulta ardo da comprendere.

Il primo scoglio è il tipo di carattere: sono font non più usati, con la s che somiglia alla f , la v assente, sostituita dalla u . Le frasi sono consecutive, senza spazi o a capo.
Ma soprattutto  ho una grave lacuna semantica che mi impedisce di capire cosa significhi "caldo & secco nel terzo grado".

Insomma, se non si riesce a entrare nel contesto storico-culturale in cui questo testo è stato scritto, esso risulta quasi per niente comprensibile.
Un breve transito in rete mi viene in aiuto, e scopro che quei termini arrivano dagli studi di Ippocrate e Galeno sulle qualità degli oggetti naturali, che sono caldo, freddo, secco, umido.

Se avessi voglia di approfondire, potrei studiarmi il pensiero medico antico e quindi sarei in grado di comprendere il testo dell'Erbario.

Dovrei dunque entrare nel contesto.



È il contesto che crea l'informazione.
Prendiamo ad esempio la sequenza di lettere f-i-n-e :

FINE

In italiano esistono almeno ( per non farla troppo lunga) tre significati per questa parola
1) sottile, minuto
2) obiettivo
3) conclusione
se poi lo si legge in un contesto inglese, assume altri significati ancora, quali "bene", "bello".

Il contesto fa la differenza
Non si tratta solo di un tema inerente alla Teoria dell'informazione, nel cui ambito  il contesto  è uno dei fattori che determina la ridondanza ( W. Weaver, Some recent contributions to the Mathematical Theory of Communication,1949, cap. 2). 

Entrare in un contesto significa assorbire l'ambiente, percepire tutte quei piccoli segnali che lo costituiscono.  Senza preconcetti.

Entrare a contatto con una cultura che ci è aliena (fosse anche semplicemente  lontana), assorbirne le abitudini, le regole, ci porta a comprenderne il pensiero, espresso attraverso il linguaggio.   Persino gli etologi, studiando il comportamento delle specie animali, ovvero entrando nel loro contesto, riescono a ricavare i significati portati dal rozzo vocabolario di suoni.
E quello che un tempo era alieno, inizia a diventare familiare.


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