Ieri sera, a Persona e città, su RCS 939 , Maurizio e Paolo ci hanno immersi in un mondo surreale, antico ma non troppo, spesso al limite della irriverenza e della volgarità, senza però mai eccedere.
E' il mondo ereditato dai testi di Felice Musazzi, che rivivono con gli eredi naturali (i nuovi Legnanesi) ma anche, con grande onore e professionalità, con i nostri amici.
E' difficile stare seri con loro due, e anche fuori onda le risate sono state abbondanti.
Ma la domanda che nasce, e che ho fatto ai due amici è la seguente: non è anacronistico narrare le vicende di personaggi nati quasi sessant'anni fa ( e come nei migliori fumetti, mai invecchiati ) che vivono le loro avventure tra cortili, beghe di vicinato e avventure strampalate che li portano a confrontarsi con situazioni che noi ci troveremmo ad affrontare con ben altro spirito che quello proposto nei teatri dai "ragazzi" di questa compagnia.
E qui sta il punto, come dice Paolo: le situazioni vissute dalla Madre e dalla Figlia ( c'è un accordo con i Legnanesi originali per rispettare il "copyright" dei nomi al di fuori del palcoscenico ma, insomma, stiamo parlando della Teresa e della Mabilia ) sono specchio del nostro quotidiano, fanno parte del vissuto quotidiano di tutti noi.
La Madre assume il ruolo di grillo parlante, mentre la Figlia esplicita tutte le aspirazioni segrete che una eterna adolescente senza testa può avere.
L'altro nodo da sciogliere è la tradizione. Spesso sono critico sul mantenimento della tradizione tout court, fine a se stessa : se si perpetua qualcosa perchè si è sempre fatto così, non ha molto senso. E nemmeno credo alla tesi ( filo-leghista ) del mantenimento dell'identità padana ( ma più corretto dire insubre ). Penso invece che il valore aggiunto venga portato dal confronto e dal compenetrarsi tra le culture.
Ma un albero si sviluppa bene, lancia i suoi rami verso il cielo solo se ha radici profonde. E queste radici affondano, nel nostro territorio, nella nostra storia, in donne come la Teresa.
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