martedì 24 febbraio 2009

Ancora sul fotovoltaico e sulla complessità delle cose

Nel mio post precedente ho fatto alcune considerazioni in base a dati assolutamente approssimativi: ora rimedio.

Riporto da Wikipedia:

Secondo altri studi (effettuati nel 2004), per coprire il consumo energetico elettrico italiano sarebbero necessari 1.861 km² (supponendo 1500 ore di insolazione all'anno che generi la potenza di picco e 8 per Kwp).

La superficie totale italiana è pari a 301.171 km², quindi servirebbe coprire lo 0,6% della superficie italiana per fare fronte al consumo elettrico nazionale. Considerando una superficie agricola utile di 13 milioni di ettari, si dovrebbe quindi coprire con campi fotovoltaici una superficie pari all'1,4% dei terreni agricoli."

Ed ecco alcuni dati sull'efficenza energetica ( clicca sull'immagine per vedere in dettaglio- fonte: EU PV Technology platform: "A Strategic Research Agenda, June 2007 ):


basterebbero questi dati per dare alla ricerca fotovoltaico il posto che merita.
Siamo poi in buona compagnia se un economista visionario come Jeremy Rifkin prevede che :
La terza rivoluzione industriale comporta una nuova era di capitalismo allargato, in virtù del quale milioni di proprietari di casa e di aziende esistenti e nuove diventeranno produttori di energia. ( si legga qui l'intero articolo )

Insomma, a guardare questi qui sopra, che non sono altro che alcuni esempi, ci sono buone prospettive per un sviluppo rispettoso dell'ambiente e della salute , purchè vi sia la volontà politica per perseguire gli obiettivi giusti.

E qui giungo alla seconda parte del mio commento, che ho già fatto nei post precedenti, ma ... repetita juvant: è molto più semplice, più confortevole ( a causa del senso di appartenenza al branco che si sviluppa ) schierarsi tout court da una parte della barricata.
E' apparentemente più conveniente trovare soluzioni che mantengano lo status quo, che non implichino un rimescolamento del proprio modo di vivere e di pensare, che non obblighino a prendere coscienza della propria presenza su questo pianeta.

Tutto questo è la scelta del nucleare.
E' rimandare la ricerca di una soluzione in un futuro imperfetto.
E' mettere la polvere sotto il tappeto, solo che questa polvere è radioattiva.

Invece dobbiamo comprendere che non esiste più ( non è mai esistita, ma perlomeno nel passato - parecchi secoli fa- i danni collaterali erano limitati e locali ) la soluzione che "lava via anche la stanchezza" ( claim pubblicitario di un bagno schiuma di qualche decennio fa).
Problematiche complesse richiedono risposte adeguate, che si danno solo se si è consapevoli di quello che si va ad affrontare.

L'opzione nucleare non è di per sè il male assoluto. Solo che al rischio, pur minimo, di incidente corrisponde un livello di pericolosità altissimo, catastrofico. Per contro nelle energie rinnovabili il rischio di incidente può anche essere alto, perchè al più si ha un non funzionamento dell'impianto ( alla peggio un debole e locale inquinamento , penso ala fuoriuscita di liquido da qualche tipo di circuito di scambio ).
Queste valutazioni devono essere fatte, rese pubbliche, discusse. Ragionare solo in base all'importo sulla bolletta e ai proclami dei potenti alla televisione può non essere sufficiente. E rischioso.

1 commento:

  1. "E' mettere la polvere sotto il tappeto, solo che questa polvere è radioattiva." questa frase te la ruberò, kuda

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Appunti
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