martedì 9 dicembre 2008

Gesù è un bambino

Riporto qui un pezzo scritto tre anni fa per il giornale parrocchiale. Credo possa essere un aiuto per riscoprire un po' l'essenza del Natale. Se volete potete diffonderlo, basta che riportiate anche il nome dell'autore.


Gesù è un bambino

“Cosa stai facendo, papa`?”
“Sto accendendo una candelina per la lanterna sul balcone”
“Perche`?”
“Per fare luce. E` quasi Natale, sta per arrivare Gesù”.
Gesù luce del mondo. Venuto per illuminare le genti. Ma come lo spiego ad un bambino di nemmeno tre anni? Con i bimbi si usano ben altri simboli.
“Accendiamo la lanterna, così Babbo Natale capisce che lo stiamo aspettando.”
La pallida luce della candela scompare quasi nel profluvio di luci della via.
Vista dall'alto, la nostra città appare come una pista d'atterraggio, con gli alberi di natale elettronici come torri di controllo. Se dovessero atterrare degli extraterrestri e chiedessero perchè quei grossi piloni colorati verso il cielo, si sentirebbero rispondere: ma perchè e Natale!
Allora, i viaggiatori di altri mondi capirebbero:” Ah, sono antenne per parlare con Dio! Ma perché vi servono? Non parlate con Dio come noi, nel segreto del vostro cuore?”. E gli uomini resterebbero lì, senza parole.

“Come arriva Gesù? In macchina?”
“No, Gesù nasce, è un bambino piccolo piccolo, molto più di te.”
Piccolo, così piccolo da richiedere tutte le attenzioni, e dare in cambio solo pianti, rigurgiti e pannolini sporchi. Chi lo vuole un bambino piccolo? Bambini, cose da sopportare sino a che non sono pronti per la scuola. Che se non ti sorreggesse la speranza del futuro, getteresti la spugna al primo pianto. Chi li vuole i bambini?

E un bambino giunge nella nostra città. Nel centro della piazza , un minuscolo bambino, dagli occhi neri e la pelle ambrata, fa il girotondo dicendo a tutti “Salaam!”, ma anche Shalom, Eirene, Mir, Pace, Sid, Pokoj, Freide, Axati, Pax, ed altri mille nomi di pace che sono i nomi di Dio.
Ma nessuno lo ascolta.
Pochi si chinano accanto a lui, lo osservano, gli chiedono:”Di chi è questo bambino? Guarda, sembra egiziano. No, è marocchino. Hai bisogno di qualcosa, bimbo? Hai perso la tua mamma?” E discutono tra di loro. “Bisognerebbe chiamare i vigili. Meglio i carabinieri, magari non hanno nemmeno il permesso di soggiorno. Qualcuno telefoni all’assistente sociale. Mio cugino è nella protezione civile, forse…”. Ma nessuno chiama nessuno.
Lo riconoscerei? Penso di no.
Come gli altri, trascinato dalle incombenze di questa festa che persino Babbo Natale fatica a riconoscere come sua, dò una occhiata distratta verso il basso, giusto per non rischiare di dover donare qualche euro a chi elemosina coi bambini al fianco.
Ma mio figlio sì, lui Lo riconosce. Vede quella luce negli occhi scuri. Riconosce in quel figlio di Palestina il figlio di Dio. Mi dice: “Guarda, papà, c’è Gesù”. “No, non è Gesù, è solo un bambino.” Solo un bambino. Chi lo vuole i bambini?
Un Gesù bambino dagli occhi scuri e i vestiti laceri non esiste in nessune presepe. Si dimentica spesso, guardando le pose melense delle statuine, che la nascita di un bimbo è una gioia e un dramma, che il confine tra la vita e la morte comincia ad assottigliarsi proprio quando tutto sembra cominciare. Si dimentica che le sofferenze dell'uomo sono ferite nel cuore di Dio.
E si dimentica che spesso le sofferenze dell’uomo sono causate dall’uomo.
Per questo è venuto al mondo.
Ma manca poco a Natale, e c’è così tanto da fare, tanto da organizzare, cercare, acquistare, incontrare.
Chi lo vuole, allora, un bambino?

Loris G. Navoni

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